Davide Bifolco, parla l’infermiere: “Il proiettile è uscito in basso”. Ucciso mentre era a terra?
Davide Bifolco era in piedi e provava a scappare o era a terra, inerme, quando il colpo di pistola gli ha fermato la vita? Questa è una domanda molto importante, alla quale chi indaga dovrà dare una risposta. E' un discrimine fondamentale. La sua famiglia, intanto, ha diffuso su Facebook le drammatiche foto del cadavere, dove si vede chiaramente il foro sul petto. Da lì è entrato il colpo fatale. Fanpage.it ha intervistato un infermiere che è voluto restare anonimo, ma che era presente all'arrivo del ragazzo presso l'ospedale San Paolo di Napoli, nella notte tra il 4 e il 5 Settembre scorso. Le sue parole dovranno essere confrontate con le perizie e con le testimonianze dei militari ma, qualora fossero confermate, aggiungerebbero particolari di rilievo.
"Davide era già morto" – "Il ragazzo è giunto già cadavere – conferma ai nostri microfoni – Erano le tre meno un quarto più o meno, quando è arrivato. Abbiamo fatto i primi soccorsi ma era già deceduto. Mentre mettevamo l'ossigeno e cercavamo di prendere una vena il rianimatore ci ha confermato quanto a noi sembrava già chiaro".
Il foro del proiettile dietro la schiena: Davide era a terra? – In seguito, racconta l'infermiere, "abbiamo verificato che c'era il foro d'entrata e il foro d'uscita del proiettile". Il foro d'entrata, come testimoniato anche dalle terribili foto scattate dopo la morte, è "all'altezza del torace". Il foro di uscita, invece, in "basso schiena, sotto le costole", dichiara il nostro interlocutore. E poi, un altro collega aggiunge una inquietante deduzione, confermata dall'infermiere che era presente quella notte: "Se c'è un foro all'altezza del torace ed esce qua dietro (fa segno dietro le costole, ndr) vuol dire che il ragazzo era a terra, era abbassato". Seguendo il filo di questo discorso, dunque, le conclusioni sono terribili: Davide non stava scappando, quando è stato ucciso. "I colleghi mi hanno riferito – aggiunge – che era già morto quando erano arrivati (sul posto, ndr)". E perché lo hanno prelevato, se era già morto? "Non so perché l'abbiano prelevato e portato in ospedale", ribatte il nostro interlocutore. Su questo punto, però, il discorso non è molto chiaro. L'infermiere aggiunge: "Generalmente si porta in ospedale, anche per provare, quando si muore, si muore". Ma i carabinieri hanno detto di portarlo in ospedale? "E certo".
Dubbi sulla presenza delle manette – "E' giunto senza manette – ricorda il nostro interlocutore – ma bisognerebbe verificarla perché non ero proprio io presente quando è arrivato". L'infermiere non si esprime su eventuali segni da manette, "non è una cosa che compete a noi, soprattutto in una situazione di emergenza non guardiamo queste cose". E su gli altri segni, l'infermiere non ne ricorda, ma le foto postate dalla famiglia su Facebook fanno invece notare la presenza di alcuni segni sul petto.