Dario Fo contro Benigni: “È imbarazzante. Ha annullato tutto quello che ha fatto per anni”
"Benigni ha annullato tutto quello che ha fatto per anni": a parlare è Dario Fo, nel corso della prima puntata della nuova edizione di "Reputescion", il programma condotto da Andrea Scanzi, andato in onda giovedì 18 febbraio alle ore 22 su La3. Il premio Nobel ha usato parole dure contro il premio Oscar, per il quale in passato aveva invece riservato parole di profonda stima. Nel corso dell'intervista Dario Fo ha risposto con incisività e una critica per nulla velata ad una domanda che forse molti di noi si pongono da tempo: Benigni ha abiurato al ruolo del satirico o è semplicemente cambiato, non più ribelle come era un tempo?
Queste le parole di Fo:
Per Roberto Benigni ho avuto sempre un grosso affetto e stima, soltanto che ultimamente mi ha un po' sorpreso questa facilità a mettersi in condizione di non poterlo più seguire. Dice e stradice un concetto e poi lo brucia, lo contamina, ti mette in imbarazzo perché conoscendolo dall'origine è molto cambiato. È spietato verso se stesso, perché annulla quello che fatto per anni. Si adatta al meglio che può ricavare da un atteggiamento o da una definizione politica o sociale.
E pensare che nel 1991, proprio Dario Fo si lanciava in una vera e propria dichiarazione d'amore nei confronti del comico toscano: "Caro Roberto, ebbene sì, lo confesso: io ti amo". In un articolo su Benigni, consultabile integralmente sull'archivio Franca Rame Dario Fo, in cui elogiava la sua comicità e la sua "capacità di andare oltre misura". Benigni, diceva un Fo entusiasta, aveva
la facoltà che pochi hanno di bloccare l'attenzione della gente…senza apparire…di sottecchi…controtempo…e contro ogni logica…la logica dell'illogica. Questa la forza del tuo sproloquiare assurdo e reale al tempo stesso. Caro Roberto, con la tua smisurata capacità di andare oltre, oltre misura, oltre le regole, oltre il perbenismo di facciata, tu hai dato grande dignità al lavoro del comico. E te ne dobbiamo essere tutti molto grati.
In uno studio sul metafisico in teatro, Benigni meriterebbe senz'altro il primo capitolo, diceva il Maestro. Negli anni, questa prospettiva è molto cambiata. Come molto è cambiato lo stesso Benigni, come dare torto a Dario Fo?
Gli anni del "Roberto ti amo" d'altra parte erano quelli di un Benigni famosissimo presso il grande pubblico con i successi de "Il piccolo Diavolo" e "Johnny Stecchino", dopo una collaborazione e un sodalizio artistico destinato a rimanere nella storia, quello con Massimo Troisi in "Non ci resta che piangere". Erano gli anni dell'eterea recitazione in "La voce della luna" di Federico Fellini. E non c'è bisogno di ricordare "Il papocchio" e "Berlinguer ti voglio bene". Per citare solo una piccola parte (strettamente cinematografica) di quello che era Benigni.
In tv c'era chi lo giudicava divertente e chi grottesco, ma il nome di Roberto Benigni, pur dividendo l'opinione pubblica, è sempre stato, fino ad oggi, il simbolo di quella comicità sferzante ed imprevedibile, dunque incensurabile, che fece dire proprio a Fo "Grazie, Roberto". Probabilmente sono anche i tempi ad essere cambiati: una comicità del genere, profondamente intelligente nella sua provocatoria blasfemia intellettuale, è difficile da difendere senza difficoltà. Ma è appunto questo che forse lascia stupito Fo (e tutti noi): un comico, nell'accezione più alta del termine, è giusto che scenda a patti con se stesso pur di stare dietro ai tempi che cambiano? Non è proprio della sua funzione l'andare contro corrente a tutti i costi?