Daniela Santanché condannata per la protesta anti burqa
Daniela Santanché è stata condannata a 4 giorni di arresto e 100 euro di ammenda per aver organizzato senza autorizzazione la manifestazione anti burqa nel 2009 durante la preghiera di fine Ramandan (era il 20 settembre). La pena è stato poi convertita in 1100 euro di multa. Sanzione di 2.500 euro di multa anche per Ahmed El Badry, l'egiziano che quel giorno aggredì la parlamentare durante un alterco, sferrandole un pugno nello sterno. La Santanché infatti era coinvolta nel processo sia nella veste di imputata, che in quella parte offesa. Il giudice ha disposto anche un risarcimento di diecimila euro nei suoi confronti da parte dell'egiziano.
Il 20 settembre 2009 Daniela Santanché inscenò la protesta assieme a una ventina di attivisti insistendo con un poliziotto perché obbligasse le donne musulmane che entravano all'interno della Fabbrica del Vapore, edificio dove si tenevano i festeggiamenti, a scoprirsi il volto. L'idea della parlamentare provocò la reazione di alcuni uomini della comunità islamica. Tra loro c'era appunto El Badry, oggi condannato per quell'aggressione. Secondo il vice procuratore onorario Francesca Roccia, la donna va condannata perché la manifestazione di quel giorno non era un'iniziativa personale, ma una vera e propria protesta a cui avevano partecipato "persone riunite con il medesimo intento: manifestare contro l'uso da parte di persone musulmane del velo che copre il volto, facendo riferimento a una legge risalente agli anni Settanta che dice che non si può andare in giro con il volto coperto".