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Dall’OCSE altra mazzata per l’Italia: PIL negativo per il 2019, -0,2%

L’OCSE,l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, rivede al ribasso le stime di crescita dell’Italia e dell’intera Eurozona: secondo l’Interim Economic Outlook presentato a in queste ore, il Prodotto interno lordo nel 2019 scenderà dello 0,2%, per poi risalire dello 0,5% nel 2020.
A cura di Redazione
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L’OCSE ha nuovamente confermato la fase di recessione del nostro Paese, abbassando ulteriormente le stime di crescita, peraltro in un contesto di crescita debole dell’intera eurozona. Secondo l’Interim Economic Outlook presentato oggi a Parigi, infatti, il prodotto interno lordo dell’Italia è destinato a calare dello 0,2% nel 2019, per poi risalire a +0,5% nel 2020. Solo ieri ISTAT aveva confermato la recessione tecnica, ma correggendo in rialzo il dato congiunturale del quarto trimestre 2018, che passa da -0,2% a -0,1%. Si tratta, dunque, di stime molto negative, considerando che solo nel precedente report, le stime prevedevano un +0,9% per il 2019 e per il 2020. Malgrado l’organizzazione riconosca che “il miglioramento delle condizioni del mercato del lavoro, una inflazione inferiore alle attese e le misure per le famiglie a basso reddito dovrebbero aiutare a supportare la crescita reale dei salari e le spese delle famiglie”, pesano in modo determinante per il nostro Paese “l’incertezza politica e il ribasso della fiducia”, con conseguente riduzione delle prospettive di imprese e aziende commerciali.

La crescita è in ribasso nell’intera Eurozona e, in modo particolare, pesante è la diminuzione delle stime di crescita della Germania, che complessivamente resta a +0,7% per il 2019 (per la Francia è +1,3%, l’intera area G20 è +3,5%). Le cause sono da ricercarsi in fattori macroeconomici, che includono “incertezza politica, tensioni commerciali e ulteriore erosione della fiducia dei consumatori”. Non vanno sottovalutate le restrizioni commerciali, che nella lettura OCSE rappresentano “un freno alla crescita, agli investimenti e agli standard di vita, in particolare per le famiglie a basso reddito”.

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