Fiducia al governo: è scontro aperto Alfano-Berlusconi
Aggiornamento: il segretario Pdl e ministro degli Interni Angelino Alfano dopo aver provato a convincere Berlusconi è uscito allo scoperto: "Rimango fermamente convinto – ha detto – che tutto il nostro partito domani debba votare la fiducia a Letta. Non ci sono gruppi e gruppetti". Alle 18 è in programma un nuovo vertice con Silvio Berlusconi e Angelino Alfano a Palazzo Grazioli.
A riportare il retroscena è una nota dell'Agi, che spiega come "al Senato si stiano muovendo i siciliani ed i ciellini e al momento sarebbero più di trenta i senatori ad aver garantito la possibilità di costituire un gruppo, sul modello del Ppe-Pdl. Le colombe avrebbero fatto sapere al premier di voler un patto di legislatura che comprenda il via libera ai provvedimenti economici e anche la riforma della legge elettorale". Così, il vertice odierno fra Silvio Berlusconi ed Angelino Alfano appare essere davvero il punto di non ritorno dello scontro interno al Pdl. In effetti, le perplessità manifestate pubblicamente dal ministro dell'Interno sulla gestione della crisi sembrano trovare sponda in una parte consistente degli eletti pidiellini, al netto della presunta unanimità con cui è passata la linea del Cavaliere nell'incontro di ieri.
Dunque Alfano proverà a convincere Berlusconi della necessità di ridimensionare lo strappo con Letta e Napolitano, continuando a sostenere un Governo il cui affossamento "sarebbe incomprensibile per gli italiani e per gli elettori del centrodestra in particolare". Del resto lo stesso Berlusconi sa benissimo che la "scusa" dell'aumento dell'Iva non regge e che traghettare la legislatura semplicemente "oltre" la data fatidica del 15 ottobre, evitando per giunta il voto definitivo dell'Aula sulla sua decadenza, è operazione complessa e molto probabilmente destinata al fallimento. E allora, ne vale davvero la pena di gettare alle ortiche 5 mesi di larghe e faticosissime intese?
A dimostrazione di quanto la frattura sia profonda arrivano però altri segnali. A cominciare da quelli inviati dai falchi, con Daniela Santanché che prova a metterla sul personale: "Mi risulta che il segretario Alfano ha chiesto la mia testa come condizione per mantenere l’unità del Pdl-Forza Italia. Detto che ciò dimostra la strumentalità della protesta in corso da parte dei nostri ministri dimissionari, non voglio offrire alibi a manovre oscure e pericolose. Pertanto la mia testa la offro spontaneamente al segretario Alfano, su un vassoio d’argento, perché l’unica cosa che mi interessa per il bene dei nostri elettori e dell’Italia è che su quel vassoio non ci finisca quella del presidente Berlusconi".