Dai magistrati un monito a Berlusconi: basta offese
E' sempre più duro lo scontro tra le istituzioni. Dopo le accuse del Presidente Berlusconi e di tutto il Popolo della libertà alla Procura di Milano (tra cui anche le dichiarazioni di Frattini di ricorrere alla Corte di Strasburgo), anche i magistrati hanno deciso di far sentire la loro voce. E lo hanno fatto per bocca del Procuratore capo di Milano Edmondo Bruti Liberati e del Presidente della Corte Costituzionale Ugo de Siervo.
Il Procuratore Bruti Liberati, in conferenza stampa, ha reagito con signorilità alle provocazioni del partito di Berlusconi e si è assunto tutta la responsabilità di un'inchiesta che, a suo dire, ha seguito "punto per punto". Il Procuratore, in un'intervista rilasciata oggi a La Repubblica, viene stuzzicato su alcuni punti fondamentali dell'inchiesta. Innanzitutto sulla scelta di rito immediato.
Riguardo il caso bunga bunga, Bruti Liberati rivela che "per gli altri indagati (cioè Mora, Fede e Minetti) non è stata utilizzata la stessa strategia perché la loro iscrizione è antecedente i 90 giorni e il codice non lo prevede". Per Berlusconi è stato chiesto il rito immediato, perché s'è tenuta presente "la linea costantemente seguita a Milano".
Bruti Liberati, poi, commenta così la possibilità che Berlusconi abbia telefonato la questura in qualità di Presidente del Consiglio per scongiurare un incidente diplomatico:
Il presidente del Consiglio non ha nessun potere specifico diretto a una forza di polizia. Il contesto ci dice che questo intervento non ha comportato nessun abuso di funzione, ma un abuso di qualità. Nella richiesta di giudizio immediato abbiamo confermato la tesi che non si tratta di un reato ministeriale dopo aver preso in considerazione anche gli atti pervenuti dalla Camera in cui il relatore ha proposto la restituzione del fascicolo e le memorie difensive.
Il Procuratore rivela infine che il costo totale delle intercettazioni è stato di 26 mila euro. Di intercettazioni riguardanti il Presidente del Consiglio ce n'erano solo 4-5, ma sono state ritenute ininfluenti e, quindi, saranno distrutte.
Leggermente più accesi i toni del Presidente della Corte Costituzionale Ugo De Siervo che, nella conferenza stampa annuale, ha voluto ribadire l'imparzialità della Corte, i cui membri, trattandosi di persone molto qualificate e scelte da organi diversi, garantiscono sempre una scelta indipendente. Per questo ha dichiarato che "è denigratorio per la Corte Costituzionale e gravemente offensivo sostenere che i 15 giudici giudicherebbero sulla base di loro asserite appartenenze politiche. Di bolscevico qui non c'è nessuno".
E sul clima d'odio che si sta respirando in questo periodo: "purtroppo in molte occasioni la Corte Costituzionale deve operare molto più faticosamente, perché c'è un clima eccessivo, attacchi selvaggi, tentativi di denigrazione dei singoli giudici". De Siervo, poi, non ha voluto rispondere alle domande dei giornalisti che entravano nel merito del caso Ruby.