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Da oggi sono on line i redditi dei Ministri. Passera il più ricco

L’operazione trasparenza del governo va avanti: oggi saranno on line i redditi dei Ministri. Monti pensa di “sottoporre a qualcosa di analogo” anche gli alti dirigenti amministrativi. E sugli stipendi dei manager pubblici è scontro in Parlamento.
A cura di Alfonso Biondi
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Il Ministro Passera

A partire da oggi saranno consultabili sui siti dei singoli dicasteri le dichiarazioni dei redditi di tutti i Ministri del governo Monti. L'operazione trasparenza, voluta dal Presidente del Consiglio e annunciata poco dopo il suo insediamento a Palazzo Chigi, entra finalmente nel vivo. Un bel traguardo, raggiunto, precisa Monti, "anche se la legge non lo richiede". Ma non basta: possibile, infatti, che " tutto il personale politico e amministrativo di alto livello si sottoponga a qualcosa di analogo". Da segnalare, però, che diversi membri dell'esecutivo avevano pubblicato on line i propri redditi già la settimana scorsa: si è trattato dell Ministro dell'Istruzione Francesco Profumo, dei sottosegretari allo stesso dicastero Elena Ugolini e Marco Rossi-Doria, e dei sottosegretari alla difesa Gianluigi Magri e Filippo Milone.

Passera il più ricco- Il Ministro dello sviluppo economico Corrado Passera risulta essere il membro del governo più ricco: il suo reddito del 2011 ammonta a 3,5 milioni di euro,  sui quali ha pagato 1,4 milioni di tasse. Passera, inoltre, può contare su un patrimonio nel quale, tra le altre cose, figurano una casa a Parigi, un terreno di 3.220 metri quadrati a Casale Marettimo (Pisa), una Mercedes A180 immatricolata nel 2010 e depositi per 8,8 milioni di euro derivanti dalla vendita delle azioni Intesa, altre azioni e obbligazioni. Il Ministro degli interni Anna Maria Cancellieri possiede cinque immobili a Milano e due Roma, e 17 comproprietà. Può contare su 100 azioni della Banca Popolare di Vicenza e una Toyota Land Cruiser del 2001. Il Ministro della difesa Giampaolo di Paola, nel 2011, ha portato a casa 214 mila euro di pensione provvisoria e 29 mila per servizio all'estero. Ha il 50% di una casa di 130 metri quadrati a Livorno, possiede una Mercedes Classe B e una Volkswagen Polo CV. E' titolare di diverse azioni ed obbligazioni. Il Ministro degli esteri Giulio Terzi di Sant'Agata, nel 2010, ha percepito 123 mila euro di stipendio, più 214 mila di indennità per la sua carica di ambasciatore Usa. Possiede una villa a Brembate di Sopra e due comproprietà, a Roma e New York, e terreni agricoli a Curno e Brembate di Sopra. Ha due automobili: una Golf del 2012, una Focus del 2004. Il Ministro della funzione pubblica Patroni Griffi, nel 2010, ha portato a casa 504.367 euro ed è proprietario di un immobile di 3 vani a Roma. Ha una nuda proprietà condivisa di tre fabbricati e di un terreno a Roma.

Tetto agli stipendi dei manager pubblici- Ieri il Ministro della funzione pubblica Filippo Patroni Griffi ha ricordato ai microfoni di La7 che, entro il 31 maggio, l'esecutivo varerà un decreto che taglierà gli stipendi dei manager delle società partecipate dal Tesoro, come Poste, Ferrovie, Rai e via di questo passo.  Una decisione che farà sicuramente discutere, come fa discutere il tetto agli stipendi dei manager delle pubbliche amministrazioni, fissato a quota 304mila euro annui, retribuzione del primo Presidente della corte di Cassazione. Una sforbiciata che i parlamentari hanno dimostrato di non gradire. Ecco perché Camera e Senato hanno chiesto alla Ragioneria generale dello Stato un elenco con centinaia di stipendi che sforano il limite dei 304.951,95 euro. Patroni Griffi, però, assicura che non ci saranno eccezioni.  Dello stesso parere anche Mario Monti, che tuttavia sa che tale decisione potrà avere effetti negativi sul futuro: visti i tagli agli emolumenti, infatti, la pubblica amministrazione diverrà un settore meno appetito dalle alte professionalità.

Possibile una pioggia di ricorsi- E in Parlamento continuano gli scontri tra chi vorrebbe un'applicazione più elastica delle disposizioni sugli stipendi e chi ne vorrebbe una più ampia. Roberto Zaccaria, vicepresidente Pd della Commissione Affari costituzionali, mette in guardia l'esecutivo: se le nuove disposizioni dovessero trovare applicazione anche nei contratti in essere, cosa che intende fare il governo, pioverebbero i ricorsi. "Chi fa ricorso vince a mani basse" ha spiegato Zaccaria, sottolineando che alcune eccezioni per delle funzioni apicali restano comunque necessarie.

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