Da oggi l’ambasciatore italiano è di nuovo al Cairo. L’Egitto: “Superata crisi Regeni”
Riapre la sede diplomatica italiana al Cairo. L'ambasciatore italiano Giampiero Cantini è arrivato ieri in Egitto ma è da oggi che ufficialmente ricopre il suo ruolo istituzionale. I media egiziani riportano la notizia parlando di "superamento della crisi Regeni". Per il quotidiano Al Gomhuria è "un ritorno alla normalità nelle relazioni storiche e di amicizia tra i due Paesi". Per domani è invece previsto il ritorno dell'ambasciatore egiziano nel nostro Paese, Hisham Badr.
L'ambasciatore Cantini era stato nominato a maggio 2016 dopo che il suo predecessore Massari era stato richiamato a Roma alla luce della mancata collaborazione del Cairo sull'omicidio Regeni. Il diplomatico ha incontrato oggi al Cairo il suo omologo egiziano in Italia Hisham Badr. Al centro del colloquio le generali relazioni internazionali tra i due Paesi con particolare riguardo alle indagini sulla morte di Regeni. Cantini ha anche informato il direttore del dipartimento del protocollo del ministero degli Esteri egiziano, Ayman Musharafa dell'interesse italiano a rafforzare le relazioni con Il Cairo.
Proprio ieri era stato reso noto l'arresto del legale egiziano della famiglia Regeni, Ibrahim Metwaly. L'avvocato, da tempo impegnato nella violazione dei diritti umani perpetrati dal regime di Al Sisi, era scomparso nel nulla il 10 settembre all'aeroporto del Cairo. La Procura della Sicurezza del Cairo ha deciso di trattenerlo per 15 giorni, in misura preventiva, nella prigione di Tora. È accusato di aver collaborato, ai danni dello Stato, con altre associazioni internazionali che si occupano di diritti umani. Le forze di sicurezza governative, secondo un'Ong egiziana, avrebbero anche fatto irruzione nella casa del legale distruggendo parte del mobilio.
La decisione di riaprire la sede diplomatica era stata presa dal governo italiano ad agosto scorso ed era stata accolta con grande delusione dai genitori del giovane ricercatore italiano che accusavano Gentiloni di seguire "un copione già scritto". Claudio e Paola Regeni avevano infatti commentato la scelta con grande amarezza: "La notizia del cambio di strategia del nostro governo ha rinnovato profondamente non solo il mio lutto di madre, ma anche di cittadina italiana e ho pensato al concetto di Stato di diritto". L'Italia, dal canto suo, si era giustificata facendo leva sulla comunicazione del governo di Al Sisi di essere disponibile a collaborare per facilitare le indagini.
La linea del governo era stata poi confermata dal ministro degli Esteri, Angelino Alfano, che, durante un'audizione in commissione Affari Esteri, aveva parlato della morte del giovane ricercatore come "grave ferita" aggiungendo però la necessità di avere rapporti diplomatici con il Cairo.
Il presidente di Amnesty International, Antonio Marchesi, ha criticato duramente la decisione di riaprire l’ambasciata in Egitto. Per Marchesi "Il governo italiano si è assunto la responsabilità di far tornare l'ambasciatore al Cairo in assenza di qualsiasi reale sviluppo sul piano della indagini. […] Siamo piuttosto preoccupati che la decisione di normalizzare i rapporti diplomatici sia stata presa unicamente per motivi diversi dalla ricerca della verità sulla sparizione, la tortura e l'uccisione di Giulio Regeni. Di questo sono certi in molti al Cairo: dai commentatori ai parlamentari che hanno valutato la decisione del governo italiano come la conferma che il caso è chiuso'".