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“Da grande mio marito mi picchierà”. Polemica sullo spot Rai contro la violenza di genere

La campagna di sensibilizzazione per la giornata mondiale contro la violenza sulle donne ha scatenato accese polemiche a causa del suo messaggio considerato profondamente diseducativo.
A cura di Charlotte Matteini
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Non è affatto piaciuta l'iniziativa di sensibilizzazione ideata dalla Rai per celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne che si terrà, come ogni anno dal 1999, domani, 25 novembre. Lo spot, pubblicato sui social network della televisione pubblica, è subito diventato virale sul Web, ma non per la sue efficacia, quanto perché è stato da più parti giudicato assolutamente irresponsabile e diseducativo. Nel video si vedono molti bambini che rispondono a una domanda: "Cosa diventerete da grandi"? "Da grande vorrei fare la veterinaria, il poliziotto, il maestro di sci, la stilista" e via via prosegue la lista fino alla risposta dell'ultima bimba bionda, agghiacciante: "Io finirò in ospedale perché mio marito mi picchia".

Una sorta di premonizione, il messaggio che la pubblicità veicola non sensibilizza, ma anzi sembra suggerire che alcune donne siano come predestinate, che dovranno subire la violenza, violenza che appare ineluttabile, inevitabile, che non lascia alcuno scampo, come se il destino fosse già segnato. Lo spot, come anticipato, ha provocato proteste trasversali: Susanna Camusso ne ha chiesto la rimozione e dello stesso avviso è Remigio Del Grosso, vicepresidente del Consiglio degli Utenti dell'Agcom. Sul piede di guerra anche le associazioni contro la violenza sulle donne, che si sono scatenate lanciando una campagna virale su Twitter, Facebook e attraverso una petizione che sta riscuotendo ampio successo online: "La violenza sulle donne non è un destino, non è una condanna, non è inevitabile. I Centri Antiviolenza e il movimento delle donne lottano da trent'anni per affermare l'inviolabilità del corpo femminile fin dall'infanzia, per fare in modo che sempre più donne si sottraggano alla violenza e che le generazioni future crescano libere e sicure".

"Il vostro spot dà invece per scontato che almeno una bambina da grande sceglierà un uomo violento per marito, che non saprà mettersi in salvo per tempo né chiedere aiuto, che non potrà scegliere la sua vita e il suo destino, che sarà picchiata e finirà in ospedale. Ancora peggio, che questa sarà la sua identità: gli altri faranno l'architetto, la veterinaria, la stilista, ma lei no. Lei sarà soltanto una moglie picchiata", sostengono le associazioni. "Noi chiediamo politiche pubbliche di contrasto, educazione, formazione e l'effettivo, stabile finanziamento dei Centri Antiviolenza e dal servizio pubblico pagato con i soldi delle cittadine, dalle donne che dirigono e lavorano in Rai ci aspettiamo consapevolezza e sostegno, non certo questo messaggio diseducativo e francamente oltraggioso", conclude l'appello dei centri anti-violenza.

"Non è così che si aiutano le donne! La campagna di comunicazione della Rai per il 25 novembre, giornata per il contrasto della violenza di genere, trasmette un messaggio devastante: il futuro delle bambine è farsi ammazzare. Spot con interviste fatte a bambini e bambine sul cosa vuoi fare da grande si chiudono con la risposta di una bimba che dice ‘non farò nulla perché un marito mi ammazzerà' o ‘da grande finirò in ospedale perché mio marito mi picchia', hanno dichiarato in una nota la Cpo Fnsi, la Cpo Usigrai e la Cpo Rai dove chiedono il ritiro immediato dello spot. Il femminicidio non è un caso né tantomeno un destino. Messaggi di questo genere sono l'opposto della consapevolezza necessaria a contrastare la violenza, della forza di denunciare e sottrarsi alla violenza. Sono messaggi negativi che continuano a perpetuare l'idea della passività e subalternità femminile. Sono spot dannosi. Oltretutto veicolati, cosa che li rende ancora più inaccettabili, da bambini e bambine".

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