Cuoco italiano massacrato e bruciato in Messico
Torturato e bruciato. Il suo corpo rinvenuto in un campo isolato, carbonizzato. Una fine atroce quella che ha subito Alex Bertoli, un cuoco triestino di 28 anni, ucciso a Mazunte, in Messico, come riporta il Gazzettino. Il ragazzo, che aveva lasciato l'Italia sei mesi fa, non dava più notizie di sé da venerdì sera, quando al termine del turno nel ristorante in cui lavorava, non era rientrato a casa. Con lui, in Messico, c'era anche la moglie, Pamela Codardini, insieme gestivano una pizzeria: "Era uscito al mattino, dicendomi che doveva scendere cinque minuti in spiaggia e che sarebbe tornato subito – dice la ragazza -Invece non è più rientrato. Lo hanno trovato in quello stato domenica mattina – continua tra le lacrime al telefono – e ho dovuto andare all’obitorio a riconoscerlo. Non riesco ancora a credere che sia tutto vero, che Alex non ci sia più" dice la ragazza, 24 enne barista, al quotidiano.
Sarà l'autopsia a chiarire la causa del decesso di Alex. Ma sembrano esserci davvero pochi dubbi sul fatto che si tratti di un omicidio: le percosse cui è stato sottoposto o il fuoco appiccato con crudeltà e ferocia. Una violenza spietata che fa pensare alla malavita organizzata messicana. A ipotizzare alcuni scenari è la mamma di Pamela, Cristina Vianello: "Non vorrei che Alex abbia chiesto un prestito alle persone sbagliate – dice al Gazzettino e poi non sia riuscito a restituire il denaro. Da gennaio avevano qualche difficoltà economica. Spero che le indagini possano fare chiarezza anche se purtroppo nessuno può più riportare in vita mio genero". Ecco perché, se come sembra gli esami confermeranno l'omicidio del ragazzo, gli inquirenti potrebbero concentrare le indagini, piuttosto che sulla criminalità legata ai narcotrafficanti, sulle piccole bande locali di delinquenti pronti a uccidere per pochi spiccioli.