Zygmunt Bauman: il teorico della modernità liquida compie 90 anni
Zygmunt Bauman è uno dei più noti ed influenti pensatori al mondo. Padre della metafora della modernità come epoca "liquida", Bauman non è soltanto un sociologo, ma è anche filosofo e acutissimo critico della contemporaneità: testimone e protagonista allo stesso tempo un'epoca difficile fatta di contrasti e contraddizioni. Nato a Poznan il 19 novembre 1925, in una Polonia indipendente che esisteva da appena sette anni, roccaforte della destra antisemita che esaltava una patria per i soli cattolici, Bauman vive l'esperienza da emarginato ed esule fin dall'infanzia, in quanto ebreo. Racconta: "A scuola, durante gli intervalli, non uscivo nel cortile. Era l'unico modo per evitare i calci e le botte degli altri. Amavo i libri e andavo spesso in libreria". Zygmunt Bauman oggi compie 90 anni, e resta ancora uno dei più lucidi interpreti del nostro presente.
Zygmunt Bauman è famoso per essere riuscito a dare un nome ad un' epoca di crisi e disintegrazione identitaria mai vista prima: attorno al concetto di "modernità liquida" ha costruito la sua analisi rigorosamente semplice e veritiera dei sistemi di pensiero e di potere che governano l'odierna civiltà globalizzata. Una critica forte, dura in certi punti e sempre, in ogni caso, fedele all'idea che pensare senza moralità verso il prossimo sia impossibile. La nostra modernità è "liquida" perché sfuggente, caotica e sradicata da qualsiasi tipo di valore civile e politico forte: se il passato aveva reso la società negativamente "solida", univoca, priva di ambiguità, con le esperienze dei totalitarismi, il fenomeno che si verifica oggi è opposto ma ugualmente terribile. Essere moderni significa essere incapaci di fermarsi e ancor meno di restare fermi: essere moderni vuol dire essere "liquidi".
Bauman vede un universo sociale liquido e frammentario a partire dalla sua origine: l'evoluzione, o meglio l'involuzione, dei protagonisti da produttori a consumatori. Il capitalismo postmoderno è un capitalismo che ha come unico obiettivo quello di consumare sé stesso: gli oggetti di oggi domani saranno rifiuti, sostituiti da nuovi fiammanti ideali che a loro volta dureranno solo il tempo per decidere con cosa sostituirli. Anche gli uomini diventano rifiuti: i rifugiati politici e i richiedenti asilo, gli emigranti per ragioni economiche e i semplici "diversi" sono scarti di una società che fagocita se stessa. Opere come "Vita liquida" (2005), "Amore liquido" (2003) e "Vite di scarto" (2004) restano alcune delle analisi più crude ma veritiere del tempo presente.
"Devo tutto a Gramsci e Calvino"
"Calvino è il più grande filosofo tra i narratori e il maggior narratore tra i filosofi". Uno dei romanzi ai quali Bauman fa costantemente riferimento nelle sue opere è "Le città invisibili", confessando come abbia imparato più da questo libriccino che da tanti polverosi volumoni. Bauman è un intellettuale capace di raccontare la modernità in modo rigorosamente lucido proprio perché il suo sguardo non si rassegna mai ad un'oggettività imposta, ma resta onesta con se stessa nella misura in cui è consapevole che essa è soltanto un altro modo di rappresentare la vita, gli affetti, le passioni di uomini e donne, proprio come ha fatto la grande letteratura. Dove finiremo? Bauman risponde: "Non lo sa Calvino né io. Di qui, nella storia, non siamo mai passati".
Bauman non si stanca mai di ripetere che in fondo lui è soltanto un sociologo. Ma tale definizione non contiene la complessità di pensiero e la ricchissima vastità di riferimenti, non solo accademici che aggiunge ad ogni sua riflessione: i suoi libri sono costellati da riferimenti letterari, filosofici, economici, televisivi e cinematografici. È una scienza della società, quella di Bauman, contaminata dal suo secolo, dalla sua storia, e da tanti grandi nomi. Albert Camus, Antonio Gramsci e un inaspettato Italo Calvino sono i riferimenti intellettuali del sociologo polacco: un sociologo che non fatica ad ammettere come alcuni romanzi abbiano avuto la capacità di cogliere la realtà sociale più di un trattato sullo stato nazione o sulle classi sociali.