Zuzu: “Col fumetto racconto rabbia e violenza, ma se si è vivi possiamo dirci felici”
Un cambio nei colori, ma anche nell'anima della protagonista. A due anni di distanza da "Cheese", Giulia Spagnulo, il vero nome dell'artista salernitana Zuzu, ritorna con il suo nuovo fumetto: "Giorni Felici". Il linguaggio fumetto diventa lo strumento perfetto per raccontare Claudia, la nuova protagonista della narrazione, dalle sembianze animalesche come coda, zampe, artigli e ali. Al centro, il corpo femminile, che viene raffigurato come quello di una creatura "che non è proprio umana, ma istinto ed emozione". Ci sono anche i sentimenti intensi, come la rabbia: "C'è violenza, e ci sono anche crudeltà e cattiveria. Anche la sua iconografia, che sembra una sfinge, è data dall'immagine a cui mi sono legata all'inizio, una figura imponente e catastrofica". Anche un legame con la musica, che Zuzu vede più vicina al fumetto, rispetto anche al romanzo e alla narrativa: "C'è questo elemento forte di voler distribuire su uno spartito delle note".
Com'è nata la tua passione per il fumetto?
Ho iniziato a disegnare come tutti gli altri bambini, da piccolissima. Poi ho smesso durante la scuola, che ti fa un po' passare la voglia di creare, disegnare, di sperimentare. Quando ho letto il primo fumetto della mia vita, ho riscoperto l'amore per il disegno e per il linguaggio fumetto. Ho ripreso a disegnare, fregandomene un po' di tutte le paure che avevo sull'essere brava o meno brava, mi sono concentrata sul linguaggio che volevo usare. Ho studiato illustrazione a Roma, allontanandomi dal mondo del fumetto, ma poi l'ho ripreso quando ho deciso di fare come tesi di laurea un fumetto: "Cheese". Da lì è stato tutto veloce.
Nel tuo ultimo libro "Giorni Felici", inizi parlando di mestruazioni e sesso. Si può dire che il corpo femminile sia un tema fondante della storia?
Il corpo è un tema, ma grazie all'abilità del fumetto che riesce a stravolgere anche la comunicazione. Con quello puoi far parlare anche un corpo, senza effetti speciali che costino milioni. Puoi farlo tu con la matita, quindi mi piace sfruttare questa potenzialità. In "Giorni Felici" c'è molta carnalità, molte cose vere, un po' come il sesso e le mestruazioni.
Claudia, la protagonista del racconto, all'inizio dice: "Io non mi sono mai sentita intera". Cosa intende dire?
Claudia non si sente intera, si sente divisa. La divisione non viene da lei, è più il mondo che la circonda che le fa credere che le sue due parti non possano convivere: quella istintiva e quella razionale. Invece lei vive intensamente tutto e c'è un equilibrio che è lecito e vario come qualsiasi altro equilibrio.
In "Giorni Felici" c'è anche tanta rabbia. Da dove nasce?
Questo fumetto è proprio nato dalla rabbia, poi è cambiato. All'inizio immaginavo qualcosa tipo Kill Bill, una furia vendicatrice senza pietà. È cambiato anche perché quando ho conosciuto Claudia, mi sono accorto che era un personaggio gentile. È un personaggio intenso, quindi c'è violenza, e ci sono anche crudeltà e cattiveria. Anche la sua iconografia – sembra una sfinge – è data dall'immagine a cui mi sono legata all'inizio, una figura imponente e catastrofica.
Hai adottato uno stile più accogliente rispetto a "Cheese", con un tratto infantile e colori pastello. Come mai questa scelta?
Questo libro volevo che la parte e la forma fosse accogliente, un po' infantile, che non spaventasse. Volevo trovare un contrasto a un contenuto che non è semplice da digerire, ma anche perché rispetto allo sguardo di Claudia, c'è un mondo a colori, un mondo che lei vede. In "Cheese" c'era un mondo grottesco, in bianco e nero, un po' più duro, da adolescente che non vuole essere capito.
In che modo ti sei approcciata al tema dello stupro?
Non volevo in nessun modo che lo stupro fosse al centro della storia, ma che ne facesse parte. Pur essendo un tema attuale, è una cosa che fa parte della vita da tempo, la violenza.
Nel tuo libro "Giorni Felici" viene citata l'opera omonima di Samuel Beckett, la cui protagonista Winnie ricorda Claudia in alcuni punti.
Quando ho letto Beckett è stato una folgorazione. Winnie vive la sua giornata in maniera ritualistica, guardando all'interno della sua borsa. Claudia conduce la stessa vita, anche avendo tutti gli strumenti per muoversi. Non è una donna che ha metà busto nella sabbia, ha addirittura le ali. Può tutto. In "Giorni Felici" di Beckett c'è anche una riflessione molto forte sul concetto di creatura. Anche io ho pensato al personaggio di Claudia come a una creatura, e questo è un tema che mi ha fortemente acceso. Questo significa rivolgersi a sé stessi e agli altri come forme animalesche di qualcosa, che non è proprio umano, ma istinto ed emozione.
Quali sono i giorni che tu consideri felici?
Io considero tutti i giorni felici. Anche utilizzare questo titolo in un fumetto del genere, quando non si parla di giorni propriamente felici, può essere vista come una provocazione. Io mi sono scocciata di chiedermi se sono felice, soprattutto se la guardiamo nell'ottica di una vita di successo, di esser soddisfatti pienamente di ciò che abbiamo fatto quel giorno. Preferisco pensare alla felicità come a uno stato vitale: se si è vivi si può esser felici. Si può esser anche tristi o arrabbiati nello stesso momento, ma il fatto di esserci è già felicità.
Che legame hai con la musica? Credi possa avere un legame con il linguaggio fumetto?
Io ascolto musica continuamente, sto anche perdendo l'udito, visto che la ascolto a un volume molto alto. Ho una passione per il ballo di cui non posso fare a meno. La musica e il fumetto sono stralegati, hanno in comune il ritmo. Secondo me il fumetto ha più cose in comune con la musica che con la narrativa e il romanzo, c'è questo elemento forte di voler distribuire su uno spartito delle note. Il legame con la musica è interessante perché, fatto più unico che raro, un musicista ha creato una canzone ispirata al fumetto, invece che il contrario. Può essere l'inizio del fumetto come fonte di ispirazione, che si presta alle altre forme d'arte.
Di Francesco Raiola con la collaborazione di Vincenzo Nasto