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Zerocalcare pubblica No sleep till Shengal e apre TikTok: “Non faccio balletti, racconto storie”

Nel nuovo libro “No sleep till Shengal”, Zerocalcare racconta la comunità ezida di Shengal. Intato il fumettista ha aperto anche un account TikTok.
A cura di Redazione Cultura
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È uscito il 4 ottobre scorso No sleep till Shengal, il nuovo libro di Zerocalcare, che ancora una volta nasce da un viaggio complesso per raccontare situazioni che spesso sono lontane dal giornalismo mainstream, come negli anni scorsi avvenuto per raccontare la situazione dei curdi in Rojava. "Come cazzo ci sò finito qua?" è la domanda da cui Michele Rech parte col suo reportage in cui, partendo dall'Iraq, racconta la comunità ezida di Shengal che, sotto minaccia, viene protetta dalle milizie curde e cerca, come sempre fa, di raccontarne la vita, portare al mondo la storia "di vita e di lotta" di questa popolazione.

È un viaggio complesso, come già siamo stati abituati a vedere in passato, c'è molta tensione, la delegazione italiana è respinta ai check point che spezzettano, anche a livello di potere, il territorio iracheno. È un libro in cui Zerocalcare torna sul concetto di Resistenza, che spesso, quando non conforme alla visione occidentale del termine, viene risemantizzato in "terrorismo". È l'opposizione a questa volontà di confondere resistenza e terrorismo che spinge Zerocalcare a raccontare questi cambiamenti di assetti di potere e mette in luce "un pezzetto troppo spesso dimenticato di Mesopotamia rischia di svanire per sempre, nell’indifferenza assordante dell’occidente".

E proprio questa indifferenza che lo spinge a scrivere di questioni troppo spesso dimenticate, ingoiate dal cono d'ombra di tutto quello che succede nel mondo anche di più grande, come, appunto, la guerra tra Ucraina e Russia: "Non scriverei di Ucraina perché non sono appassionato della guerra in sé, ma del diverso modello che viene affermato nella società degli ezidi, che dopo essere stati uccisi a migliaia dall'Isis nel 2014, con violenze su donne e bambini, sono stati aiutati a scappare dai kurdi del Pkk per poi tornare nella loro terra e sconfiggere l'Isis, adottando il modello del PKK" ha spiegato il fumettista in un'intervista alla Stampa.

Zerocalcare, intanto, è sbarcato anche su TikTok (@zerocalcarecringe), che all'Ansa ha spiegato essere, al momento, forse il social migliore per raccontare quello che fa: "Le altre stanno morendo, con alcune piattaforme non riesci a interloquire con persone che stanno sotto i 50 anni, quindi è difficile. Ho dovuto capire in che modo potevo declinare le cose mie, non faccio i balletti, non faccio i doppiaggi con canzoncine. Ci ho messo un po', ma mi sembra di aver trovato una chiave che è usare un certo tipo di racconto che si fa con la voce, che devi supportare con i disegni (…). Ho sempre paura che tutte queste cose siano amplificatori dell'ego e dell'immagine di se stessi. Quando vengono usati per parlare d'altro invece sono molto fighi, altrimenti impoveriscono. Io lo userò per raccontare delle storie".

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