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X Factor 2024, le pagelle della 4° puntata: Lucio Dalla rivive in Mimì e l’ultimo canto di Danielle

È andata in onda la quarta puntata di X Factor, che ha visto l’eliminazione dei The Foolz e Danielle. Sorprende Mimì con La Sera Dei Miracoli, male i Les Votives con La Canzone Nostra di Mace. Qui le pagelle.
A cura di Vincenzo Nasto
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Mimi e Danielle, X Factor 2024
Mimi e Danielle, X Factor 2024

Giovedì 15 novembre è andata in onda la quarta puntata di X Factor. La giuria è composta da Achille Lauro, Jake La Furia, Paola Iezzi e Manuel Agnelli: ospiti della puntata i Negramaro. Gli eliminati della puntata sono i The Foolz e Danielle. Tra i momenti più emozionanti della serata ci sono le interpretazioni di Mimì con La Sera Dei Miracoli di Lucio Dalla e Francamente con Blinding Lights. Non convince invece Lowrah con If I Were A Boy di Beyoncé e i Les Votives con La canzone nostra di Mace. Qui le pagelle.

Mimi, voto 8:

C'è luce anche nel buio della sua voce quando canta La Sera Dei Miracoli di Lucio Dalla. E non scomparire davanti alle sfumature emotive del brano, anzi rincorrerle, rende la sua interpretazione la migliore della quarta puntata di X Factor. E pensare che, anche con Figures di Jessie Reyez, aveva dato prova di quanto riuscisse a rimanere credibile in un racconto di forte frustrazione, dolore, senza apparire esplicitamente malinconica.

Francamente, voto 7,5:

Cambiare, cambiare, cambiare e ancora cambiare. La maniacale attenzione al dualismo voce-staging nell'interpretazione di Blinding Lights di The Weekend fotografa non solo il talento musicale di uno timbro tra i più particolari in questa edizione. Ma anche l'impegno che Francamente sta mettendo in questo percorso, tra i più visibili. Stravolgere anche The Rightm Of The Night poteva sembrare un azzardo, ma la progressione dell'arrangiamento e l'outro del brano restituiscono il valore di una cantante di talento.

Punkcake, voto 6,5:

Praticamente i Drughi di Burgess. Un elogio all'ultraviolenza artistica di Arancia Meccanica dopo l'altra, il sipario di uno spettacolo che trascende le dinamiche televisive, i suoi tempi e i suoi spazi. Osservare l'esibizione con Police on my back per ritornare poi a Mi Ami? dei CCCP offre poche consapevolezze, ma forse le più decise del programma. Tra queste, il desiderio di ascoltare l'inedito la prossima settimana, dall'altra la curiosità di quanto è vasto il catalogo musicale che la band può stravolgere.

Lorenzo Salvetti, voto 6:

Colpevolizzare le interpretazioni di Lorenzo Salvetti, legandoli alla giovane età e all'immagine quasi angelica del cantante, sminuirebbe il buon talento vocale del cantante. Ma bisogna anche sottolineare quanto le scelte di Achille Lauro, soprattutto nella versione cremoniniana, abbiano messo in luce solo ciò che conosciamo di Lorenzo. Una serenata che sgorga dalla sua bocca, fin troppo mielosa successivamente per gli spazi e i grattati di Mannarino in Me sò mbriacato.

Danielle, voto 6:

Forse non era il suo momento per uscire, ma allo stesso momento, il meno pronto ad affrontare il pubblico, quello di X Factor. Il mare d'inverno, ma soprattutto Sfiorivano Le Viole di Rino Gaetano restituiscono il timbro e l'atmosfera che la sua voce riesce a regalare. Ha ragione Agnelli (non la prima volta) quando parla di tutelare certe visioni, certe voci. Ma c'è ancora molta strada da fare per camminare di nuovo su un palco del genere.

Patagarri, voto 5,5:

Divertenti, suonano benissimo, un palco dominato con Summertime di Gewish. Eppure c'è una sorta di velina che, come lo schermo di un cellulare, separa il reale dall'irreale. Separa anche l'ottima esibizione da un momento memorabile della stessa, in un circolo vizioso in cui elevano il lavoro della canzone, senza mettere nulla di sé. E ha ragione Achille Lauro a sottolineare il lavoro di arrangiamento, dall'altra parte cosa ci si dovrebbe aspettare in un talent musicale, se non questo?

Les Votives, voto 5:

Escono dalla serata già nel primo brano, la cover di Sign Of The Times. Buona interpretazione, si cerca anche una chiave diversa di racconto, ma il risultato è debole. Quasi volessero riportare, con forza, le proprietà di un brano sul loro binario, cappano in una versione garage rock di La Canzone Nostra di Mace. Un brano che ha nella ricercatezza dei suoni la sua virtù, viene invece appiattita, resa orizzontale.

Lowrah, voto 4,5:

Serata storta per Lowrah, alla ricerca di un guizzo, di una scintilla, che invece si trasforma in rabbia alla fine della puntata. Non riesce a trasformare l'incredibile energia che trattiene per paura di stonare, come avviene nella prima parte di If I Were A Boy di Beyoncé. Sprazzi di luce quando canta Someone You Loved, aiutata anche dall'ottima scelta di Paola Iezzi.

The Foolz, voto 4:

Troppo poco per rimanere a X Factor, ma anche troppa poca coerenza nella scelta di 90 minuti di Salmo, distante un bel po' dal repertorio. Pesa molto il confronto con l'esibizione nel primo live.

Manuel Agnelli, voto 7:

"Nella musica non si vince, non si perde. La musica si vive". L'anticonformismo di Manuel Agnelli ci regala due esercizi di stile con La Sera Dei Miracoli di Lucio Dalla affidata a Mimì e Police On My Back ai Punkcake. Dispiace per Danielle, soprattutto perché il terreno fertile che sembrava avergli messo a disposizione, avrebbe meritato qualche ascolto in più.

Paola Iezzi, voto 6:

Come lotta Paola Iezzi. Beniamina del pubblico (e di Giorgia) sfodera citazioni in latino e un scudo difensivo, materno, nei confronti di Lowrah. In questo momento l'unica a proiettare l'immagine di un inedito della sua cantante, convincendo il pubblico, più di quanto Lowrah abbia fatto nell'ultima puntata.

Jake La Furia, voto 5,5:

Forse i The Foolz avrebbero lasciato lo stesso il talent in questa puntata, qualsiasi brano fosse stato scelto. Ma 90min di Salmo, dopo la buona interpretazione della prima puntata live, diventa un boomerang per la band, portandola all'eliminazione. Complimenti invece per come sta gestendo Francamente: less is more.

Achille Lauro, voto 5:

Un console che ha il rispetto e l'approvazione del proprio senato ha la forza di resistere alle intemperie, anche alle scelte discutibili. Ma un console che ha paura di decidere e si rivolge al proprio senato, non sempre vive a lungo nel suo regno.

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