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Wim Wenders in mostra a Villa Pignatelli con i suoi “Appunti di viaggio”

Fino al 17 novembre a Villa Pignatelli, il regista tedesco Wim Wenders espone i propri “Appunti di Viaggio”, 20 fotografie realizzate tra Germania, Armenia e Giappone che rivelano l’anima profonda di uno degli artisti più significativi del cinema contemporaneo.
A cura di Andrea Esposito
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“Appunti di Viaggio” è il titolo della mostra allestita a Villa Pignatelli – Casa della Fotografia, in programma dal 21 settembre al 17 novembre, che raccoglie una selezione di 20 fotografie tratte dalla pubblicazione più recente di Wim Wenders, “Places Strange and Quite” edita nel 2011.

Le opere esposte, realizzate in Germania, Armenia e Giappone sono accompagnate da brevi appunti dell'artista che introducono il visitatore nell’intimo del suo pensiero al momento dello scatto. Ma partiamo dalle considerazioni più generali: “Quello che amo soprattutto nella fotografia analogica – precisa Wenders – non per nostalgia, ma per puro piacere è che essa può ancora rappresentare la ‘realtà’. L’atto di fotografare è un lavoro costante contro la sua progressiva scomparsa”.

Per quanto sia antica e problematica l’assunzione, in breve, del concetto di “realtà”, visitando la mostra si può cogliere che per Wenders essa si definisce in opposizione al “miraggio” virtuale. In altre parole, prendendo coscienza del solco sempre più ampio venutosi a creare tra immagini digitali e realtà in quanto tale (quella che i tedeschi chiamano “Wirklichkeit”, la realtà ontologica, inemendabile) Wenders vi oppone una sorta di “resistenza poetica” che, come scrive la curatrice della mostra Adriana Rispoli, “acquisisce un malinconico sapore di saggezza”.

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Ed è tutto qui il senso profondo delle opere esposte. I soggetti di Wenders, dai paesaggi sconfinati e desolati ai dettagli urbani, sono talmente intrisi di soggettività, di proiezioni emotive, da non necessitare, in fase di postproduzione, alcuna sovrapposizione di dati esterni. Anzi tale “ruderismo”, tale spiritualità sia poetica che metodologica serve a far emergere la parte più profonda del cineasta di Düsseldorf: l’animo romantico. Anche nella scelta dei grandi formati e dell’impianto panoramico rivela la volontà di immergersi insieme con lo spettatore nella sconfinatezza dei paesaggi naturali.

In definitiva la “realtà” di Wenders si risolve nella tensione verso il sublime, nella ricerca di messaggi nella natura, nell’immanenza dell'assoluto nel mondo sensibile. L’uomo scompare ma, come in un’eclissi, si definisce attraverso la sua assenza, per mezzo di tracce, di segni, intesi come sintomi dello scorrere del tempo.

Ed è questo il vero fascino delle sue fotografie, un dolce naufragare in atmosfere sospese e poi di colpo l’ansia di interpretare una realtà inafferrabile, evanescente. È l’artista romantico che cede il passo alla Natura, è lo spirito errante di colui che vuole perdersi in luoghi sconosciuti e allo stesso tempo non sentirsi mai straniero. Non perdetela.

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