William Turner: l’artista inglese che amò Roma in mostra nella capitale
Inaugura oggi, 22 marzo, l’attesissima mostra “Turner. Opere dalla Tate” che riporta a Roma il “pittore della luce” dopo ben 50 anni di assenza. Si tratta di un appuntamento unico, interamente costruito sulla figura di questo artista che fu non solo abile esecutore ma anche intenso e riflessivo teorico dell’estetica romantica: la luce e il colore furono gli elementi centrali della sua ricerca artistica la quale, soprattutto in seguito ai numerosi viaggi in Italia, resta ancora oggi estremamente significativa.
Roma fu uno dei soggetti preferiti da Turner, dunque non poteva essere che questo, presso il Chiostro del Bramante, il luogo scelto per la mostra. Fino al 26 agosto saranno esposte 92 opere scelte dalla vastissima collezione posseduta dalla Tate Gallery di Londra, per la prima volta in assoluto riunite qui in Italia: una mostra che vuole soprattutto tornare sulla geniale espressività cromatica di Turner, vero e proprio “scienziato della luce”, e sulla sua pittura come “diario di viaggio”.
Il viaggio in Italia e lo splendore di Roma
Nelle sei sezioni che compongono l’esposizione, curata da David Blayney Brown, uno spazio di rilievo assumono i numerosi viaggi che lo portarono dal Belgio alla Valle del Reno fino all'Italia. In particolare, William Turner amò molto Roma, bella e romantica nei giochi di luce senza paragoni, con le vedute spettacolari del Foro o di Castel Sant’Angelo.
Turner tradusse in pittura ciò che Goethe aveva teorizzato con le parole: non è la luce a scaturire dai colori, ma sono questi ultimi ad esistere solo in forza dell’interazione fra luce e tenebre. La luce è, per Turner, spirito divino così come lo era stata per i grandi maestri italiani: il suo primo viaggio in Italia per Turner vorrà dire proprio confrontarsi con questi modelli. Tornato a Londra nel 1820 dopo ben due anni trascorsi nella capitale dipingerà, mescolando impressioni, ricordi ed emozioni, splendide vedute della città di Tivoli con il tempio della Sibilla, paesaggi che ritraggono il Foro romano immerso in una luce dorata, o il Vaticano, splendido e sublime.
Proprio l’opera “Roma vista dal Vaticano” è un esempio perfetto di quanto la pittura italiana abbia influenzato Turner: nel 1820, anno in cui l’artista dipinse il quadro, ricorrevano anche i trecento anni dalla morte di Raffaello Sanzio. L’Urbinate viene per questo motivo inserito nel quadro, in basso a destra, mentre è intento a dipingere. Di ben diciannove anni più tardi è invece “Roma Moderna”, l’ultimo dipinto di Turner dedicato a Roma: l’opera è oggi in possesso del Getty Museum di Los Angeles.