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Vittorio Sgarbi alla Biennale di Milano: “Mafia nel mondo dell’arte”

Per il noto critico il mercato dell’arte non assicura spazio agli artisti fuori dai soliti circuiti. Dalla Biennale di Milano, dove espongono oltre 200 artisti underground, Vittorio Sgarbi denuncia: “In Italia ci può essere la mafia a Milano o Palermo, ma sicuramente c’è la mafia nel mondo dell’arte che apre le Biennali e le Triennali solo a pochi artisti”.
A cura di Redazione Cultura
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Una denuncia chiara, schietta, come nel suo stile. Non la manda a dire come al solito Vittorio Sgarbi, presente ieri alla Biennale di Milano, manifestazione che offre a oltre 200 artisti del circuito underground nazionale e internazionale di poter esporre le proprie opere. Proprio qui l'esperto d'arte più famoso del Belpaese ha lanciato la sua denuncia, contro un mercato dell'arte controllato ed eterodiretto, che non premierebbe il talento, lasciando ai soliti noti il monopolio del mondo dell'arte:

In Italia ci può essere la mafia a Milano o Palermo, ma sicuramente c'è la mafia nel mondo dell'arte che apre le Biennali e le Triennali solo a pochi artisti, quelli che hanno un rapporto con il mercato.

Sgarbi alla Biennale: "Assicurare il diritto alla creatività"

Nel lanciare il suo grido d'allarme, Vittorio Sgarbi ha fatto riferimento al tema che quest'anno domina la Biennale di Milano, eminentemente artistico e politico assieme:"Ars Democratica, la democrazia nell'arte". E proprio di democrazia ha parlato il noto critico d'arte, o meglio di quel diritto alla creatività, anche per quegli artisti che non sono nel giro dei "mercanti dell'arte". Da qui è nata una proposta lanciata da Sgarbi alle Istituzioni del nostro Paese, di assicurare stabilmente spazi agli artisti meno noti e fuori dai circuiti, da quella "mafia" di cui parla Sgarbi. Salvo Nugnes, curatore della Biennale di Milano, ha infatti aggiunto:

Rispetto ad altre rassegne, in cui possono esporre solo certi artisti, alla Biennale di Milano abbiamo da sempre voluto dare spazio a tanti artisti molto promettenti, ma che in alcuni casi non hanno ancora raggiunto un grande successo di pubblico. E' questo il senso di voler portare la democrazia all'interno dell'arte.

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