Vittorio Biagi compie 75 anni. Auguri all’autore più indipendente della danza italiana
Vittorio Biagi compie settantacinque primavere, la maggior parte delle quali passate a mettersi di traverso rispetto alla danza italiana degli Enti Autonomi, degli Enti lirici ed infine delle Fondazioni di carattere istituzionale. Del resto proprio come le sue origini, segnate dai nomi di Mario Porcile ed Ugo Dell'Ara che hanno dato un'impronta molto individualista alle proprie creature, influenzando non poco le successive scelte artistiche proprio di Vittorio Biagi. Viareggino di nascita, il danzatore Vittorio Biagi ha studiato danza classica a Genova prima di approdare al Teatro Alla Scala di Milano. Da lì, a soli diciotto anni, viene scritturato insieme a Paolo Bortoluzzi da Maurice Béjart e nel 1964 debutta come coreografo nella compagnia del Ballet du XX Siecle con Jazz Impression, opera nella quale lo stesso Vittorio Biagi è stato percussionista dotato di una solida formazione professionale. Dopo la fervida esperienza alla corte di Maurice Bejart, Vittorio Biagi nel 1967-68 è danseur étoile nella Compagnia di Balletto del Teatro dell'Opéra di Parigi. Nel 1969 si trasferisce a Lione, dove crea il Ballet de Lyon dando vita ad una nuova formazione di danza indipendente con quaranta elementi provenienti da ogni dove, quasi antitetica rispetto al Teatro dell'Opèra di Parigi da cui proveniva ma inevitabilmente intrisa dei saperi e dei trascorsi bejartiani, con un nuovo repertorio di zecca di ben cinquantotto balletti. Proprio in questi anni, non a caso, nasce il caso-Biagi coreografo, autore, danzatore e direttore della compagnia lionese che in breve tempo diverrà un punto di riferimento della nuova concezione di intendere la danza. Le sue più importanti coreografie di questi anni sono Pulsazione, Settima Sinfonia di Beethoven, Romeo e Giulietta ed Alexander Niewsky che più tardi citerà quale suo più grande rimpianto nel non averlo mai potuto rappresentare in un grande teatro italiano.
Dal Belgio e dalla Francia Vittorio Biagi trae linfa vitale per la nuova danza italiana
Rientrato in Italia, Vittorio Biagi nel 1977 fonda la compagnia di danza contemporanea Aterballetto ma, non ancora sazio, l'anno successivo fondala la Compagnia Danza Prospettiva. La chiamata diretta dall'A.T.E.R. gli vale l'incarico di formare una compagnia di balletto, ovvero la prima indipendente dagli Enti Lirici. E così Vittorio Biagi, sulla linea del riuscitissimo Ballet de Lyon, forma e dirige l'ensemble di Reggio Emilia con il quale presenta alcune tra le sue più grandi coreografie quali la Settima Sinfonia di Beethoven, La Morte di Cleopatra di Hector Berliotz ed ancora l'Aleksander Nevskii di Sergej Prokofiev. Dopo aver partorito la straordinaria creatura dell'Aterballetto, peraltro nominata dal New York Times una delle cinque compagini europee più prolifiche degli ultimi anni, nel 1979 Vittorio Biagi lascia Reggio Emilia verso Roma, dove fonda Danza Prospettiva assieme a Hèlene Diolot e Mamy Raomeria, suoi fedeli collaboratori sin dai tempi dell'Opera di Lyon, portandosi dietro altri ballerini, disegnatori luci e scenografi per la nascita di un nuovo grande movimento artistico. Fermento romano interrotto tuttavia dal 1983 al 1986 per la sua nomina a direttore artistico del corpo di Ballo del Teatro Massimo di Palermo per il quale crea appositamente All'Italiana su musiche di Gioacchino Rossini, Il Canto della Terra di Gustav Mahrer, i Carmina Burana di Carl Orff e soprattutto, in prima mondiale, il Requiem di Giuseppe Verdi. Nel 1990 torna a Roma con la brillante idea di fondere la sua compagnia capitolina con il Balletto di Roma, formando la nuova sigla Nuovo Balletto di Roma di cui diviene direttore artistico. Monta importanti balletti per almeno un lustro di stagioni di grande richiamo di pubblico e critica, sulla falsariga delle innovazioni coraggiose tipiche del personaggio Vittorio Biagi, autore egli stesso di uno dei casi-coreografici più interessanti della danza e del balletto italiano.