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Vincenzo Gemito, lo scultore dell’anima napoletana in mostra al museo di Capodimonte

La mostra “Gemito, dalla scultura al disegno” fino al 15 novembre al museo di Capodimonte ripercorre le tappe della carriera artistica di Vincenzo Gemito, figura mitica della scultura europea, dall’infanzia povera vissuta tra gli scugnizzi partenopei fino al successo all’Esposizione Universale di Parigi del 1878.
A cura di Redazione Cultura
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La Coppaflora di Vincenzo Gemito donata al Museo di Capodimonte
La Coppaflora di Vincenzo Gemito donata al Museo di Capodimonte

C'è anche la "Coppaflora" donata al museo di Capodimonte di Napoli da cinque mecenati grazie al meccanismo dell'Art Bonus nell'esposizione dedicata alla figura di Vincenzo Gemito nella mostra "Gemito, dalla scultura al disegno" a cura di Jean-Loup Champion, Maria Tamajo Contarini e Carmine Romano. Dal 10 settembre al 15 novembre 2020, nella prestigiosa sede del Museo e Real Bosco di Capodimonte diretto da Sylvain Bellenger, si consacra la definitiva rivalutazione di un artista capace di conquistare, nella sua epoca, le due capitali europee del momento, Parigi e Napoli. La mostra partenopea arriva a Napoli dopo che Christophe Leribault, direttore del Petit Palais di Parigi, aveva immaginato la prima esposizione dal titolo Gemito. Le sculpteur de l'âme napolitaine, il cui successo (in tempo prima del lockdown) ha restituito alla sua legittima fama internazionale il grande artista di fine dell'Ottocento e alla sua incomparabile abilità nel captare le anime, una delle maggiori sfide del ritratto, che va ben al di là della somiglianza.

Vincenzo Gemito, dall'abbandono alla follia, passando per Parigi

Autoritratto di Vincenzo Gemito
Autoritratto di Vincenzo Gemito

La vita di Vincenzo Gemito, nato nel 1952, ha tutti i caratteri della leggenda: bambino abbandonato dalla madre e depositato nella ruota dell'Annunziata a Napoli, poi adottato da una famiglia povera, crescerà nelle strade di Napoli a contatto con quegli ‘scugnizzi' che diventeranno uno dei suo soggetti preferiti. Dopo l'Esposizione Universale del 1878 a Parigi, dove riscosse un enorme successo, Gemito torna a Napoli dove crea, grazie all'aiuto dell'amico barone du Mesnil la sua fonderia a Mergellina. Nonostante il successo e le importanti commesse, lo spirito di Gemito è fiaccato da diverse crisi di follia all'altra, finché sarà rinchiuso prima in una clinica psichiatrica Fleurent e poi si chiuderà in un lungo autoisolamento, per oltre venti anni, nella sua casa di via Tasso. Il grande scultore napoletano morirà nel 1929, lentamente la sua arte finirà per essere dimenticata e sottovalutata, perché ritenuta troppo "oleografica", fino alla meritata rivalutazione degli ultimi tempi, di cui la mostra di Capodimonte rappresenta il suggello finale.

La Coppaflora donata al museo di Capodimonte

Sala Gemito al museo di Capodimonte di Napoli
Sala Gemito al museo di Capodimonte di Napoli

La "Coppaflora" acquistata in una galleria londinese da una cordata di mecenati privati campani e donata al museo di Capodimonte è un capolavoro dell’attività di orafo e argentiere che Gemito intraprende dagli inizi del ‘900, accostandosi all’Art Nouveau, momento che nella sua produzione si coniuga al suo superamento dei confini tra le arti.  Grazie alle cinque imprese napoletane che l'hanno acquistata per un valore di 40mila euro (Tecno srl, Graded, EPM, Protom e G&G) l'opera entra a fare parte delle collezioni di Capodimonte e rappresenta un raro esempio di un’opera d’oreficeria di Gemito in collezioni pubbliche italiane.

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