Villabanks in bilico tra rap e “filosofia”: “Non sono sessista, condivido quello che sono”

Villabanks ha pubblicato un libro sul suo pensiero di vita, un libro contro il sessismo ma che a volte sembra in contraddizione con alcune sue barre.
A cura di Francesco Raiola
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Sembra che ci siano due Villabanks, quello che conosciamo per la musica, e poi ce ne sia un altro, più nascosto, che si racconta in un libriccino che si intitola La filosofia di Villabanks. Queste operazioni editoriali servono spesso a sfruttare la visibilità di un artista, si mettono dentro tante foto, un font enorme, qualche disegno e l'operazione è pronta. Anche per Villabanks è così, però queste poche pagine sorprendono, ti ritrovi quasi spiazzato, ti chiedi se il vero Vieri – vero nome del rapper – sia quello che parla contro il sessismo, che immagina una ridefinizione dell'essere maschi, contro l'idea del machismo, dell'uomo forte oppure sia quello che canta certe barre in C'est la vie o quello delle barre del feat con Disme in Chakachà. Vieri è un ragazzo gentile, educato, sveglio, intelligente, incontrandolo è sicuramente più vicino al libro che al personaggio pieno di egotrip che impersona quando rappa o forse semplicemente è un ragazzo alla ricerca di ciò che è.

Perché la filosofia di Villabanks, a soli 24 anni?

Questa cosa della filosofia di Villabanks è nata quasi come una barzelletta, me lo disse una ragazza a Barcellona: "Sei un filosofo", mi piacque, me la rubai e decisi di usarlo nelle canzoni. È divertente perché si applica bene a quello che volevo mandare come messaggio nel libro, un pensiero libero, una mia filosofia di vita e quindi ho usato questo nome che è già legato alla mia persona e si prestava bene all'occasione.

Nel libro racconti di un giovanissimo Villabanks nella cameretta che faceva musica senza farla ascoltare. Mi parli degli inizi?

Da piccolino, prima ancora di creare, impersonavo, vedevo i video dei grandi sul palco, davanti alla folla, la guidavano, per questo nel libro parlo di Freddy Mercury, perché non ho mai visto nessuno spostare le persone come faceva lui. Sono cresciuto guardando lui, ma anche l'effetto che Elvis aveva sulla gente che non aveva mai visto mosse del genere e Michael Jackson che faceva mosse assurde che ancora oggi ti chiedi "Come fa un essere umano a muoversi così?". Ovviamente anche io da bambino ho provato a fare il moonwalk. Quello stare in camera, poi, quel mio occupare tempo che avevo a disposizione, negli anni è diventato mille cose, ne parlo nel capitolo intitolato Noia. Parlo del tempo e di come farne buon uso, ne ho passato tanto a scrivere, a registrare da solo la mia musica, sottovoce, per non essere sentito da chi era in casa perché non volevo sapessero quello che dicevo nelle canzoni prima del tempo dovuto, perché poi avrei voluto che arrivassero a tutti, ma ogni cosa a suo tempo.

Quand'è che sei veramente diventato Villabanks?

C'era un distacco tra l'età che avevo e le cose che stavo vivendo e la profondità in cui m'immergevo per vivere quei sentimenti. Villabanks nasce da quel bisogno di esprimermi, condividere, di mettere per iscritto e sotto forma di musica, melodie e parole quello che provo. Prima di chiamarmi così ho fatto vari tentativi: ho cominciato in una band in cui suonavo il sassofono, per diversi anni ho fatto musica sotto il nome di Villa, prima mandando le canzoni agli amici tramite Whatsapp, poi caricandole su Youtube. Villabanks nasce la prima volta che faccio lo sforzo di investire dei soldi in quello che stavo facendo, all'epoca erano 20 euro l'anno per l'iscrizione a Distrokid per caricare i pezzi su Spotify e non solo metterli gratuiti online o mandarli su Whatsapp, perché fino a quel momento era solo per condividerlo con gli amici, poi con la nascita di Villabanks mi sono detto: "Proviamo a fare una cosa che può eventualmente andare da qualche parte e arrivare a qualcuno".

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Leggo La filosofia di Villabanks e trovo dentro molti messaggi giusti e interessanti, contro il sessismo, sulla ridefinizione dell'essere maschi. Eppure questa cosa la trovo in contrasto con alcune delle canzoni che fai, c'è qualcosa che non riesco a comprendere rispetto a questa cosa?

Io non vedo una contrapposizione tra la mia musica e il mio libro, penso sia molto importante esplorare tutto quello che sono nella vita e provare a condividere tutto quello che sono, con la musica. Quello che però bisogna sottolineare è il cambiamento di linguaggio della musica da un mondo in cui conta è sempre più d'immagine: si parla a immagini, si comunica col visuale, e invece passare a un libro ha tutto un altro approccio e il libro permette di trasmettere di più il mio lato sensibile, emotivo ma anche razionale.

Come stanno cambiando le classifiche per voi giovani artisti?

Una volta che sei nell'ambiente sai quali sono le uscite ed è una cosa vergognosa, ti dicono di non uscire una settimana perché c'è già un artista che andrà primo, la settimana dopo un altro, poi un altro e se tu vuoi proprio fare il primo… ma a me non frega un cazzo, io voglio uscire il giorno del mio compleanno, fanculo, però il ragionamento dietro le quinte è quello, ormai hanno tutto organizzato, quindi vedo questa roba, c'è chi si strappa i capelli e io rido.

Ti piacerebbe scrivere per altre persone?

Mi piacerebbe tantissimo scrivere per altre persone come mi piacerebbe cantare testi scritti da altri, spero che mi si presenti presto l'occasione, quello che mi piacerebbe veramente sarebbe scrivere per stranieri, per un francese, sai, è uno spreco avere questi testi che si accumulano, album in francese da parte di cui non so cosa farmene.

Con la collaborazione di Vincenzo Nasto

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