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Venezia no-gender, nuova dichiarazione del Sindaco Brugnaro: “Speculazione culturale”

Il sindaco Luigi Brugnaro parla a proposito dei libri proibiti: “Faremo un lavoro di analisi attenta, per verificare serenamente quali siano, e soprattutto quali non siano, i libri adatti ai bambini”. La dichiarazione arriva dopo giorni di polemiche e manifestazioni in tutto il Paese, in seguito alla decisione del sindaco di Venezia di rimuovere dalle biblioteche scolastiche della città i libri in odore di “ideologia gender”.
A cura di Federica D'Alfonso
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Venezia no-gender: la polemica è diventata ormai di portata nazionale, e le mobilitazioni pro o contro la linea politica adottata dal sindaco Luigi Brugnaro non si contano più. Duemila sottoscrizioni in nemmeno 24 ore per la petizione lanciata dall'attrice Martina Galletta su Change.org, che intende portare la questione all'attenzione del ministro dell'Istruzione Stefania Giannini, auspicando una presa di posizione netta e decisa sulla problematica. Contemporaneamente, dal "Comitato Articolo 26" sono arrivate manifestazioni di appoggio e solidarietà per il sindaco di Venezia: "famiglia e scuola insieme per educare" recita lo slogan dell'associazione, un'educazione possibile soltanto alla luce di un deciso e risoluto "no" alla parola gender nelle scuole. La polemica infuria, com'era prevedibile: istruzione e diritti civili, due temi caldissimi e ancora irrisolti che, messi insieme nella stessa frase, hanno provocato una vera e propria mobilitazione ideologica e, per alcuni versi, politicizzata.

Nelle scuole di Venezia i libri "eretici" erano stati introdotti all'inizio del 2014, nell'ottica di un percorso di educazione alle diversità promosso dalla delegata dell'ormai ex giunta Orsoni per i Diritti civili, Camilla Seibezzi. Il progetto aveva visto l’acquisto di oltre mille volumi per un totale di 49 titoli, scelti da bibliotecari e psicopedagogisti, a libero uso degli oltre settanta educatori che avevano seguito un corso contro gli stereotipi sessuali, religiosi e di nazionalità di origine. "Io avevo messo i libri a disposizione degli educatori, non erano stati imposti. Il nuovo sindaco invece, togliendoli dagli scaffali, impedisce di parlare di certi argomenti con i bambini. Questa è una vera e propria censura di regime", ha commentato proprio la Seibezzi, mobilitata anche lei per lanciare una campagna nazionale contro la scelta del sindaco.

Alle tante voci che in queste ore ingrossano le fila della polemica oggi si è aggiunta proprio quella del sindaco Luigi Brugnaro, il quale ha rilasciato una dichiarazione ufficiale sul sito web del comune di Venezia, reiterata e ribadita a più riprese anche su Twitter. Il sindaco ha denunciato la problematica sui libri definiti "gender" come una vera e propria "speculazione culturale", iniziata a causa di "un'arroganza culturale con cui una visione personalistica della società è stata introdotta nei nidi e nelle scuole per l'infanzia unilateralmente, in forma scritta e senza chiedere niente a nessuno, in particolar modo alle famiglie". Nell'opinione del sindaco infatti, le famiglie devono avere pieno potere e possibilità di scelta su quella che sarà l'educazione dei loro figli, e non esserne aprioristicamente esclusi come invece aveva fatto la precedente amministrazione. Motiva la decisione di ritirare tutti i libri come un modo per poter "verificare serenamente e con piena cognizione di causa quali siano, e soprattutto quali non siano, adatti a bambini in età prescolare". La dichiarazione continua:

È nostra intenzione esaminare con cura e obiettività i testi, non distribuendo quelli inopportuni per i più piccoli, che pure restano liberamente consultabili da parte degli adulti nelle biblioteche. Molti libri, che trattano i temi legati alla discriminazione fisica, religiosa e razziale, sono notoriamente straordinari e verranno certamente ridistribuiti, come ad esempio le opere di Leo Lionni "Piccolo blu e piccolo giallo" e "Guizzino". Le riserve riguardano, invece, alcuni testi come "Piccolo uovo" di Francesca Pardi o "Jean a deux mamans" di Ophelie Texier.

uno dei tweet del sindaco Luigi Brugnaro
uno dei tweet del sindaco Luigi Brugnaro

Il sindaco promette che sarà un lavoro d'analisi accurato e attento, che inizierà prima di tutto con la valutazione di quelle che sono le persone più adatte a questa selezione, con l'unico obiettivo di

evitare ulteriori diatribe e strumentalizzazioni di un argomento che, ad oggi, ha fatto anche troppo parlare di sé.

Una questione delicata, che dovrebbe essere al centro delle politiche di un Paese con l'unico obiettivo di costruire, con criterio, una possibilità concreta di progresso e apertura nei confronti di realtà altre e diversificate, qualsiasi esse siano. Educare con la famiglia, ma anche "alla" famiglia, che sia essa composta da due mamme lupacchiotte come nella favola di Texier o da un padre solo. E, prima di ogni cosa, necessaria è la volontà di fornire a chiunque gli strumenti necessari per rapportarsi nel modo più completo ed informato possibile a tali tematiche, a prescindere dalle posizioni personali che poi si prenderanno: un argomento così, non può mai smettere di far parlare di sé. Se invece, riprendendo un tweet del sindaco Brugnaro, la discussione viene interpretata solo come sintomo di "interessi economici in atto", la politica diviene politicizzazione, e allora sì che sulla questione si dovrebbe tacere. A questo proposito merita attenzione la tagliente considerazione del Premio Strega 2009 Tiziano Scarpa:

L’interesse economico dei libri tirato in ballo dal sindaco, è una mossa di dietrologia che non parla della cosa in sé, ma immagina quello che potrebbe esserci attorno. Il mercato della letteratura per l’infanzia è così piccolo che l’ipotesi d’interessi economici non ha senso, la si può spacciare solo a chi conosce poco l’editoria, a chi non conosce questi libri, ma soprattutto a chi non li vuole conoscere. Pensiamo a Pinocchio. In questa fiaba si parla di un uomo che costruisce un figlio attraverso la tecnologia, senza l’intervento di una donna: vi sembra l’esempio di una famiglia tradizionale? Nelle favole gli animali parlano, gli oggetti si muovono, tutto si trasforma e quindi sono già di per sé eversive perché ci fanno capire quanto il mondo sia molto più grande di quanto ci immaginiamo.

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