Vasinicola: perché in napoletano (e non solo) il basilico si chiama così?
La nostra cucina è ricca di sapori e odori irresistibili. Molti di questi vengono da lontano, e sono entrati a far parte della nostra cultura grazie alla vivacità che ha caratterizzato il Mediterraneo fin dall'epoca antica, portando dietro di sé storie, suggestioni e leggende che talvolta ben poco hanno a che fare con l’alimentazione: è il caso, ad esempio, del basilico, che a Napoli e in molte altre zone del sud Italia porta ancora oggi un nome curioso. Qui la profumata pianta aromatica viene chiamata “vasinicola”: ma perché?
Il basilico: una pianta da re
Risalire all’etimologia del termine è particolarmente interessante: dietro questa parola si nascondo tutta una serie di credenze popolari e pratiche superstiziose che risalgono a tempi antichissimi. Il dialetto napoletano, come si diceva, chiama ancora oggi la pianta aromatica con un appellativo che deriva direttamente dal latino: più precisamente da “basilius”, il quale a sua volta riecheggia il greco “basileios”, ovvero “re”. Sia per i romani che per i greci questa pianta era particolarmente preziosa, “basilikon phyton”, “degna di un re”.
Ma a cosa è dovuta la particolare reverenza con cui gli antichi chiamavano il basilico? È probabile che il nome si riferisse all’usanza, praticata dai nobili imitando i costumi orientali, di cospargersi il corpo con oli e profumi estratti direttamente dalle foglie di questa pianta. Le antiche popolazioni mediterranee, entrando in contatto con i popoli del Medio Oriente e dell’Asia, conobbero molto presto le proprietà cosmetiche e curative del basilico: si dovrà attendere il XVIII secolo per scoprire che oltre alle ottime qualità mediche il basilico è anche un eccellente ingrediente per le nostre ricette.
Pianta nobile o simbolo del demonio?
In effetti, durante tutta la sua lunghissima storia, la vasinicola si è distinta non tanto quale prelibato alimento ma piuttosto come un ottimo strumento contro le malattie del corpo e dell’anima: conosciuto già dagli egizi, il basilico veniva frequentemente utilizzato per le imbalsamature sia per le sue proprietà disinfettanti sia perché ritenuto di buon auspicio per l’aldilà ma, successivamente, greci e romani arrivarono a considerarlo addirittura un segno diabolico. Plinio il Vecchio lo cita quale causa di pazzia, associando il suo nome a quello del mitologico basilisco, mostro mitico in grado di uccidere con un solo sguardo.
Cura o veleno? L’ambiguità del basilico continua a sopravvivere anche durante tutto il Medioevo: molti la utilizzavano come unguento per le ferite, molti altri, come il naturalista Nicholas Culpeper, lo cita nei suoi trattati di botanica come un potente veleno. In molte miniature sacre il basilico ritorna quale strumento del demonio, mentre in molte leggende popolari esso compare quale strumento primario per trovare l’amore: si riteneva che se una fanciulla in età da marito, toccandolo, avesse un tremore, voleva dire che non era più vergine.