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Vasco Rossi ricorda il padre: “Non ti piegasti ai nazi-fascisti, adesso sono tornati”

Con una foto pubblicata su Instagram, Vasco Rossi ha ricordato il padre scomparso e in particolare la scelta dell’uomo di non piegarsi al nazi-fascismo, scelta che gli costò la reclusione in un lager nazista.
A cura di Stefania Rocco
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Con una foto pubblicata su Instagram, Vasco Rossi ha ricordato il padre Giovanni Carlo, morto il 31 ottobre 1979. Il post arriva a 45 anni dalla scomparso dell’uomo, morto dopo una vita difficile segnata anche dalla reclusione in un lager nazista. “Il 31 ottobre del 1979 te ne sei andato piegato dalla fatica”, ha scritto Vasco sul suo profilo, “Ricordo ancora il tuo mezzo sorriso, caro papà… dolce e gentile… L’altra metà te l’avevano portato via i due anni di lager Nazista a Dortmund che avevi dovuto scontare per non esserti voluto piegare alla barbarie del Nazi Fascismo”.

Vasco Rossi: “I nazifascisti sono tornati, lupi travestiti da agnelli”

Facendo quindi riferimento all’attuale situazione socio-politica, Vasco ha palesato la sua preoccupazione per lo stato in un cui versano da qualche tempo l’Italia e il mondo, con particolare riferimento all’avanzata dell’estrema destra. “Non ci crederai… ma sono tornati… lupi travestiti da agnelli…bulli.. arroganti e le facce ghignanti”, ha aggiunto il cantautore sempre rivolgendosi al padre, “Con i loro deliri ..i loro dileggi..la loro propaganda…e la stessa ignoranza. Io resto orgoglioso di te! Viva Giovanni Carlo Rossi… Papà Carlino!”.

Chi era Giovanni Carlo, padre di Vasco Rossi

Giovanni Carlo Rossi, padre del cantautore Vasco, fu uno delle migliaia di soldati italiani che l’8 settembre 1943 si rifiutò di combattere per le truppe nazifasciste. Fu lo stesso Vasco a racconciare orgoglioso quella storia familiare in un post pubblicato diversi anni fa, post che chiarisce il suo rifiuto politico e morale verso gli ambienti di estrema destra. "Durante la guerra, dopo l’8 settembre", aveva scritto, "il Carlino Rossi era stato preso prigioniero dai tedeschi all’isola d’Elba e portato in Germania, in un campo di lavori forzati, uno di quei 600mila soldati italiani che non hanno accettato, per evitarlo, di combattere per i tedeschi contro i loro fratelli per la Repubblica sociale italiana".

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