Vasco Rossi a Giorgia Meloni: “Stiamo andando verso un autoritarismo, lei vuole ordine e disciplina”
Mancano solo poche ore alla prima di sette date di Vasco Rossi allo Stadio San Siro di Milano: il rocker emiliano celebrerà anche un record speciale, 36 date in uno degli impianti più importanti per il mondo della musica italiana. Nelle scorse ore, per celebrare il suo legame con Milano, Vasco Rossi è stato premiato dal sindaco di Milano Beppe Sala nella sala Buzzati del Corriere della Sera, dove è stato intervistato dal giornalista Andrea Laffranchi. Il premio, la Pergamena della città consegnato dal Sindaco, festeggia il suo incontro con Milano e il suo rapporto con lo stadio, che come ironicamente sottolinea il Sindaco, potrebbe esser venduto a lui nel caso le due squadre di calcio, il Milan e l'Inter, non fossero più intenzionate ad abitarlo nelle prossime stagioni. Si alza anche un coro "Vasco Sindaco" e proprio il sindaco Sala sottolinea: "Siamo di fronte a uno dei personaggi più importanti della storia di Milano, anche più dei sindaci che ci sono stati". Per l'occasione, Rossi si lascia andare a un racconto della sua carriera, ma anche degli ultimi anni, come l'uscita del docu-film Supervissuto su Netflix, sfociando anche nella politica, con una riflessione sull'autoritarismo che avrebbe raggiunto il Paese, soprattutto dopo l'elezione del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
L'autore di Sally ha voluto commentare lo stato sociale e politico italiano. Tra gli elementi più interessanti, la dedica a Giorgia Meloni di Asilo Republic, che porterà sul palco durante il suo tour: "L'ho scritta 40 anni fa, ma è particolarmente attuale. Adesso è il momento di Giorgia che dice che ci vuole più ordine e disciplina, quindi la cito dal palco. Sono concetti particolarmente attuali adesso che c'è questa direzione verso un certo tipo di autoritarismo e le libertà vengono derise. Il problema è questa derisione continua, tipica di quella che c'era negli anni '20, io vedo delle somiglianze notevoli". Ma non solo, perché Vasco ha rivendicato anche le critiche subite durante la Giornata della memoria, ricordando suo padre: "Si ricorda perché si spera che non succeda più, mio padre è quasi morto in un campo di concentramento e io sento molto questa cosa qui, neanche riesco a guardare i film sui campi di concentramento. Ma adesso sta accadendo un'altra cosa vergognosa, Netanyahu è un capo di governo criminale, non lo è tutta la popolazione, ma sta facendo cose non accettabili dal punto di vista umano. Ma non puoi dirmi che non posso ricordare l'Olocausto, non c'entra un caz**"
Trentasei show allo stadio San Siro di Milano, il primo a riuscirci. Vasco Rossi, dopo esser stato premiato con la Pergamena della città, ha ricordato anche gli inizi della sua carriera: "Nelle canzoni racconto i miei problemi, rabbie e frustrazioni e ormai sono 45 anni che lo faccio. All'inizio pensavo che le potessero capire in pochi. Sono partito frainteso, facevo ironia e venivo preso sul serio, ma i fan non hanno mai frainteso niente, hanno sempre capito tutto perfettamente". Tra i brani che avrebbero maggiormente influenzato la narrazione negli anni sull'abuso di sostanze stupefacenti di Vasco Rossi, Bollicine e Vita Spericolata: "Si veniva dal periodo in cui ero stato preso come capro espiatorio di tutti i problemi degli anni '80, ma non si può dire che tutta la droga è uguale. Ci sono sostanze particolarmente pericolose, come l'eroina, metterle tutte nello stesso calderone è da criminali". Commentando la lettura di quegli anni di Vita Spericolata, Vasco sottolinea: "Le sostanze che ho usato le ho prese per fare di più quello che volevo fare: scrivere canzoni, stare sveglio. Negli anni 80 con le anfetamine ho preso il volo, ma ero sempre cosciente. Ho sempre usato le sostanze e non mi sono mai fatto usare da loro".