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Vasco Brondi racconta le foto di Luigi Ghirri: “Ha catturato il sentimento eterno dell’Emilia”

In occasione della mostra senzamargine in corso al MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Vasco Brondi ha dialogato con l’opera di Luigi Ghirri, le cui foto acquiste dalla collezione permanente del museo sono ora esposte. “Grazie a lui e ai CCCP ho capito che non serviva andare a New York per raccontare una storia nelle mie canzoni, che il posto dove stavo andava benissimo”.
A cura di Valerio Renzi
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Tra chiusure e riaperture i musei lavorano per presentare opere, mostre, idee al pubblico anche in streaming. Per un'istituzione come il MAXXI di Roma, da sempre attento a integrare all'attività espositiva l'incontro e la discussione, questo è stata la naturale prosecuzione di un lavoro che è nel Dna del museo. È nato così il ciclo di incontri MAXXI live, dove artisti, architetti, scrittori, autori hanno dialogato con le opere esposte nella mostra senzamargine, che presenta le acquisizioni della collezione del museo fatte per il decennale del MAXXI.

Tra gli ingressi nella collazione del museo dedicato all'arte contemporaneo, un gruppo di foto Luigi Ghirri, tra le più significative dell'autore di Viaggio in Italia che, scomparso nel 1992, continua con le sue immagini a influenzare l'immagine collettiva che abbiamo del nostro paese e in particolare dell'Emilia Romagna.

A confrontarsi con l'opera di Ghirri in mostra Vasco Brondi, scrittore e musicista già Luci della Centrale Elettrica, anche lui emiliano che nelle sue canzoni si è confrontato con il racconto della stessa provincia e dello stesso paesaggio, tanto che viene da chiedersi se senza le foto di Ghirri avrebbe mai raccontato della "gigantesca scritta Coop". "Ha dato un'importanza ad alcune immagini che sembravano normali sembravano, senza peso. Lui e i CCCP hanno non per niente anche collaborato, sono secondo me gli artisti che hanno reso l'Emilia qualcosa di modesto e leggendario allo stesso tempo", spiega Brondi a Fanpage.

Poetica, immagini parole che l'artista spiega come gli hanno dato il coraggio "di raccontare quei luoghi", i suoi luoghi.  "I CCCP cantavano ‘non a Berlino non a Londra ma a Carpi', ecco Ghirri faceva la stessa cosa: non è importante andare a New York a fotografare o andare a fotografare chissà quale opera d'arte, bastava il mercatino dell'antiquariato a 2 chilometri, in quelli che chiamava i suoi viaggi domenicali minimi. Ecco questo per me è stato un grande insegnamento capire che il posto dove ero andava benissimo, che le canzoni potevo ambientarle lì, parlando dei miei quattro amici e del chilometro quadrato di città in cui vivevo, questa consapevolezza sicuramente la devo anche a Ghirri".

Poeti, musicisti, artisti della sua stessa provincia a cui Brondi ha dedicato uno spettacolo di parole e musica, dove ha fatto dialogare Lucio Dalla, Pier Vittorio Tondelli, Gianni Celati, Pier Vittorio Tondelli, Cesare Zavattini, Giorgio Bassani con lo sfondo ovviamente delle foto di Luigi Ghirri. Ma quell'Emilia non esiste più: "L'Emilia è un posto che è cambiato. Si è arricchita, si è impoverita, è arrivata la mafia c'è la Lega. È un posto diverso da quello che ha fotografato lui, ma credo che Ghirri avesse questa grande forza che hanno i grandi artisti di andare al di là del momentaneo ,al di là della attualità al di là della superficie delle cose, per andare a toccare una profondità diversa". Per Brondi quelle immagini non sono il racconto dell'Emilia degli anni '80 o '90, quando sono state scattate è in fondo solo un incidente avendo colto "un sentimento eterno in quella terra", immutabile perché come diceva Zavattini ‘la malinconia è originaria del Po altrove si tratta di imitazione'.

Andare, tornare, rimanere e partire, l'amore per la propria casa e l'impulso irrefrenabile di scappare dagli angusti confini della provincia. Come ha risolto queste correnti contrapposte Vasco Brondi? "Non le ho risolte – ammette ridendo – L'Emilia, ma probabilmente qualsiasi posto dove fossi cresciuto, è una calamita fortissima e una forza respingente allo stesso tempo. L'ho risolta andandomene e tornando e andandomene ancora e ritornando. Per me ad esempio è il luogo della scrittura, dove nonostante i viaggi poi solo tornando lì mettevo in fila le idee, ed è il luogo dove sono stato contento di essere in questi mesi di pandemia". Neanche la vittoria della Lega a Ferrara ha convinto Brondi a scegliere una nuova casa: "È anche interessante vivere questo periodo dove una storia secolare tocca uno dei suoi punti più bassi".

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