Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci, scoperto il segreto: “Nasconde l’algoritmo dell’arte”
Un algoritmo. Definito della "divina proporzione". È quanto nasconderebbe l'Uomo Vitruviano di Leonardo da Vinci secondo uno studioso di fama riconosciuta come Roberto Concas, storico dell'arte e già direttore dei Musei Nazionali di Cagliari. Dopo tre decenni di studi, secondo quanto riportato dall'Ansa, lo studioso leonardiano sarebbe finalmente approdato a una scoperta già definita "rivoluzionaria" nel mondo dell'arte. Secondo la teoria del professor Concas, il famoso Uomo Vitruviano di Leonardo sarebbe l'immagine dell'algoritmo segreto che gli artisti hanno usato dal IV al XVIII secolo per realizzare le proprie opere d'arte. Un'opera che nasconde l'insieme delle regole che l'artista avrebbe dovuto seguire per realizzare la "divina proporzione" e dunque un'opera perfetta.
Un algoritmo nell'Uomo Vitruviano di Leonardo
La "Pietà" di Michelangelo ha seguito le stesse regole nel momento della sua realizzazione, così come per i capolavori di Raffaello e ovviamente lo stesso Leonardo nella concretizzazione della Monna Lisa. Regole semplici, che Leonardo ha nascosto nel disegno dell'Uomo Vitruviano per un motivo specifico e importantissimo. Perché temeva probabilmente, secondo Roberto Concas, che tali regole con il passare del tempo finissero disperse e in qualche modo per conservarle bisognava trovare il modo di farle arrivare ai posteri.
Perché Leonardo da Vinci scelse di "ingannarci"?
Ma la domanda a questo punto sorge inevitabile. Perché Leonardo scelse la via dell'inganno, cioè di non svelarci apertamente l'insieme di queste regole e di nascondere l'algoritmo ai più? "Perché con lo svelamento di regole come quelle contenute nell'algoritmo segreto che si rifanno alla divina propozione", ha dichiarato lo studioso sardo sempre all'Ansa, "Se Leonardo avesse svelato che l'Uomo Vitruviano era tutto questo, lo avrebbero messo al rogo". Secondo gli studiosi, la scoperta del professor Concas può definirsi straordinaria perché crea un nuovo paradigma di lettura nella storia dell'arte, un canone rimasto inedito per ben quattro secoli.