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Un secolo di Disney: i 100 anni che hanno riscritto il nostro immaginario

Il 16 ottobre del 1923 Walt Disney e suo fratello Roy, ex-titolare di una ditta di aspirapolveri, fondarono a Hollywood i Disney Brothers Cartoon Studio, riscrivendo da allora il nostro immaginario collettivo: le favole per come le conosciamo noi sono figlie della versione di Walt Disney.
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Un giorno di molto tempo fa, all’apice del loro successo nei favolosi anni ’60, John Lennon aveva dichiarato in un’intervista, con una certa ironia poco raccolta, che, in quel momento, i Beatles nel mondo erano più famosi di Gesù Cristo: non aveva del tutto torto ma erano tempi differenti e meno veloci. Oggi con i social e le infinite nicchie di popolarità, più o meno grandi, sarebbe quasi impossibile fare un paragone o trovare un esempio simile alzante. Però c’è chi, nonostante il passare dei decenni – anzi di un intero secolo -, potremmo affermare senza tema di smentita che sia noto a chiunque in qualunque parte del globo terracqueo o quasi: Walt Disney. O meglio “la” Disney: probabilmente non tutti ricordano più chi fosse il vecchio Wallie ma di certo gli stessi tutti conoscono, senza dubbio, il nome della più grande multinazionale dell’intrattenimento del mondo.

Oggi ricorre il centesimo anniversario dalla nascita della Disney, la casa di Topolino celebra 100 anni di attività: era il 16 ottobre del 1923 quando Walt Disney e suo fratello Roy, ex-titolare di una ditta di aspirapolveri, fondarono a Hollywood i Disney Brothers Cartoon Studio e firmarono il primo contratto per 12 film con la distributrice di cartoni animati newyorchese Margaret Winkler. Ma fu nel 1928, cinque anni dopo, che fecero la sua prima apparizione al grande pubblico Mickey Mouse e Minnie, nell'ormai leggendario cortometraggio Steambot Willie che cambiò per sempre il mondo della narrazione e forse il mondo tout court. Mickey Mouse, Topo Mickey, Topo Michelino, Miche-Lino, Topo Lino, Topolino. Lo so: quando l’ho scoperto sono rimasto a bocca aperta anch’io, un po' come quando ho realizzato in tarda età (e sinceramente mi vergogno a dichiarare quanto fosse tarda) che falegname è colui o colei che “fa il legname”!

Fu il primo a sincronizzare la sequenza dei disegni col suono e nel 1937, un altro momento storico: l'uscita nei cinema di Biancaneve e i Sette nani, primo di tanti capolavori d'animazione che hanno riscritto le favole e il nostro modo di viverle e regalando grande dignità alla letteratura per immagini, basti pensare a quell’immenso capolavoro che è tuttora Fantasia.
Sarebbero troppi i titoli da elencare o i personaggi da citare: sono certo che ognuna e ognuno di noi abbia almeno un ricordo fondamentale della propria vita, legato ad un personaggio o un film o un gioco o un prodotto Disney.

Disney, con l’intero mondo di personaggi che porta con sé, ha riscritto inequivocabilmente il nostro immaginario collettivo anzi credo che Walt Disney possa essere annoverato fra i grandi narratori dell’infanzia che hanno creato il nostro immaginario nei secoli: Basile, Charles Perrault, i Fratelli Grimm, Andersen e lui. Ognuno di loro nei secoli ha preso il materiale della tradizione orale, le storie che si raccontavano ai bambini e alle bambine al lume di una candela, ai piedi del letto e le ha riscritte, aggiornate, adattate al proprio tempo: le storie, le favole più famose, per come le conosciamo noi, sono figlie della mente e e del lavoro di Walt Disney che le aveva cambiate e riscritte per adattarle a quello che per lui era il gusto dell’epoca.

Walt Disney è importante anche per questo: si è inserito nel solco della grande e millenaria tradizione della narrazione. Le favole per come noi le conosciamo e per come noi le “diamo per scontate” sono in realtà la versione della Disney: la Sirenetta nel finale originale muore suicida, nella versione originale de La Bella addormentata nel bosco, la principessa non viene risvegliata da un bacio del Principe, ma da uno dei tre gemelli che partorisce mentre dorme e che le succhia la spina dal dito, risvegliandola, figli del Principe che l’aveva “amata” (leggi stuprata) mentre era inerme e non consenziente; Cenerentola ha dei risvolti splatter difficilmente immaginabili (su tutti: le sorellastre si automutilano tagliandosi dita e calcagno pur di calzare la dannata scarpetta); i 7 nani non sono nani; il Principe Azzurro non viene citato in alcuna fonte ed è un nome totalmente inventato da Wallie; Peter Pan ammazza ferocemente i suoi nemici e chiunque in generale si metta contro di lui, le guerre fra indiani, bambini e pirati sono reali, Uncino viene sbranato vivo dal coccodrillo, eccetera eccetera eccetera

Quindi saremmo dei completi idioti se ci lamentassimo che le favole continuano ad essere riscritte ed adattate, saremmo stupidi e razzisti se ci lamentassimo del fatto che la Sirenetta possa cambiare il colore della pelle… ah no? (cit). Ma forse in definitiva è proprio questa la magia delle favole (e il più grande pregio di Walt Disney): sono immortali perché sempre vive e sempre cambiano con noi. Certo, avrebbe potuto fare un ritratto della donna un po' meno, anzi molto meno, sessista e classista, rendendola emancipata e non completamente asservita all’uomo ed esclusivamente dedita alla famiglia ma qualcuno potrebbe obbiettare che erano altri tempi e che negli anni la Disney ha proposto, giustamente, nuovi e più equi modelli femminili. D’altronde non per niente si dice che Walt Disney fosse razzista, antisemita, suprematista bianco e sessista… ma questa è un’altra storia che meriterebbe tutt’altro tipo di cura e attenzione.

Oggi, cento anni e miliardi di dollari dopo, la Walt Disney Company è un colosso multimediale cui, negli anni, si sono aggiunti altri mondi della fantasia, ultra-noti, come Pixar (nel 2006), Marvel (2009) e Lucasfilms (2012), dando così vita ad un universo che va da Topolino ai supereroi fino ad arrivare alla galassia lontana lontana di Star Wars. E che ci piacciano o meno le multinazionali o le favole, non credo ci sia essere umano al mondo che non conosca il nome di Walt Disney: l’uomo che riscritto il nostro immaginario, forse più famoso persino di Gesù.

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