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Un bagno di folla per il nuovo Lago dei cigni di Alexei Ratmansky al Teatro Alla Scala

Il Teatro Alla Scala riporta a Milano il coreografo Alexei Ratmansky per una nuova versione de Il Lago dei cigni, in scena fino al 15 luglio con il Corpo di Ballo della Compagnia di Balletto diretta da Mauro Bigonzetti.
A cura di Massimiliano Craus
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Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, ph. Brescia e Amisano
Nicoletta Manni e Timofej Andrijashenko, ph. Brescia e Amisano – Teatro Alla Scala

Il coreografo Marius Petipa ed il compositore Piotr Ilich Ciaikovskij tornano ad essere protagonisti al Piermarini di Milano, esattamente un anno dopo le trionfali rappresentazioni de La Bella addormentata di Alexei Ratmansky. Quest'anno il bis del quarantasettenne coreografo di San Pietroburgo è sulle corde del titolo più amato del repertorio ottocentesco, quel Lago dei cigni rappresentato per la prima volta proprio al Teatro Marinskij di San Pietroburgo nel 1895, città natale del coreografo e di altri tanti altri titoli salienti del repertorio. Del resto Alexei Ratmansky è ormai noto al mondo del balletto per le sue scorribande in lungo ed in largo tra i classici, rispolverando le notazioni Stepanov, custodite presso la Harvard Theatre Collection al pari di altri documenti del tempo, fermi restando i concetti nuovi figli della coreografia moderna.

Il Lago dei cigni, masterpiece del repertorio di balletto

I quattro atti della prima rappresentazione de Il Lago dei cigni pietroburghese del 1895 portano la firma di Marius Petipa e Lev Ivanov. Gli atti terreni del palazzo sono a firma del coreografo marsigliese, entrambi immaginati a corte con il principe Sigfried impegnato a cercar moglie o sposare la sua Odette. Il terzo atto, quello nero del repertorio per la presenza in scena del cigno nero Odile, scompaginerà l'intero mondo romantico dei due protagonisti che nella prima rappresentazione del 1895 furono interpretati da Pierina Legnani e Pavel Gerdt. Il secondo e quarto atto originali, per intenderci gli atti bianchi del Lago, sono invece griffati dal coreografo russo Lev Ivanov, autore dell'esempio massimo del tardo romanticismo bianco di balletto. Il sogno dei due protagonisti si infrangerà contro il male nero di Rothbart e del cigno Odile, abili ad ingannare il malcapitato principe cui gli sfuggirà di mano il destino proprio ed altrui. Fino all'epilogo dello scontro sulle acque agitate del lago dove, per lungo tempo, il male ha sconfitto il bene. Giusto in tempo per cambiare il volto a quel lago dove, per una serie di considerazioni anche politiche, si è preferito far vincere il principe ed il bene a scanso di equivoci figli legittimi della Guerra Fredda che incombeva. Del resto non si dimentichi che il balletto ed Il Lago dei cigni sono stati vessilli della tradizione sovietica per cui, a maggior ragione, non potevano affatto essere screditati agli occhi del mondo da un Sigfried sconfitto in riva ad un lago.

Il Teatro Alla Scala e l'Opernhaus di Zurigo insieme nel Lago dei cigni

Il Lago dei cigni, ph. Brescia e Amisano Teatro Alla Scala di Milano
Il Lago dei cigni, ph. Brescia e Amisano – Teatro Alla Scala di Milano

La lotta più o meno cruenta tra il bene ed il male de Il Lago dei cigni irrompe sulle tavole del Piermarini di Milano con uno dei coreografi più accreditati del momento, capace di ridare fiato alle trombe della tradizione classica in una compagine di balletto ormai a maggiore trazione contemporanea. La nomina di Mauro Bigonzetti ha innanzitutto italianizzato il balletto scaligero, insistendo su questo versante anche nel cast in scena con Il Lago dei cigni che vedrà alternarsi fino al 15 luglio i vari Nicoletta Manni, Vittoria Valerio, Martina Arduino, Claudio Coviello, Nicola Del Freo con il lettone Timofej Andrijashenko mosca bianca del gruppo. Senza dimenticare i tre cast di Rorhbart appannaggio di Mick Zeni, Alessandro Grillo e Riccardo Massimi. Inversione di tendenza che alcuni premiano per il coraggio di lanciare i giovani talenti made in Italy al contrario di altri che, invece, paventano un ridimensionamento dell'interesse coreutico nelle stanze dei bottoni scaligeri. Al futuro l'ardua sentenza, tuttavia è innegabile il fermento di questi giorni attorno al titolo ed al suo coreografo, impreziositi dalla bacchetta dello specialista del repertorio russo Michail Jurowski, nell'allestimento in collaborazione con l'Opernhaus di Zurigo già acclamato al di là delle Alpi.

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