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Coventrizzare: un’agghiacciante parola nata settantasei anni fa

Nel silenzio affollato dei dizionari si trovano parole che non si vorrebbero trovare, coniate con gioia da persone turpi. E sono fra le più importanti.
A cura di Giorgio Moretti
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Coventry, città industriale delle Midlands Occidentali, Inghilterra. È la notte fra il 14 e il 15 novembre del 1940, settantasei anni fa. La Luftwaffe, l'aviazione nazista, muove un possente attacco aereo –  forse il più devastante che il mondo avesse visto. Guidato, fra gli altri, dal famigerato camerata Kesselring, smiling Albert, che non avrebbe smesso di sbeffeggiarci anche dopo la fine della guerra.

Si portava in scena un copione perverso rodato con l'attacco a Guernica nel '37. Era stato richiesto dal generalissimo Franco, e lì i nazisti avevano inventato un concetto di bombardamento aereo del tutto nuovo: un bombardamento che aveva lo scopo di radere completamente al suolo una città, senza lasciare in piedi un solo muro, viva una sola persona. L'orrore di Guernica fu disteso da Picasso sulla sua enorme tela, e Coventry era una città ben più grande e importante della piccola Guernica. I morti non si contarono, e davanti ad un dispiegamento di forze così massiccio gli inglesi furono inermi.

Fu Goebbels, Ministro della Propaganda del Reich, a coniare l'indomani con grottesco orgoglio il termine "coventrizzare" ("koventrisieren"). Goebbels era molte cose, ma di sicuro non era uno stupido: il suo neologismo è un'immagine sintetica ed eloquente, con una perversa poesia. Il trattamento riservato a Coventry diventa un trattamento esemplare – elevato in un verbo a nuovo paradigma di distruzione, di cui andare fieri.

Ogni dizionario la riporta, e il significato è semplicissimo: distruggere totalmente con un bombardamento aereo. Ma come usarla? Anzi, chi mai la usa?
Non è una parola da pronunciare con leggerezza – e in effetti rimane quasi un tabù; la tragedia della sua nascita impone quel marchio di serietà che contraddistingue i supremi crimini della guerra, senza quasi possibilità di usi figurati, o ironici. Se dico che il capo mi ha coventrizzato la relazione, al meno sto sfoggiando un humor greve.

Si può dire che la vocazione più alta di questo verbo sia quella di continuare a significare solo le distruzioni d'oggi che in controluce richiamano Guernica e Coventry. Quella di far accedere il nome grottesco di un vecchio trauma per chiamarne di nuovi, invitando Goebbels a ripetercelo, a ricordarci come uscivano le parole dalla sua bocca. Come uscivano quando celebravano le ferite aperte nel corpo vivo di un'Europa che dovrebbe ricordare meglio le proprie cicatrici, e il valore della sua scocciata unità.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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