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Insulti a un finto Umberto Eco per il sì al Referendum: “Ti sei venduto a Renzi”

Sul web divampano gli insulti contro Umberto Eco, reo di essersi espresso a favore del Sì al referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre, ma la notizia è (ovviamente) falsa.
A cura di Redazione Cultura
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Il "finto" Umberto Eco
Il "finto" Umberto Eco

Sembra uno di quei paradossi che avrebbe potuto inventarsi di persona. Da ieri, infatti, è diventato virale sul web una notizia in cui Umberto Eco avrebbe fatto endorsment per il Sì al prossimo referendum costituzionale del 4 dicembre, con tanto di virgolettato:

Chi voterà NO è un imbecille e i grillini sono una legione d’imbecilli.

Naturalmente la notizia, pubblicata da Ermes Maiolica sul sito Tg24.live, è un fake perché come tutti sappiamo (o almeno dovremmo sapere), il grande scrittore italiano è scomparso lo scorso febbraio, lasciando gli italiani e mezzo mondo culturale in lutto per la perdita di uno dei più grandi scrittori, semiologi e interpreti della contemporaneità.

La foto che sta affollando il web in da ieri è quella di un personaggio che gli somiglia solo parzialmente e che indossa una maglietta di propaganda per il Sì al referendum costituzionale, da ieri ha cominciato a rimbalzare sui profili social, scatenando reazioni feroci contro Umberto Eco, che ovviamente non l’ha mai pronunciata essendo purtroppo scomparso il 19 febbraio scorso, due mesi prima che il referendum fosse indetto. Tra l'altro, nella foto originale si nota che l'uomo accanto al falso-Eco è Beppe Sala, l'attuale sindaco della città di Milano, a sua volta ignaro di ciò che sarebbe accaduto.

Eppure non tutti, in particolare sul web, sembrano essere al corrente della morte di Eco, come testimonia la valanga di insulti ricevuti dal professore sui social, anche per quelle dichiarazioni in cui si sarebbe scagliato contro il MoVimento 5 stelle. E così da ieri si sprecano i commenti più diversi. C'è chi accusa Umberto Eco di essersi venduto al governo Renzi, chi minaccia di non comprare mai più un suo nuovo libro, chi invece approva l'endorsment in favore del Sì, insomma, ce n'è per tutti i gusti.

Nel giugno del 2015 la sua opinione sulle “legioni di imbecilli” a cui Internet avrebbe dato diritto di parola scandalizzò i social network, ma la beffa che lo coinvolge da ieri sembra davvero dargli ragione, anche se postuma.

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