Umberto Boccioni a 100 anni dalla morte: l’eterno fluire dinamico dell’arte
"Da quest'esistenza io uscirò con un disprezzo per tutto ciò che non è arte. Tutto ciò che vedo al presente è un gioco di fronte a una buona pennellata, a un verso armonioso, a un giusto accordo. C'è solo l’arte". Umberto Boccioni è considerato una delle figure più rappresentative dell’avanguardia italiana del primo Novecento: durante la sua breve vita ha saputo attraversare e fare proprie le maggiori novità artistiche dell’epoca, dal divisionismo al futurismo, dall'espressionismo al cubismo, senza mai spersonalizzare o impoverire la propria originaria ricerca. Esiste infatti, nella pittura e nelle sculture di Boccioni, sempre un preciso rapporto fra spazio e oggetto rappresentato, che restituiscono, nel loro intrecciarsi e fluire l'uno dentro l'altro continuamente, l'aspetto della realtà che più lo ha interessato: il movimento.
Ma quella di Boccioni è un'esperienza tanto intensa quanto breve: il 17 agosto del 1916, a soli 33 anni, cade da cavallo durante un'esercitazione militare, e muore. La sua attività artistica era iniziata da appena dieci anni, da quando a Milano aveva preso parte al movimento Futurista di Filippo Tommaso Marinetti. Se la poesia in quegli anni veniva concepita dallo stesso Marinetti come "un violento assalto contro le forze ignote, per ridurle a prostrarsi di fronte all'uomo", la pittura aveva trovato il suo corrispettivo nell'opera innovativa di Umberto Boccioni: insieme a Giacomo Balla e Gino Severini l’artista aveva scritto e firmato, nel 1909, il "Manifesto dei pittori futuristi", un'aperta dichiarazione di guerra ai modelli figurativi del passato, abbandonando i paesaggi e la contemplazione della realtà e scegliendo come soggetti della rappresentazione la città, le macchine, la caotica realtà quotidiana. Perché:
tutto si muove, tutto corre, tutto volge rapido, le cose in movimento si moltiplicano, si deformano, susseguendosi, come vibrazioni, nello spazio che percorrono.
Nelle sue opere Umberto Boccioni esprime magistralmente questo nuovo modo d’intendere il mondo, caratterizzato dall'assoluta centralità del movimento delle forme e della concretezza della materia: se all'inizio nelle sue tele persiste il cubismo ammirato nei viaggi in Francia, rapidamente egli se ne staccherà per prediligere la pittura del movimento assoluto, ininterrotto, scioccante.
Il violento fluire della realtà: tre opere
In quadri come "La strada entra nella casa", risalente al 1911 e oggi custodito dallo Sprengel Museum di Hannover, i colori diventano emozioni, violentemente impresse nella tela con una forza che sembra riuscire a piegare perfino gli edifici. Boccioni stesso descrisse quest’opera così:
Tutta la vita, i rumori della strada, irrompono contemporaneamente come il movimento e la realtà degli oggetti fuori. Il pittore non si deve limitare a ciò che vede nel riquadro della finestra, come farebbe un semplice fotografo, ma riproduce ciò che può vedere fuori, in ogni direzione, dal balcone.
La ricerca pittorica di Umberto Boccioni in pochi anni si affina a tal punto da riuscire a riprodurre, sull'immobilità della tela, il movimento di un corpo nello spazio. I colori, puri ed aggressivi, si succedono nella composizione creando azione e forza, come nel caso di "Dinamismo di un ciclista": realizzata nel 1913, l'opera appartiene alla Collezione Mattioli, ed è attualmente conservata in deposito a lungo termine presso la Peggy Guggenheim Collection, nel Palazzo Venier dei Leoni, a Venezia.
Ma la più celebre e significativa opera, in questo senso, resta sicuramente "Forme uniche della continuità nello spazio". Boccioni iniziò la propria carriera di scultore nel 1912: "In questi giorni sono ossessionato dalla scultura! Credo di aver visto una completa rinnovazione di quest'arte mummificata". Un anno dopo, aveva già completato il suo capolavoro più famoso. La scultura è raffigurata sul retro delle monete da 20 centesimi di euro italiane e se ne conoscono varie versioni, tra cui una al Museo del Novecento di Milano, una alla Tate Modern di Londra, una al MoMa di Manhattan, una al Metropolitan Museum di New York, e una alla Galleria Nazionale di Cosenza.
La scultura rimane ad oggi l'esempio più alto di come Boccioni concepisce l'interazione di un oggetto in movimento con lo spazio circostante. Osservandola ci si troverà dinanzi ad una figura umana che cammina, priva di alcuni arti e del suo "involucro esterno": si riconoscono i muscoli in tensione, i polpacci, le articolazioni, come se più che un essere umano si osservasse un ingranaggio in movimento. Osservando la figura da destra il torso sembra essere pieno, ma se si gira intorno alla statua e la si osserva da sinistra esso si trasforma in una cavità vuota. Se vista lateralmente, la statua dà l'impressione di proiettarsi energicamente in avanti, tuttavia se la si guarda frontalmente o a tre quarti si può notare una torsione o avvitamento delle forme nello spazio. Una figura affascinante, che sembra modellarsi a seconda dello spazio circostante, quasi fosse modellata dall'aria che la attraversa.
Le iniziative per il centenario
Umberto Boccioni era nato a Reggio Calabria il 19 ottobre 1882, ma da bambino si era spostato con la famiglia a Forlì. La sua città natale ha scelto di celebrare il primo centenario della scomparsa dell’artista con una serie di incontri e un evento molto particolare. Il Circolo Filatelico dell’Associazione Culturale Anassilaos ha infatti chiesto all’artista Alessandro Allegra di realizzare un ritratto di Boccioni, da utilizzare in una cartolina commemorativa, contemporaneamente alla stampa di un francobollo da parte del Poligrafico dello Stato che riproduce un dipinto di Boccioni denominato "Dinamismo di una testa d’uomo", realizzato nel 1914 e conservato presso il Museo del Novecento di Milano.