Ugo Mattei e la sua causa per l’acqua pubblica, intervista al presidente dell’Abc
Il lavoro di Ugo Mattei, giurista di riconosciuto alto profilo, si è distinto per un impegno politico e culturale molto forte: la sua attività di ricerca concepisce il diritto come un campo aperto, estremamente sensibile ai mutamenti politici, ai condizionamenti sociali e antropologici che subisce. Particolarmente significativi, in questa direzione, sono suoi lavori come Il saccheggio (Plunder, 2012) scritto con l'antropologa Laura Nader: una lunga analisi su come le strutture del diritto occidentale sono state manipolate e sradicate dalla loro tradizione per favorire il capitalismo; fino al più recente Controriforme (Einaudi, 2013) un'analisi di come le riforme politiche hanno, nell'ultimo trentennio, assunto un profilo sempre più conservatore. La sua attività in Abc è balzata agli onori delle cronache solo per questioni polemiche, alcune oggetto di quest'intervista, ma il pubblico non ha forse avuto modo di conoscere lo spirito legato alla riforma amministrativa dell'Arin, legata al referendum di due anni fa.
LM Ugo Mattei, lei da anni sta studiando sotto il profilo giuridico e filosofico-politico il concetto di bene comune, potrebbe provare a sintetizzare per noi una efficace definizione di ciò che il bene comune è, e soprattutto di quello che, per lei, un bene comune non è?
UM Secondo la definizione offerta dalla c.d. Commissione Rodotà nel 2008, poi utilizzata dalla nostra giurisprudenza, dallo Statuto della Città di Napoli e da quello di ABC sono comuni quei beni (come l’acqua, la cultura, le bellezze naturali) le cui utilità sono funzionali all’esercizio di diritti fondamentali della persona e devono essere accessibili a tutti. Devono essere inoltre governati anche negli interessi delle generazioni future. E’ importante notare che i beni comuni non sono una categoria merceologica ma divengono tali quando le comunità li riconoscono come tali. Comuni non sono i beni in sè, che possono essere tanto in proprietà privata quanto pubblica, ma le utilità che essi generano. Per esempio io posso essere proprietario di un quadro di Picasso ma quando muoio non posso farmi cremare con quel quadro perché le sue utilità appartengono anche alle generazioni future.
LM: A seguito del referendum sull’acqua pubblica nel 2011, lei è entrato nell’amministrazione della Arin SPA, per trasformarne lo statuto giuridico, ci vuole spiegare in cosa è consistito esattamente il suo lavoro?
UM: Società per Azioni sono istituzioni di mercato pensate per aumentare il profitto e il valore delle azioni. Esse sono informate ad una logica di brevissimo periodo, non a quella ecologica e di lungo periodo che deve presiedere al governo dei beni comuni. Un’ azienda Speciale partecipata, istituzione che ho contribuito a “inventare” e realizzare a Napoli ha invece nel proprio DNA una logica ecologica e di lungo periodo. Non mira al profitto ma al pareggio di bilancio, si rapporta con le risorse in modo generativo, non estrattivo. Il mio lavoro è stato quello di studiare come si potesse trasformare giuridicamente una SPA in Azienda speciale, un’operazione coerente con l’esito referendario ma in tensione con il nostro diritto che ancora è molto squilibrato a favore del privato. In Italia il passaggio dal pubblico al privato è agevolissimo (basti pensare a tutte le privatizzazioni); quello inverso è davvero complesso sul piano tecnico e politico. Comunque ce l’ abbiamo fatta e stiamo per questo dando molto fastidio a molti!
LM: Ora L’Abc, ( questo il nuovo nome dell’azienda) è tornata ad avere uno statuto pubblico, in cosa consiste adesso il suo compito di presidente e amministratore?
UM: Il mio compito è quello di far sì che la trasformazione che abbiamo conquistato con grande fatica venga pienamente compresa dalla cittadinanza, dalle forze politiche e sociali e dalle burocrazie comunali. E’ una vera rivoluzione culturale quella necessaria per comprendere come debba funzionare un’ “istituzione bene comune” come ABC. Certo la “ripubblicizzazione” non può essere una regressione ad un vecchio modello pubblico burocratico e sprecone, ma deve essere invece un passo avanti, un modello di buon governo partecipato, ecologico, sobrio e virtuoso.
LM: Perché è così importante che, oltre al semplice statuto giuridico, muti anche il modo di amministrare l’azienda?
UM: Lo statuto è importante ma è pur sempre un pezzo di carta se non viene interpretato in modo coerente con la vocazione di ABC la quale, lo ripeto, è quella di governare l’ acqua come “bene comune” mettendola al riparo da ogni futura tentazione di privatizzazione e gestendola in modo ecologico anche nell’interesse dei napoletani che ancora non sono nati.
LM: Ha incontrato delle resistenze, durante questo suo percorso, di natura politica e culturale?
UM : Certo che ne ho incontrate e ne incontro ancora moltissime. ABC bene comune sconvolge vecchie logiche di potere, costruisce un nuovo modello destinato a diffondersi nel paese, rompe con sacche di privilegio. Ma ho anche incontrato tanta solidarietà da parte di semplici lavoratori che in fondo apprezzano questo nuovo corso e riconoscono in me una persona che cerca di interpretare con onestà e coerenza una visione di lungo termine.
LM: La stampa le ha mosso delle critiche cui ha l’occasione di rispondere, gliene elenco alcune: è stato contestato il fatto che il presidente dell’azienda non provenga dal territorio e sia presente solo per brevi periodi in città; le è stata contestata una consulenza presso un’università privata del nord con cui collabora. Come risponde a tutto ciò?
UM: Guardi io non vedo l’ ora di poter cedere il testimone a qualcuno di Napoli che condivida lo spirito della trasformazione e che abbia a cuore il modello istituzionale che stiamo costruendo. Personalmente, per restare a Napoli ad occuparmi di ABC ho rinunciato ad altri ben più comodi CDA al nord. Appena individueremo la persona giusta sarò più che lieto di andarmene, anche se a Napoli ho parenti ed amici. Ma senza alcuna iattanza dico che il lavoro svolto fin qui non avrebbero potuto farlo molti altri nel paese. E qui vengo alla seconda critica. Per innovare bisogna studiare tanto e bene. Non si puo’ farlo da soli ma occorre avere dei gruppi di lavoro sulla cui affidabilità, competenza e serietà uno possa mettere la mano sul fuoco. Lo IUC di Torino é il solo che mi da queste garanzie ed ho ritenuto necessario affidarmi a quell’istituzione, la sola in Italia che studia i beni comuni fin dalla sua origine.
LM: E’ vero che la nuova organizzazione dell’azienda Abc implica l’istituzione di un ‘parlamentino dell’acqua’ un organismo di controllo dell’azienda che sia esterno alle logiche politiche e di mercato? Come funzionerà? Perché è così importante?
UM: Lei si riferisce al Comitato di Sorveglianza. E’ già istituito per tre quarti ed è in attesa di essere convocato dall’Assessore Calabrese per iniziare davvero a funzionare. I lavoratori di ABC hanno eletto (con una partecipazione altissima) i loro cinque rappresentanti. Altri cinque componenti sono stati eletti dal Consiglio Comunale di Napoli. Altri cinque li abbiamo sorteggiati fra gli utenti che hanno ricevuto l’ informativa nelle bollette di luglio. Siamo in attesa di cinque rappresentanti del mondo ambientalista che verranno a loro volta sorteggiati. Il Parlamentino è presieduto dall’ Assessore competente e ha una funzione di controllo ed indirizzo non burocratico, ma sostanziale, di grande importanza. Vede, una SPA mira al profitto, ed il mercato è l’ istituzione che ne controlla il successo. ABC vuole andare oltre la logica del mercato, verso quella davvero ecologica e generativa. Il parlamentino verrà dotato degli strumenti necessari (che stiamo studiando a fondo) per controllare in modo oggettivo, tramite innovativi strumenti di “partita tripla” la realizzazione della vocazione ecologica e sociale di ABC.
LM: Ritiene di aver subito pressioni politiche dall’attuale giunta comunale? Perché è convinto che il nuovo modello aziendale non subirà più condizionamenti politici?
UM: Io non conoscevo de Magistris quando sono stato chiamato a Napoli. Ho molto apprezzato quanto mi abbia sempre incoraggiato senza chiedere nulla in cambio. Credo di averlo ripagato con lealtà ed impegno nell’interesse di tutti i napoletani e dei beni comuni. In futuro, quale che sia la maggioranza del momento, la vocazione di ABC dovrà essere rispettata e il Parlamentino vigilerà affinché ciò avvenga. Se si vorrà far profitti sull’ acqua, o indebitarsi dando in pegno le azioni o muoversi in una logica di finanza creativa occorrerà smontare tutto e ci si confronterà con lavoratori convinti del loro ruolo. Per questo sono ottimista. Inoltre ABC non resterà da sola. In giugno, presente il sindaco, abbiamo lanciato Federcommons (i vostri lettori possono guardare il breve documentario su ABC per Federcommons, su YouTube) l’Associazione dei gestori che vogliono rispettare davvero il Referendum del 2011. Grazie all’impegno di Napoli daremo un’organizzazione delle circa 2000 aziende interamente pubbliche che gestiscono servizi e che devono recuperare coraggio e dignità. Stiamo costruendo egemonia.
LM: Cosa pensa del modo in cui il referendum sull’acqua del 2011 è stato accolto sul territorio nazionale? Ritiene che la risposta delle amministrazioni sia stata adeguata?
UM:Tutti i governi ed i poteri forti, locali e nazionali, praticamente senza distinzione ad eccezione dell’amministrazione di Napoli (ritengo mutatis mutandis Regione Puglia, Palermo e Messina come possibili altre eccezioni) hanno cercato di sovvertire il risultato del referendum attraverso un atteggiamento truffaldino, ipocrita e disonesto. Insieme al Prof. Lucarelli, ex Assessore ai beni comuni di Napoli, mi sono dannato l’anima anche come Avvocato in Corte Costituzionale dove abbiamo rappresentato la Puglia e dove abbiamo ottenuto una significativa vittoria stabilendo il principio che esiste un vincolo referendario che va rispettato. Ma sembrano le grida manzoniane di fronte a tanta bulimia!
LM Lei ha spesso affermato che questa esperienza ha potenzialità innovative molto forti, può spiegare tali potenzialità (anche in altri settori) ai nostri lettori?
UM: Pensi a un governo dei trasporti pubblici che ragiona in chiave ecologica controllato da cittadini, utenti e lavoratori con a cuore la propria città o regione; pensi a un governo degli asili nido che coinvolga istituzionalmente genitori e maestre nella gestione; pensi a un parlamentino dei teatri comunali gestiti come beni comuni….pensi a un nuovo pubblico trasparente, efficiente, onesto e partecipato. Ecco, Napoli con ABC ce la sta facendo a realizzare questo sogno pur essendo noi partiti da una situazione molto difficile. Se ci riusciamo a Napoli é ovvio che possono riuscirci anche altri e allora sarà finita l’era del saccheggio…..
LM: Qual è lo stato della gestione delle risorse idriche nel mondo, secondo lei? Ed in Italia rispetto agli altri paesi?
UM: Ci sono quasi un miliardo di persone che non hanno accesso ad acqua potabile al mondo. È ovvio che in Italia stiamo molto meglio, anche perché l’ Italia è nella sua quasi totalità ricca d’ acqua. Ma dove l’acqua è gestita da privati, la ricerca del profitto incentiva lo spreco e cominciamo ad avere fenomeni molto preoccupanti di eccessiva estrazione soprattutto in Emilia e Toscana. Il mondo avrà molto presto ancora più sete, ci saranno sempre più guerre per l’acqua e con le tecnologie che ci sono non sarà difficile depredare i paesi ricchi d’acqua, come oggi vien fatto con quelli ricchi di petrolio e di risorse minerarie. Basta ragionare sul lungo periodo per rendersi conto di quanto sia irresponsabile mettere sul mercato internazionale le risorse idriche sotto forma di gestione SPA. Ecco, quando questo succederà nella mia Torino o in tanti altri luoghi in cui i comuni preferiscono accedere al credito bancario piuttosto che governare l’acqua come bene comune, ecco che i napoletani saranno grati a De Magistris, Lucarelli e spero anche un po’ a Pierobon, Pisani, Massamormile ed il sottoscritto, che trasformando in ABC la SPA di cui eravamo consiglieri abbiamo impedito per sempre la vendita di pacchetti di azioni ARIN alle multinazionali della predazione!
LM: Perché è così essenziale cambiare la mentalità delle persone rispetto ai beni comuni?
UM: Ad esempio, se i napoletani risparmiassero di più l’acqua, facendo docce di tre minuti invece che di dieci, lavando un po’ meno le auto o innaffiando in modo più efficiente, avrebbero acqua migliore. Essa verrebbe in maggior percentuale dal Serino e ABC non dovrebbe andare a comprarla di qualità peggiore da privati concessionari della Regione e poi mescolarla…Perché, alla fine, se i cittadini non smettono di essere consumatori bruti, non spengono la televisione che li induce a comportamenti stupidi come comprare acqua minerale, non scendono in piazza a conoscersi e magari a protestare, non riflettono, non imparano a distinguere le persone per bene dai cialtroni, essi non sanno neppure riconoscerli i beni comuni. E se non li si riconoscono non c’è modello istituzionale che tenga nel governarli!