Uffizi, l’appello del direttore Schimdt: “La Germania restituisca il quadro rubato dai nazisti”
In una delle sale degli Uffizi da ieri campeggia una riproduzione in bianco e nero del "Vaso di Fiori" di Jan van Huysum corredata da cartelli con la scritta “rubato” in tre lingue, italiano, inglese e tedesco, ed una didascalia esplicativa che ricorda come a sottrarla alla sua naturale postazione furono soldati della Wehrmacht durante la Seconda guerra mondiale. Così, nel primo giorno del 2019, ecco arrivare un importante appello da parte di Eike Schmidt, il direttore delle Galleria degli Uffizi di Firenze.
Appello importante per due ragioni, il primo è che si tratta di un accorato invito alla Germania a restituire il dipinto rubato dai nazisti. Si tratta del quadro il "Vaso di fiori" di Jan van Huysum, sottratto a Palazzo Pitti da soldati della Wehrmacht durante la Seconda guerra mondiale. In secondo luogo, l'appello non può che non tenere conto il fatto che Schmidt è di nazionalità tedesca, il che accredita l'invito alla restituzione al proprio paese in maniera decisamente più autorevole. Ecco le parole di Eike Schmidt:
Un appello alla Germania, per il 2019: Ci auguriamo che nel corso di quest’anno possa essere finalmente restituito alle Gallerie degli Uffizi di Firenze il celebre Vaso di Fiori del pittore olandese Jan van Huysum, rubato da soldati nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale e, attualmente, nella disponibilità di una famiglia tedesca che, dopo tutto questo tempo, non l’ha ancora reso al museo, nonostante le numerose richieste da parte dello Stato italiano.
Il dipinto in questione è un capolavoro di Jan van Huysum, pittore di nature morte di fama. Si tratta di un olio su tela appartenente alle collezioni di Palazzo Pitti dal 1824, quando fu acquistato dal granduca lorenese Leopoldo II per la Galleria Palatina. Per oltre cento anni rimase nella sala dei Putti, insieme ad altre nature morte olandesi realizzate dai massimi artisti del ‘600 e ‘700. Nel 1940, quando all’inizio della guerra la reggia fu evacuata, il quadro venne portato nella villa medicea di Poggio a Caiano. Nel 1943 fu spostato nella villa Bossi Pucci, sempre a Firenze, fino a quando militi dell’esercito tedesco in ritirata lo prelevarono insieme ad altre opere per trasferirlo a Castel Giovio, in provincia di Bolzano. La cassa in cui si trovava il Vaso di Fiori di Palazzo Pitti venne aperta: l’opera trafugata finì in Germania, dove se ne persero le tracce. L'appello di Eike Schimdt in rete continua:
A causa di questa vicenda che intacca il patrimonio delle Gallerie degli Uffizi, le ferite della seconda Guerra Mondiale e del terrore nazista non sono ancora rimarginate. La Germania dovrebbe abolire la prescrizione per le opere rubate durante il conflitto e fare in modo che esse possano tornare ai loro legittimi proprietari”, osserva Schmidt, sottolineando che “per la Germania esiste comunque un dovere morale di restituire quest'opera al nostro museo: e mi auguro che lo Stato tedesco possa farlo quanto prima, insieme, ovviamente, ad ogni opera d'arte depredata dall'esercito nazista.
Nel 1991, poco dopo la riunificazione tedesca, il "Vaso di fiori" tornò sulla scena. Diversi intermediari hanno tentato più volte di mettersi in contatto con le autorità in Italia chiedendone un riscatto. Una richiesta di tale assurdità che recentemente, dopo l'ultima oltraggiosa offerta, la procura di Firenze ha aperto un'indagine: il quadro è già di proprietà dello Stato Italiano, e pertanto non è alienabile né acquistabile.