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Sciopero al Musée d’Orsay: i turisti restano fuori anche a Parigi

Centinaia di turisti in fila dietro i cancelli chiusi, gente ansiosa di visitare uno dei luoghi d’arte più famosi d’Europa, ore di attesa sotto la pioggia senza sapere il perché. Non è il resoconto della furiosa giornata di polemiche che ha visto protagonista Roma pochi giorni fa: è quello che è accaduto a Parigi nella giornata di ieri, davanti al Musée d’Orsay.
A cura di Federica D'Alfonso
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Il Musée d'Orsay si prepara da mesi all'evento principale della sua stagione espositiva: "Splendori e Miserie", un'affascinante percorso pensato per indagare il particolare rapporto della pittura con le prostitute parigine. Fra Terza Repubblica e Belle Epoque infatti, queste donne erano i soggetti preferiti di pittori come Degas, Cezanne, Van Gogh e Picasso. Ma i numerosi visitatori in fila per visitare il museo hanno avuto una brutta sorpresa: l'apertura, programmata per il 22 settembre, è stata bloccata da uno sciopero sindacale. La direzione ha provato fino all'ultimo a tenere aperta almeno la sezione della mostra-evento, ma niente da fare: visitatori fuori dai cancelli per ore, senza sapere cosa stesse accadendo, e il museo chiuso fino a "data indefinita".

Il sindacato CGT (Confédération générale du travail) si mobilita da giorni intorno al caso scoppiato al museo parigino, e da tempo aveva preannunciato il blocco che in queste ore chiude le porte del d'Orsay. I lavoratori e il CGT si sono mossi contro la proposta del ministero che vorrebbe estendere il piano di apertura anche al lunedì, tradizionale giorno di chiusura, per permettere le visite delle scolaresche. Non un'apertura al pubblico, ma un giorno extra riservato ad un pubblico limitato, che porterebbe, secondo il CGT, non pochi problemi ai lavoratori del museo.

Nel preavviso di sciopero indirizzato direttamente al Ministro si leggono chiaramente le motivazioni dello sciopero e le richieste fatte dal sindacato per i lavoratori: il Musée d'Orsay e i suoi dipendenti accolgono ad oggi molti gruppi di visita, dunque già si trovano a gestire la particolare situazione di un ingresso riservato e non per tutti. Ma accogliere regolarmente visite riservate comporterebbe un cambiamento inevitabile dell'organizzazione del lavoro, che non può essere accettato senza degradare materialmente la preservazione del patrimonio, il servizio e la condizione dei lavoratori. L'apertura del museo 7 giorni su 7 comporterebbe l'alterazione dell'organizzazione del lavoro, peraltro già difficoltosa e poco stabile, aggiungendo molti vincoli e obblighi per le squadre già carenti di personale.

I lavoratori parigini hanno ricordato come spesso i custodi dei musei, o dei siti archeologici, abbiano a che fare con problematiche quali l'eccessivo afflusso di visitatori, il che rende la visita soltanto un caos indescrivibile e non un'occasione culturalmente di qualità. E hanno ricordato anche che nel loro lavoro quotidiano, gli addetti alle sale o ai biglietti hanno a che fare a volte anche con la maleducazione, l'incuria e il disinteresse effettivo per le opere custodite nel museo. Tenendo aperto anche il lunedì, continua la nota del CGT, peraltro non a tutti, si creerebbe un conflitto costante con il pubblico, in quanto l'ingresso sarebbe riservato ad alcuni e non ad altri.

Ultimo, ma non meno importante: l'apertura 7 giorni si 7 comprometterebbe le molteplici attività programmate per il giorno di chiusura, quali pulizie o manutenzione in generale. Nella nota, gli scioperanti hanno chiesto inoltre la regolarizzazione dei contratti e dei posti di lavoro, al momento precari, e la garanzia del livello di programmabilità e di qualità: tutte questioni al centro di lunghi e accesi dibattiti fra il sindacato e il ministero da molto tempo. Al momento, l'apertura del Muséè d'Orsay è ancora da definirsi, e per questa mattina era prevista una nuova assemblea sindacale dei lavoratori.

Riuscire ad attirare quante più persone è possibile nei siti archeologici e museali e nei luoghi di cultura è senza dubbio un risultato auspicabile e pieno di valore, non soltanto dal punto di vista economico e turistico. Riuscire a creare interesse intorno a luoghi come il Musée d'Orsay, ma anche il Colosseo o la torre di Pisa o qualsiasi altro bene artistico, è un lavoro costante, complesso e fondamentale. Essenziale, direbbe qualcuno. Ma se la cultura inizia a perdere di vista quei parametri altrettanto fondamentali quali la gestibilità, la giusta conservazione delle opere d'arte, il rispetto dei contratti di lavoro e la sicurezza non solo per le opere ma anche per il pubblico, cosa diventa più essenziale?

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