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Turismo, 1,3 milioni di posti di lavoro a rischio: “Assunzioni ridotte del 70%”

Con la riapertura delle scuole è ufficialmente conclusa la stagione turistica. Secondo il rapporto di Federalberghi e FIPE sul mercato del lavoro nel settore turistico, il 2020 rischia di chiudersi con 1,3 milioni di posti di lavoro in meno. La crisi del settore vale il 13% del Prodotto Interno Lordo del Paese.
A cura di Redazione Cultura
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Il crollo del turismo in Italia nel 2020 mette a rischio 1,3 milioni posti di lavoro. È quanto emerge dal XII Rapporto dell'Osservatorio sul mercato del lavoro nel settore turismo di Federalberghi e FIPE per conto dell’Ente Bilaterale Nazionale Turismo. Il settore, che vale il 13% del PIL nazionale è entrato in crisi con l'arrivo del virus, il conseguente lockdown e la crisi del turismo internazionale. Nemmeno la ripresa estiva, che ha fatto intravedere numeri incoraggianti, serve però a sanare l'emorragia di fatturato di un settore che dipende in larga parte dal mercato internazionale e che nel 2019 aveva fatto segnare il suo massimo storico.

Le conseguenze più preoccupanti sono quelle sull’occupazione: solo ad agosto e solo per alberghi e ristoranti sono state autorizzate 44 milioni di ore di cassa integrazione, corrispondenti a 254mila mensilità a tempo pieno. Ancora più allarmante è quanto riportato nella relazione di accompagnamento al decreto agosto: da gennaio a maggio 2020 le assunzioni nei settori turismo e terme si sono ridotte dell'80% per i contratti di lavoro stagionale e del 60% per quelli a tempo determinato.

Per i prossimi mesi, le previsioni non migliorano, infatti, da agosto a fine anno, il Governo stima una riduzione delle assunzioni nell’ordine del 70%. Chi ha visto scadere il proprio contratto difficilmente ha trovato altre occasioni d’impiego, specialmente all’interno del settore. Da qui un ulteriore elemento di preoccupazione: la dispersione di competenze e professionalità che rischia di impoverire il settore e compromettere le capacità di ripresa.

Sebbene gli italiani non abbiano rinunciato del tutto alla vacanza ed abbiano avuto modo di scoprire meglio i propri territori, preoccupa l’approssimarsi dell’autunno. Con la riapertura delle scuole, la stagione estiva è ufficialmente conclusa e il settore non può sostenere i costi di un intero anno con i proventi di appena tre mesi di lavoro. Senza contare poi che mancano all’appello i turisti stranieri, cioè il segmento di mercato a maggior valore aggiunto in termini di spesa.

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