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Trovati i bronzi di Michelangelo. Ecco perché sono straordinari

Sono state recentemente attribuite a Michelangelo Buonarroti due sculture in bronzo di uomini che cavalcano pantere. Si tratterebbe dunque degli unici bronzi esistenti dello scultore fiorentino.
A cura di Gabriella Valente
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Una notizia che può far scalpore nel mondo dell’arte, se finalmente la paternità di due famose sculture in bronzo viene attribuita al maestro della scultura in marmo, proprio quando si pensava che di suoi lavori bronzei non ne esistessero più. Ma andiamo con ordine.

I “Bronzi Rotschild”

Protagoniste della notizia che sta facendo discutere sono le due sculture in bronzo alte circa un metro, definite “Bronzi Rotschild” perché appartenute all’omonima collezione, rappresentanti due uomini, uno più giovane l’altro più vecchio, che cavalcano due pantere sollevando un braccio in segno di saluto. Vendute all’asta nel 2002 da Sotheby’s ed acquistate da un collezionista inglese, le statue sono tornate alla ribalta per la loro recente presunta attribuzione a Michelangelo e per questo sono state esposte temporaneamente al Fitzwilliam Museum di Cambridge in Inghilterra dove rimarranno fino al prossimo agosto.

Le attribuzioni precedenti

Sempre appartenute a collezioni private, le due sculture erano comunque note tra gli studiosi d’arte, tanto che risalgono al XIX secolo i primi sospetti di paternità michelangiolesca e i conseguenti tentativi di attribuzione. All’epoca però non si trovarono prove di rilievo che suffragassero quella tesi. In tempi recenti ha invece avuto maggior seguito e maggior credito l’attribuzione dei due bronzi a Willem Danielsz Van Tetrode, allievo del più celebre Benvenuto Cellini.

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L’attribuzione a Michelangelo

La svolta del caso sulla paternità dei nudi con pantere risale all’autunno 2014 ed è legata alle ricerche di Paul Joannides, professore emerito di storia dell'arte a Cambridge, che ha formulato la nuova ipotesi di attribuzione a partire da alcuni bozzetti del Buonarroti e in particolare da un disegno di un suo allievo. Nel disegno in questione, conservato al Musée Fabre di Montpellier, l’allievo copiava gli appunti del maestro; tra i vari schizzi nella parte bassa del foglio, Joannides, il suo team ed oggi noi con loro, notiamo la figura di un giovane muscoloso sul dorso di una pantera in una posa simile a quella dei bronzi: il dettaglio dimostrerebbe dunque che quella composizione afferisce in qualche modo alla produzione michelangiolesca.

Lo stile dei bronzi

Sulla base degli studi condotti dall’Università di Cambridge insieme al Fitzwilliam Museum, con un'équipe di storici dell’arte, restauratori e medici sia europei che americani, l’idea della nuova paternità dei bronzi sembra consolidarsi e trovare anche più precisi riferimenti cronologici: lo stile delle sue statue e l’anatomia delle figure sarebbero simili ai lavori che Michelangelo ha realizzato tra il 1500 e il 1510; allo stesso periodo è attribuita la fusione del bronzo ed il tutto sarebbe già supportato da preliminari indagini scientifiche e dalle analisi ai raggi X. Secondo gli studiosi, le due statue si collocherebbero cronologicamente in un periodo d’oro della produzione michelangiolesca, ovvero tra il David e la Cappella Sistina.

L’importanza della scoperta

Se il tutto fosse confermato, si tratterebbe di una scoperta dal valore unico: i due capolavori bronzei sarebbero infatti le uniche opere in bronzo di Michelangelo Buonarroti sopravvissute ai secoli e quindi per la prima volta si potrebbe conoscere la produzione in fusione del divino artista. Le due sole creazioni michelangiolesche in bronzo di cui si ha notizia – il David De Rohan e il Giulio II Benedicente – sono andate presto distrutte o perdute. I bronzi con pantere sarebbero dunque le uniche fusioni in bronzo del Buonarroti ancora esistenti; rappresenterebbero un’occasione eccezionale di conoscere da vicino una nuova scultura del Maestro rinascimentale.

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Eccezioni alla “scultura per forza di levare”

Artista del marmo, della pietra, della forma che si libera dalla materia, Michelangelo scultore è noto per la sua “lotta contro la pietra”, per la scultura che si fa a “forza di levare”, di cui sono emblemi i Prigioni nell’atto di liberarsi dal blocco di marmo, da cui l’artista elimina magistralmente il “soverchio”. Con il bronzo la storia è tutt’altra, la scultura è fatta “per forza di porre” e dunque le nuove scoperte permetterebbero di conoscere un nuovo, e pur sempre grande, Michelangelo scultore.

Il responso ufficiale

Nei prossimi mesi gli studi continueranno: bisognerà approfondire le analisi tecnico-scientifiche, oltre a capire se il disegno dell’allievo di Michelangelo può di fatto essere un valido appiglio per la nuova attribuzione. Comunque per la pubblicazione ufficiale dei risultati delle ricerche bisognerà attendere il mese di luglio.

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