Trent’anni fa morì Erik Bruhn, il divo del balletto amante e rivale di Nureyev
Il secondo Novecento ha visto in scena due interpreti di grandissimo spessore artistico e tecnico quali Rudolf Nureyev ed Erik Bruhn, spesso associati per la loro sensazionalista storia d'amore ma anche per gli indiscutibili meriti del palcoscenico. Insieme hanno interpretato l'intero repertorio più volte, in tutte le parti del mondo ivi comprese le più remote e vergini al richiamo di Tersicore. Rudolf Nureyev era il passionario e l'irascibile tartaro volante del balletto mondano, il re del gossip e dei salotti europei e statunitensi; Erik Bruhn era invece il bellissimo ed algido danseur noble di Copenaghen, che nella sua amata capitale nel 1961 aveva conosciuto il più maturo e famoso Rudy di cui non poteva che innamorarsene perdutamente. Da lì cominciò il peregrinare dei due talenti, in un rincorrersi di città in città, continente in continente. Comprarono casa insieme a Copenaghen e poi a Londra ma la danza non li poteva tenere uniti, così diversi tra loro e sempre più rivali in amore e sul palco. Aumentarono a dismisura le liti ed i tradimenti di Rudolf Nureyev, allontanando i due protagonisti del balletto fino a perdersi. Poi nel 1986 a Toronto Erik Bruhn pose fine alle sue sofferenze morendo in compagnia del suo Rudolf, corso al capezzale per l'ultima notte insieme a sussurrargli i ricordi dei meravigliosi giorni passati insieme parecchi anni prima.
Il danseur noble Erik Bruhn
Avviata la propria formazione in Danimarca, alla scuola del Royal Danish Ballet, Belton Evers (il vero nome di Erik Brunh) trovò subito la sua strada all'estero, cominciando con il London Ballet e poi in giro per il mondo. Guest artist da subito, Erik Bruhn padroneggiò l'intero repertorio di balletto classico esaltandosi nei principi dei titoli più noti, soprattutto nell'Albrecht di Giselle interpretato con Alicia Markova al Metropolitan di New York nel 1955 e con Carla Fracci più volte in ogni dove. Fino al 1961, l'anno in cui il suo destino e la sua carriera si incrociò con Rudolf Nureyev che lo spinse ai limiti, ben oltre la regolare vita di uomo introverso e danseur noble delle scene. La storia tormentata con Rudy però degenerò ben presto, procurandogli anche sofferenze fisiche quale l'ulcera perforante che nel 1971 lo costrinse ad abdicare. Da quel momento cominciò la carriera di direttore al Balletto dell'Opera Svedese e poi direttore assistente del Canada National Ballet, di cui nel 1983 divenne direttore. Fino al primo aprile del 1986, ultima notte della sua vita passata al fianco di Rudolf Nureyev, croce e delizia del danseur noble del secondo Novecento.
Leggenda, libri e film sul mito di Erik Bruhn
Maria Tallchief era una ballerina del Ballets Russe de Monte Carlo. Ma soprattutto era la terza moglie di George Balanchine, compagna di Erik Bruhn ed amante di Rudolf Nureyev. Questo giro di valzer ha consentito a Rudy ed Erik di incontrarsi, innamorarsi e travolgersi in una storia d'amore assai turbolenta. Maria Tallchief sapeva troppo bene che avrebbe perso i suoi due divi del balletto, eppure non ha impedito loro di incrociare i propri destini con la scontata conseguenza del suo triste defilarsi. Il russo era un impaziente sfacciato bisessuale al cospetto di un bellissimo uomo più giovane di lui, anch'egli bisessuale ma senz'altro più discreto. A queste condizioni la loro storia d'amore ha potuto resistere alle intemperanze del tartaro fin quando il danese ha voluto e potuto, sopportando la lontananza, i tradimenti ed il suo cruento carattere. Tuttavia sarebbe riduttivo ricordare il trentesimo anniversario della scomparsa di Erik Bruhn al fianco di Rudolf Nureyev per cui ci piace ricordarlo tra i protagonisti del film Il favoloso Andersen di Charles Vidor del 1952, interpretando l'ussaro al fianco di Zizi Jeanmaire e Roland Petit. Infine l'editoria: il raffinato ed intellettuale Erik Bruhn ha scritto un libro a quattro mani con Lillian Moore concernente la tecnica di August Bournonville, padre-padrone del repertorio danese sin dalla Sylphiden del lontano 1836, intitolato Bournonville And Ballet Technique: Studies And Comments On August Bournonville's Etudes Choregraphiques e ristampato e tradotto in più lingue, ad ennesima dimostrazione del talento del danseur noble danese.