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Tre cose che non sai su Stefano Massini (ma che avresti voluto scoprire prima!)

Il drammaturgo fiorentino Stefano Massini succede a Luca Ronconi alla direzione del Piccolo Teatro di Milano. Un trentanovenne alla guida del più prestigioso teatro italiano: un’autentica rivoluzione per un sistema politicizzato e imbalsamato.
A cura di Andrea Esposito
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È dell’altro ieri la notizia che il Piccolo di Milano, il più importante teatro d’Italia, ha finalmente designato il suo nuovo direttore – anche se con la formula “consulente artistico” – dopo la scomparsa del Maestro Luca Ronconi: il suo nome è Stefano Massini.

Chi mastica la drammaturgia italiana non può non conoscere, e riconoscere, il valore di Massini. Fiorentino, classe ’75, è un autore già da diversi anni molto apprezzato anche all’estero (i suoi testi sono tradotti e portati in scena in tutta Europa). Mentre chi frequenta meno gli autori contemporanei forse avrà comunque già sentito questo nome dalla cronaca recente. La sua ultima, mastodontica, fatica, “Lehman Trilogy” è stata portata in scena, appena tre mesi fa, proprio da Luca Ronconi – che nel 2001 lo instradò alla scrittura teatrale – e che è l’ultima grande regia del Maestro. Uno spettacolo entrato già di diritto nella storia.

Ciò detto, con la dichiarata intenzione di incuriosirvi e di spingervi, magari, a leggere uno dei suoi testi, ecco tre cose che, secondo me, fanno di Massini un autore imperdibile. Beninteso: fare una “reductio”, in questo caso “a tre”, di un autore che rifugge la semplificazione e anzi utilizza i più piccoli dettagli come chiavi d’accesso alle storie e ai personaggi, potrebbe risultare – per chi già lo conosce e per lui stesso – involontariamente provocatorio (o banale)… Però ci provo lo stesso!

1 – Massini è imperdibile perché utilizzando un linguaggio concreto e universalmente accessibile riesce a raccontare il presente – attraverso personaggi e vicende note e recenti – interrogando gli aspetti più profondi dell’animo umano. Dal caso di Anna Politkovskaja, la giornalista uccisa in Russia per le sue denunce (“Donna non rieducabile”), a quello di Ilaria Alpi, altra giornalista vittima della ricerca di verità (“Lo schifo”) o “Balkan Burger” sulla guerra nell’ex Jugoslavia. Ma soprattutto Massini racconta – spesso, ma non sempre – storie su cui ciascuno ha avuto modo di formarsi una qualche opinione, sia pure la più approssimativa. Ed è su questo mix di informazioni e sentito dire che il drammaturgo fiorentino opera, prima sezionando, poi ricucendo insieme i pezzi, senza mai portare una tesi precostituita. Anzi, l’autore toscano con la sua prosa-poesia asciutta pone domande, instilla dubbi, mette in crisi qualsiasi certezza, inclusa quella legata ai meccanismi stessi della scrittura, persino di singole parole, addirittura di un avverbio…

2 – Massini è imperdibile perché i suoi testi hanno un ritmo che asseconda il battito del nostro tempo: la sua è autenticamente drammat-urgia, “parola in azione”. A questo proposito vi riporto un aneddoto che lo stesso autore ha raccontato recentemente in un’intervista a “la Repubblica”. Massini, che vive sulla collina tra Prato e Firenze, macina circa 30 chilometri al giorno in bicicletta. Tra una pedalata e l’altra, crea i suoi testi e prova le sue battute, poi le registra sul telefono e, tornato a casa, le trascrive al pc: "Mi vengono bene in bici perché la parola teatrale è parola in movimento, è ritmica. Più macino chilometri, più riesco a creare cose che mi convincono". E scusate se è poco!

3 – Massini è imperdibile perché da oggi diventa un’icona assoluta. Uno che a trent’anni ha vinto il Premio Tondelli, a trentacinque era già tradotto e rappresentato in mezza Europa e a non ancora quaranta viene chiamato a raccogliere l’eredità di uno dei registi simbolo del secondo Novecento. Ma non è solo questo. Massini è uno “fuori dalle pastoie, dalle pastette, dagli inciuci squallidi di palazzo, di letto o di partito” come ha scritto molto efficacemente il critico fiorentino Tommaso Chimenti su “Il Fatto”. Anzi, proseguendo il suo ragionamento, potremmo persino arrivare a definirlo un “rivoluzionario” dei giorni nostri, il simbolo di un corso che sta cambiando perché deve cambiare. A dispetto di quanti già stanno spargendo in giro la voce: “è il direttore voluto da Renzi” e a cui noi suggeriamo: Keep calm and… read Massini!

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