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Tre buone ragioni per dire (e scrivere) “ma però”

Ovvero tre ragioni per ridimensionare la ferrea regola grammaticale che ci hanno insegnato da bambini.
A cura di Giorgio Moretti
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Sul perché delle regole ci si deve sempre interrogare. E quando ci si accorge che la regola non è sostenuta da ragioni sostanziose, è giocoforza incrinarla. Insomma, tradire una regola può essere giusto il segno che l’abbiamo davvero capita.

Un pleonasmo non ha mai fatto male a nessuno

Si sa: non si deve dire o scrivere ‘ma però' poiché inutile ripetizione di due congiunzioni che hanno la stessa funzione. Ma e però. Argomentazione lineare, nevvero? Addirittura i più dotti preciseranno che è un pleonasmo, cioè giusto la fiugra retorica che consiste nel di troppo, nel superfluo. A me mi e compagnia cantando. Il pleonasmo però non è un errore, è appunto una figura retorica, e in quanto tale è uno strumento espressivo. In particolare torna buono per mancare e rendere più intensa un’espressione. La nostra letteratura è piena di pleonasmi come i prati in primavera sono pieni di margherite.

Ma e però non sono esattamente la stessa cosa

Due congiuzioni avversative, sì. Ma come spiega la Crusca, hanno funzioni differenti. Il ‘ma’ è la congiunzione oppositiva per eccellenza: esprime una contrapposizione netta. Con un semplice esempio, posso dire “Non sei stato gentile, ma scortese”. Il ‘però’ ha valore limitativo: precisa e circoscrive quanto detto in precedenza. Infatti non posso dire “Non sei stato gentile, però scortese”, proprio perché il ‘però’ non esprime una pura contrapposizione. D’altra parte posso dire “Non sei stato gentile, però hai parlato bene”, perché fornisco una nuova più precisa considerazione sul fatto che non sei stato gentile.
Qualcuno noterà che anche il ‘ma’ può avere un valore limitativo: “Non sei stato gentile, ma hai parlato bene”. Il “ma però” consente quindi di comunicare in maniera più esplicita un’unione di queste due funzioni che le congiunzioni avversative possono avere, contrapponendo e insieme dando una prospettiva diversa: “Non sei stato gentile, ma però hai parlato bene”.

La prima regola è la forza del contenuto

La lingua non va intesa come un adempimento comunicativo formale, burocratico. La lingua è nostra da usare. Spesso il valore di un testo è giudicato in base a norme superficiali, poco consistenti, mai fantasiose, e paradossalmente anche il più brillante e acuto dei contenuti può essere mal giudicato se non le riverisce. Ecco, agire rimettendo al suo marginale posto il divieto del ‘ma però’ permette di chiarire subito la scelta di un’impostazione fertile e irriverente, che vuole mettere al primo posto i contenuti e la loro relazione, con tutti i mezzi che storicamente la nostra lingua ci mette a disposizione. Quindi ben vengano i ‘ma però’, i ‘ma bensì’, i ‘ma tuttavia’. E vedersi criticati per un ‘ma però’ avrà tutto un altro sapore.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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