Torna alla Scala il celebre “Romeo e Giulietta” di Kenneth MacMillan
Non ce ne voglia il gran titolo shakespeariano se stiamo ancora qui a scrivere delle vicissitudini scaligere di questo 2016 che se ne sta andando. E' stato proprio un brutto anno quello coreutico del Teatro Alla Scala di Milano, non tanto per la stagione in sé per sé quanto per l'insufficiente gestione delle faccende tersicoree messa in campo al Piermarini. E proprio dall'ente lirico italiano per eccellenza nessuno se lo aspetta, soprattutto quando le vicende degli altrui teatri non sono rosee, né dunque fioriranno. E a Milano che si fa? Si lascia andar via (legittimamente) il miglior direttore del ballo in circolazione Makhar Vaziev vero i lidi moscoviti del Teatro Bolshoi e che si fa? Si cambia registro, in una direzione diametralmente opposta a quella precedente, ovvero rinunciando ad una gestione integerrima e classica per voltare verso lidi più contemporanei e tra le braccia di un coreografo che non ha mai diretto una compagnia classica. Scriviamo naturalmente dell'ultimo direttore dimissionario Mauro Bigonzetti che il mal di schiena di certo non se l'è inventato ma, nel frattempo, ha abbandonato la barca e la "Coppelia" prevista per stasera.
Che i ballerini non amassero il loro timoniere non se ne meravigli nessuno, per carità! Lo si è appreso praticamente alla sua nomina voluta così fortemente dal soprintendente Alexandre Pereira, desideroso di rivoluzionare la sua Scala con un repertorio ed una gestione ben più contemporanea del solito. Anche se il passato recentissimo strideva fortemente con questa scelta, rigettata sin da subito da gran parte del corpo di ballo troppo ben abituato dai dettami classici e di grande stile del russo Makhar Vaziev partito poco prima. E così la storia scaligera di Mauro Bigonzetti è partita male, è andata avanti malaccio per finire peggio. Un fallimento annunciato e soprattutto prevedibile. Non era prevedibile un epilogo così repentino, però. Così il coreografo romano ha visto riacutizzarsi il mal di schiena e ha abbandonato la barca. E il timone scaligero? Il buon Alexandre Pereira si è preso un po' di tempo a disposizione, riportando in auge il nome dell'attuale direttore della Scuola di Ballo del Piermarini Frederic Olivieri che per un bel po' di anni aveva già diretto la compagnia.
Un giro di valzer poco opportuno, insomma, che non ha fatto bene a nessuno dei protagonisti né, tantomeno, al martoriato comparto danza del Teatro Alla Scala che in attesa di un direttore si affida alla tradizione british di Kenneth MacMillan, rispolvera un titolo buono per tutte le stagioni (in particolare questa delle celebrazioni dei quattrocento anni dalla morte di William Shakespeare), riporta in scena il suo amato e fedele Roberto Bolle al fianco della "contestata" prima ballerina di colore dell'American Ballet Theatre Misty Copeland e, infine, festeggia il Capodanno addirittura con la cinquantatreenne milanese Alessandra Ferri nella sua Giulietta con Herman Cornejo.
Stavolta i due amanti Romeo e Giulietta sono due specchietti per le allodole
Eh sì, stavolta la tragedia shakespeariana è stata servita su un piatto d'argento al pubblico scaligero ed allo stesso corpo di ballo per calmare le acque impietose di questo brutto 2016. Le vicende coreutiche del Teatro Alla Scala hanno stancato tutti e per riappacificarsi tutti ci voleva un titolo buono per tutti ed il "Romeo e Giulietta" di Kenneth MacMillan è stato davvero indovinato. Da stasera al 19 gennaio si alterneranno Roberto Bolle e Misty Copeland, Herman Cornejo ed Alessandra Ferri, Timofej Andrijashenko e Nicoletta Manni, Gabriele Corrado e Marta Romagna ed infine Claudio Coviello partner di Martina Arduino e Vittoria Valerio. Un tourbillon di nomi e cognomi a rinvigorire questo Natale ballerino, capace senz'altro di riportare entusiasmo in città e fin dentro il suo teatro, generando un rinnovato chiacchiericcio sulle faccende danzate e sui personaggi della scena. Per queste ragioni si è puntato su nomi che sanno diventare luccicanti specchietti per le allodole dei loggioni, ovvero argomentazioni spendibili più in un bar che non in un palchetto: la ballerina di colore, l'ennesimo ritorno sulle scene della Ferri, l'eterno Bolle del dopo-TV, l'attesa condita dal toto-direttore, il capodanno a teatro etc.etc. Insomma, William Shakespeare ha dovuto accorgersi suo malgrado di aver concepito due specchietti per le allodole, altro che eroi di un amore tragico!