Toni Servillo a teatro: da Goldoni a De Filippo
Toni Servillo torna a Napoli per presentare "394 – Trilogia nel mondo", un documentario voluto da Angelo Curti – per la regia di Massimiliano Pacifico e la fotografia di Diego Liguori – che racconta la genesi e il fortunato percorso dello spettacolo "Trilogia della villeggiatura" interpretato e diretto dello stesso Servillo. L'attore e regista casertano, impegnato in questi giorni nelle prime repliche de "Le voci di dentro" e a breve con l'uscita dell'ultimo film di Sorrentino, "La grande bellezza", guarda dunque per un attimo indietro, ad un lavoro teatrale che, trascinato dal successo, ha girato buona parte del mondo.
Il documentario segue la compagnia per quattro anni, da quando nel 2007 debutta lo spettacolo fino alle ultime repliche in America, passando per numerose nazioni. Quattro anni e 150 ore di girato ridotte a 56 minuti effettivi riescono a raccontare la crescita e i mutamenti che in teatro avvengono necessariamente e che in un arco di tempo così lungo si amplificano fino a ricordarci quell'accostamento metaforico tra teatro e vita che tanto spesso viene utilizzato.
Toni Servillo conduce una compagnia come in Italia ce ne sono sempre meno, unendo il ruolo antico di capocomico a quello più recente ma ormai già consolidato di regista e riuscendo a percorrere una tournée importante non solo per la lunghezza effettiva, ma anche per il prestigio e la distanza dei luoghi raggiunti, per l'entusiasmo diverso ma simile con cui lo spettacolo è stato accolto quasi ovunque.
L'artista casertano sottolinea proprio come il numero di repliche del suo spettacolo, 394 appunto, non è un numero incredibile, ma sono tutte repliche affrontate con il sistematico desiderio di far esplodere ogni sera il testo come fosse una bomba, a differenza di tanti altri spettacoli che raggiungono numeri più alti ma rimangono chiusi in un giro più o meno riconoscibile e sterile di teatro italiano.
Ora Toni Servillo guarda avanti, al suo nuovo spettacolo: "Le voci di dentro" di Eduardo de Filippo. L'attore torna a confrontarsi con il più celebre drammaturgo napoletano, undici anni dopo aver portato in scena "Sabato, domenica e lunedì", e sceglie un testo in cui è molto facile ritrovare un rapporto con i nostri tempi, in cui l'etica si frantuma con incredibile facilità e il delitto sembra rientrare nel bilancio di famiglia.