Tomba del Tuffatore, 50 anni fa la scoperta: una mostra celebra l’immagine più misteriosa di sempre
Il 3 giugno del 1968 Mario Napoli riportava alla luce uno dei tesori più affascinanti e misteriosi della Magna Grecia: si tratta della Tomba del Tuffatore che, a distanza di 50 anni dalla scoperta, torna a far parlare di sé con una mostra dal titolo “L’Immagine invisibile”. L’esposizione, inaugurata proprio il 3 giugno e aperta al pubblico fino al 7 ottobre presso il Parco archeologico di Paestum, rimette in discussione il complesso rapporto dell’uomo con la vita e la morte passato attraverso secoli di storia, di arte e di scoperte archeologiche.
Un mistero ancora da risolvere
L’antico dipinto, unico esempio noto di pittura figurativa greca, rappresenta ancora oggi un dilemma difficile da risolvere: un giovane uomo è immortalato nell'istante esatto in cui si tuffa nell'acqua. Ma cosa rappresenta esattamente questa scena? Gli studiosi si sono a lungo interrogati circa il significato di questa immagine destinata a dover restare “invisibile” in quanto custode del riposo eterno del defunto.
L’ipotesi più ricorrente è quella che il tuffatore altro non sia che una suggestiva metafora per indicare il salto fra la vita e la morte che ognuno di noi dovrà compiere. Secondo un’altra interpretazione invece, il fatto che il giovane abbia scelto come piattaforma per il tuffo le “pulai”, le colonne poste da Ercole ad indicare il confine del mondo, indicherebbe il viaggio verso la conoscenza assoluta.
La mostra, un viaggio fra passato e presente
La mostra ha l’obiettivo di rimettere in discussione, ripercorrendoli, tutti gli interrogativi che da decenni si affollano intorno alla Tomba del Tuffatore: semplice visione edonistica della vita e della morte, o un più complesso messaggio misterico ispirato al culto di Orfeo e Dioniso? Per tentare di rispondere a queste domande il comitato scientifico ha scelto di ripercorrere tutte quelle scoperte archeologiche che, da Settecento in poi, hanno nutrito il nostro immaginario.
Per questo, ad arricchire il già suggestivo percorso all’interno del Parco Archeologico di Paestum sono presenti una lunga serie di manufatti come una statua di Dioniso del primo secolo, vasi funebri provenienti da Napoli e Matera e le bellissime laminette d’oro di Thurii e Vibo Valencia. Un’esposizione che vuole prima di tutto dialogare con il passato: per questo agli oggetti dell’antichità si affiancano opere d’arte moderne e contemporanee come ““Bacco e Arianna” di Guido Reni, le ““Cinque danzatrici” disegnate da Canova nel 1795 e il “trionfo di Bacco” di Diego Velazquez.
Un vero e proprio viaggio fra passato e presente, attraverso il modo in cui, nelle varie epoche, l’uomo si è rapportato al mistero della vita e della morte: come ha spiegato anche il Direttore del Parco archeologico di Paestum Gabriel Zuchtriegel, “La Tomba del Tuffatore è un’immagine di 2500 anni fa ma, in quanto spunto di rivisitazioni e discussioni, è anche un prodotto del nostro presente. Ci dice forse più su di noi stessi che non su coloro che l’hanno realizzata all’epoca”.