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Sulla bellezza. Proposte estetiche da otto artisti contemporanei

Con la mostra “Un’idea di bellezza” il Centro di Cultura Contemporanea Strozzina, a Firenze, in questi mesi si propone di affrontare uno dei temi più complessi e mutevoli della storia dell’arte e non solo.
A cura di Gabriella Valente
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Il titolo della mostra “Un’idea di bellezza”, annoverata tra i grandi eventi artistici in corso nello stivale, suscita un certo fascino. Sembra promettere visioni estasianti, preparare a esperienze ideali. Eppure, basta domandarsi per un attimo che cosa sia la bellezza per rendersi conto che, in fondo, con un tema così ampio, non si sa cosa aspettarsi, trattandosi di un concetto che non può esaurirsi in una mostra, come non si è esaurito nei numerosi scritti dall’antichità ad oggi.

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Sembrerebbe pretenzioso credere di affrontare compiutamente un concetto sconfinato. Persino la sola domanda su cosa sia il bello è destinata a rimanere senza una risposta esauriente ed universale, perché, come disse Tabucchi, “la sensibilità alla bellezza appartiene a un momento storico e non al patrimonio genetico di una persona. È culturale”. Allora ripensare l’esperienza della bellezza in chiave contemporanea da diversi punti di vista vuol dire condurre una riflessione culturale, quanto mai necessaria di questi tempi; vuol dire sottolineare come ogni convenzione che giudica la bellezza secondo i canoni tradizionali dell’armonia sia ormai inadatta ad esprimere le complessità e le contraddizioni della modernità. Si scoprirà così che il discorso sulla bellezza in arte non risulta tautologico, perché – ed è qui forse la vera bellezza – la cultura contemporanea elegge ad espressioni del bello esperienze e dettagli che si discostano affatto dalle concezioni tradizionali.

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L’esposizione del CCC Strozzina di Firenze, visitabile fino al 28 luglio nei nobili spazi di Palazzo Strozzi, per quanto sembri domandarsi che cosa sia la bellezza, che valore e che funzione abbia al giorno d’oggi, non dà risposte, ma offre spunti, propone alcune ipotesi sul bello sviluppate nell’arte contemporanea, e in questo modo prova ad educare la visione a nuove concezioni estetiche. A tal fine, otto artisti di provenienza internazionale sono stati chiamati ad esporre opere che esprimano la loro idea sul tema. Attraverso il percorso espositivo, comprensivo di oltre trenta lavori, il visitatore potrà conoscere alcune delle diverse declinazioni contemporanee del concetto di bellezza, scoprendo, naturalmente, quanto varie queste possano essere e quanto ci si sia allontanati dal canone estetico inteso classicamente.

Ciò che emerge dalla mostra fiorentina è un’accentuata soggettività dello sguardo che trova la bellezza in luoghi, pensieri e atteggiamenti differenti. Vanessa Beecroft, Chiara Camoni, Andreas Gefeller, Alicja Kwade, Jean-Luc Mylayne, Isabel Rocamora, Anri Sala e Wilhelm Sasnal propongono visioni in cui il visitatore potrà scorgere di volta in volta un nuovo senso del bello a seconda dell’autore: espresse in diversi media – pittura, fotografia, disegno, video, installazione – le idee estetiche degli artisti vanno a toccare i temi più svariati.

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Wilhelm Sasnal con una pittura rapida e immediata, tra astrattismo e realismo, restituisce immagini di vita quotidiana, in interni o nella natura, esaltando momenti ordinari intimi che nella sua visione si appannano, si sfocano per elevarsi a elementi quasi oggettivi di bellezza condivisa. Con il mezzo fotografico e attraverso un paziente lavoro di osservazione della natura e studio dei suoi ritmi, Jean-Luc Mylayne costruisce e cristallizza la poeticità dell’effimero in elaborate e controllate composizioni che ritraggono volatili colorati nella natura. Si tratta, inoltre, di immagini che testimoniano un atteggiamento etico di devozione al soggetto della propria arte.

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Con Andreas Gefeller si svela una bellezza profondamente contemporanea: fotografie digitali rielaborate in postproduzione mostrano dettagli di cavi elettrici, trame di fili e linee o panorami di piantagioni agricole a evidenziare disegni, geometrie e contrasti della vita quotidiana che normalmente non noteremmo, ma che, sottolineati così dall’artista, diventano espressioni ornamentali che richiamano il calligrafismo giapponese. Un minimalismo geometrico elegante è riscontrabile nell’installazione site specific di Alicja Kwade che invade un'intera sala con lastre di vetro e lampade, chiedendo all’osservatore di praticare quel luogo e cercare la bellezza in quella trasparenza, in quella smaterializzazione, in quella affascinante percezione alterata dello spazio.

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La figura umana, più precisamente il corpo femminile, tradizionale oggetto delle speculazioni sulla bellezza, è protagonista delle opere di Vanessa Beecroft. L’artista – in mostra con video, foto e sculture di una performance realizzata al Mercato ittico di Napoli, dove decine di donne dipinte di nero erano ‘esposte’ tra frammenti di sculture classiche annerite – è solita mettere in scena corpi nudi di modelle, spesso inerti sotto lo sguardo del pubblico e far riflettere sul valore della bellezza, sulla sua ossessione, sulla sua aspettativa, sul suo svilimento. Nelle figure del video di Isabel Rocamora invece lo sguardo artistico coglie l’aspetto estetico anche laddove parrebbe di trovarsi di fronte ad atteggiamenti brutali: l’artista infatti riprende il training di combattimento di due soldati, estetizza i loro movimenti ritmati e sublima i gesti di violenza meccanica in una coreografia.

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Chiara Camoni va alla ricerca del poetico nella quotidianità: nell’assemblaggio di frammenti di marmo, nella riproduzione a matita fatta dalla nonna dell’artista di opere d’arte celebri, nella presentazione di un luogo naturale ameno ma tossico e mortifero per numerose specie animali. La bellezza derivante da un atteggiamento etico e sociale è invece soggetto del video di Anri Sala intitolato, con citazione lirica, “Dammi i colori”, che documenta la trasformazione di Tirana su progetto dell’artista Edi Rama che, divenuto sindaco della città nel 2000, volle colorare di toni vivaci gli edifici cittadini dando una risposta estetica e pubblica al degrado urbano della capitale.

Le differenti proposte visive di questi artisti che si confrontano sul concetto di bellezza dimostrano come ormai non esista più, a riguardo, un valore assoluto. Non vi sono criteri da ricercare e rispettare, ma un’individualità, un’introspezione da esprimere, per cui il pensiero sul bello nel contemporaneo va a svilupparsi all’infinito a seconda delle inclinazioni personali. La mostra di Palazzo Strozzi, con i suoi esempi di ricerca estetica, dà solo un’idea di bellezza possibile; forse, allo stesso tempo, insinua il dubbio che proprio la bellezza non sia altro che un’idea.

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