“Suburra 2” arriva su Netflix: la serie prende il nome da un antico quartiere di Roma
Venerdì 22 febbraio arrivano su Netflix i nuovi episodi della seconda stagione di “Suburra, la serie”. L’adattamento dell’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini racconta una Roma violenta, contorta, fatta di molte ombre e poca luce. Il titolo ne è il riassunto più eloquente: “Suburra” richiama alla mente corruzione ed intrighi, gli stessi per i quali nell'antica Roma il quartiere che portava questo nome era tristemente famoso.
La fortunata serie con Alessandro Borghi e Giacomo Ferrara deve molto all'immaginario scaturito attorno a questo luogo quasi “mitologico”: la sua fama ha attraversato i secoli tanto da far abbandonare il riferimento diretto a quella zona di Roma per indicare, in senso più ampio, qualsiasi quartiere malfamato di una grande città. Fu D’Annunzio, nelle Laudi, a trasformare la Suburra in un luogo letterario attraversato da “libidine atroce”: ma qual è la vera storia di questo luogo?
La Suburra: l’etimologia incerta e le nascite illustri
Oggi, ovviamente, la Suburra non esiste più. Ma a ricordare la sua esistenza c’è ancora l’enorme muraglia costruita a ridosso dei Fori Imperiali che separava il popolo dal potere: camminando nel quartiere Monti si calpesta il suolo dell’antica Suburra. L’abitato, sorto a ridosso delle pendici del Quirinale e del Viminale, entrò ufficialmente nella geografia urbana grazie a Servio Tullio che, secondo le leggende, lo scelse per la sua residenza privata. Con il tempo però, a seguito delle grandi opere pubbliche e dell’ampliamento della città, questo luogo venne letteralmente abbandonato dal potere e riservato esclusivamente alla plebe.
Prostitute, gladiatori e mercanti della peggior specie: erano questi gli attori del teatro scabroso della Suburra. Si trattava di un luogo comunemente noto come poco raccomandabile, dove era possibile trovare qualsiasi tipo di immoralità o illegalità, volutamente posto “al di sotto” della città: si pensa, anche se quest’ipotesi non è del tutto confermata, che la stessa etimologia del nome “Suburra” voglia indicare l’infima posizione (sub-urbe), fisica tanto quanto morale, di questo luogo rispetto alla splendente capitale dell’Impero.
Malfamata e pericolosa, certo, ma anche affascinante perché ricca di contraddizioni: oltre a nobildonne in cerca di svago e a uomini impegnati in trattative tutt'altro che lecite, la Suburra è divenuta famosa anche perché legata all'ossessione di Nerone per il potere. Si racconta infatti che l’Imperatore oltrepassasse spesso le mura, in incognito, per ascoltare le chiacchiere del popolo e assicurarsi di essere ben voluto. Ma la Suburra è legata al potere e alla fama anche per un altro motivo: fu proprio qui che nacquero, a distanza di più di un secolo, Giulio Cesare e il poeta Marziale.
La muraglia della Suburra, contro fuoco e perversione
Una gigantesca muraglia sopravvive ancora oggi, quasi a voler ricordare l’enorme abisso che correva fra la parte “sana” della città e la Suburra, la più oscura e difficile. Osservandole da quello che doveva essere il cuore dell’anima popolare di Roma, oltre le mura e i numerosi archi ancora oggi visibili, si può quasi immaginare come dovevano apparire il tempio di Marte e gli edifici militari situati al limite del Foro imperiale: maestosi, inarrivabili e inspiegabili. Perché la vita nella Suburra scorreva ad una velocità diversa da quella ufficiale: lussuriosa, rabbiosa e affamata. La storiografia ufficiale non ne parla spesso, e quando lo fa è per denigrare i propri protagonisti: come Messalina, che si racconta andasse volentieri a frequentare la Suburra per soddisfare le sue perversioni.
Questo carattere così particolare di quest’altra faccia di Roma ha un suo corrispettivo simbolico proprio nel muro: che non soltanto serviva per delimitare la zona strettamente residenziale da quella delle magnificenze dei Templi e dei Fori, ma anche per contenere i frequentissimi incendi che scoppiavano nella Suburra. Ad oggi costituisce uno degli esempi forse più particolari di cosa doveva essere, davvero, la Roma antica.