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Studio rivela il segreto dei violini Stradivari: “Riproducono le frequenze della voce umana”

Da uno studio dell’università di Taiwan sui violini di Antonio Stradivari emerge che gli antichi violini italiani riproducono le frequenze tipiche delle voci umane, in grado di imitare le caratteristiche acustiche di quelle femminili da contralto.
A cura di Redazione Cultura
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Da uno studio dell'università di Taiwan sui violini provenienti dalla scuola di liutai cremonesi di inizio ‘500 emerge una scoperta che spiega, in buona parte, il segreto e il fascino che da secoli i violini di Antonio Stradivari esercitano su musicisti ed esperti musicali. Gli antichi violini italiani, compresi quelli di Andrea Amati, riproducono le frequenze tipiche delle voci umane, in grado di imitare le caratteristiche acustiche della voce umana. Lo ha stabilito un nuovo studio pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences da Hwan-Ching Tai e colleghi della National Taiwan University a Taipei, che è giunto alla conclusione: mentre i violini Amati posseggono un timbro maschile più vicino ai bassi e ai baritoni, gli Stradivari si avvicinano al timbro dei soprani. Gli stradivari "suonano" con una voce femminile, insomma.

Le analisi delle frequenze dei suoni registrati hanno rivelato che un violino Amati risalente al 1570 riproduce abbastanza fedelmente le proprietà del canto maschile, mentre gli Stradivari hanno un suono più simile al tenore o alle voci femminili da contralto. Secondo il mastro Fausto Cacciatori, Conservatore delle collezioni del Museo dei violini di Cremona, che ha commentato i risultati degli studiosi di Taiwan:

Andrea Amati e Antonio Stradivari, il primo attorno alla metà del 1500 e Stradivari a partire dall’ultimo quarto del secolo successivo, tra l'uno e l'altro c'è un secolo e mezzo in cui si sono avute piccole innovazioni, soprattutto della cassa armonica. I violini di Nicola Amati, nipote di Andrea e maestro di Stradivari, sono più piccoli di quelli che verranno costruiti a Cremona più di un secolo dopo. Ma ci fu un’evoluzione anche negli strumenti di Stradivari, nell’arco delle sua parabola creativa, quelli tra il 1710 al 1720 sono quelli ancora oggi considerati i migliori dal punto di vista acustico. Noi sappiamo che nella famiglia degli strumenti ad arco il timbro cambia a secondo della dimensione dello strumento, più aumenta più il timbro diventa grave. Invece se gli Stradivari vengono paragonati da un punto vista acustico agli strumenti della Scuola bresciana, che hanno una cassa più lunga come quelli di Gasparo da Salò è un'altra questione, questi sono conosciuti nel mondo musicale come violini che privilegiano il registro più basso"

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