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Street art: perché l’artista Blu cancella i suoi murales a Bologna? Ecco le ragioni

Quale significato si nasconde dietro alla rimozione dei murales da parte dell’artista Blu? Bologna sembra essere in guerra, nel vedersi sottrarre quello che considerava ormai patrimonio comune, l’ambiente artistico e underground si dice ‘indignato’ non verso l’artista a cui offre supporto e rispetto ma verso le ragioni di fondo che lo hanno indotto al gesto estremo. Blu con quest’azione irreversibile sulle sue stesse opere vorrebbe lanciare un inequivocabile messaggio contro ogni forma di musealizzazione che pare si sia paradossalmente radicata anche per le strade del mondo.
A cura di Silvia Buffo
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L'immenso valore delle opere di Blu
L'immenso valore delle opere di Blu

A Bologna in queste notti l'artista Blu sta operando la rimozione delle suo opere d'arte dalla strade, il cosiddetto ‘strappo'. Sarà questo insopportabile concetto di musealizzazione, da cui l'artista Blu non vorrebbe mai rischiare di essere ingabbiato, la profonda ragione di fondo che, a partire dalla scorsa notte, lo induce alla cancellazione dei suoi murales lanciando nell'ambiente artistico di Bologna un inequivocabile messaggio di protesta. La scelta è sicuramente di matrice politica.

Le enormi e stupende icone collettive di Blu sono in corso di rimozione: sono state generate dalla libertà e devono tornare alla libertà, condizione che probabilmente era stata violata da alcune scelte artistiche come la nota mostra sostenuta da Fabio Roversi Monaco, ex Rettore dell’Università di Bologna, presidente di Genus Bononiae e della Fondazione Carisbo, a cura di Christian Omodeo e Luca Ciancabilla, che sarà inaugurata il prossimo 18 marzo a Palazzo Pepoli, e prevederebbe la partecipazione di importantissimi nomi internazionali come Banksy e lo stesso Blu.

Ma qual è il prezzo della realizzazione di questa mostra che vorrebbe celebrare in ‘ambiente protetto' la street art? Il che suona di per sé ossimorico e paradossale:  ebbene sì, gli ideatori, curatori e finanziatori di questo progetto hanno rimosso dai muri decine di opere di street art, per condurle in uno spazio al chiuso. Il tentativo è quello di musealizzarle per legittimarle e proteggere dal degrado urbano, ripristinandole con operazione di laboratorio.

I murales sono trattati come opere d’arte tradizionali e questo fa indignare Blu poiché la strada è considerato un elemento subordinato e non parte costituente dell'opera stessa. Si tratta di un gesto di appropriazione coatta, quasi violento. La street art viene sottratta al suo habitat spontaneo per divenire trofeo privato fruibile a pagamento. L'essenza stessa della street art si disperde in tal modo.

La street art, per sua natura, accetta i rischi di deterioramento, vandalismo e degrado urbano, si lascia vivere a cielo aperto e consumare, non di certo musealizzare, sarebbe un controsenso e Blu non ci sta. Lo strappo di Blu di queste notti non è il furto di musealizzazione anzi è la risposta storica a un qualcosa che snaturalizzerebbe la street art.

Togliere dalla strada un’opera per consegnarla alla Storia alla sua storia che è la strada stessa. La scelta della mostra al chiuso con le opere di street art non ha chiesto l’ok degli autori. Così la questione è diventata anche legale: di chi è l’opera in strada? Blu ha affidato alle parole del collettivo Wu Ming il senso simbolico del suo gesto:

Dopo aver denunciato e stigmatizzato graffiti e disegni come vandalismo, dopo avere oppresso le culture giovanili che li hanno prodotti, dopo avere sgomberato i luoghi che sono stati laboratorio per quegli artisti, ora i poteri forti della città vogliono diventare i salvatori della street art. Tutto questo meritava una risposta.

Il popolo dunque supporta l’artista che ha risposto alla violenza del furto con la violenza del suicidio. Ha reagito ferocemente Blu con un gesto politico di fortissima protesta che che irrompe nell'apatia di un momento storico infelice e sterile per mettere al primo posto la vera natura libera dell'arte.

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