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Steve Reich, un Leone d’Oro all’insegna della restaurazione (INTERVISTA)

Intervista a Steve Reich, Leone d’Oro per la Musica del Festival Internazionale di Musica Contemporanea della Biennale di Venezia 2014. Una personalità di enorme prestigio, calibro e successo internazionale, artefice di una “restaurazione”, anziché di una “rivoluzione” del gusto musicale occidentale.
A cura di Luca Iavarone
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Steve Reich, photo by Luca Iavarone
Steve Reich, photo by Luca Iavarone

Il 58. Festival Internazionale di Musica Contemporanea conferisce a Steve Reich il Leone d’oro alla carriera. La cerimonia, svoltasi il 21 settembre al Teatro alle Tese di Venezia, ha visto il Direttore Ivan Fedele e il Presidente di Biennale Paolo Baratta consegnare a uno dei nomi più illustri e conosciuti della musica di scrittura del ‘900 il premio più prestigioso ai meriti artistici. Lo stesso conferito l'anno scorso a Sofia Gubajdulina (guarda qui l'intervista) e due anni fa a Pierre Boulez. Come abbiamo già avuto modo di sottolineare in questo precedente articolo, si tratta una una scelta forte, che si vuole imporre come "onnicomprensiva" all'interno del variopinto sistema della musica contemporanea del secolo scorso. Premiando Reich si dà un tributo a una personalità assolutamente diversa rispetto a quella dello strutturalista Boulez e della ricercatrice russa Gubajdulina. Un artista di estrema apertura, come la linea stessa del festival di quest'anno, intitolato "Limes", vuole dettare. Un confine valicabile, necessariamente da chi dimostra interesse per le culture altre, così come liminare è il discorso musicale di Reich, a cavallo tra il minimalismo americano, le culture orientali e la grande tradizione europea e russa.

Il discorso del Presidente Baratta

Prima del conferimento il Presidente di Biennale, Paolo Baratta, dichiara: "Steve Reich è uno di quei pochi compositori che possono essere eretti a simbolo di un'epoca, di un luogo, di una stagione, di un modo, perché, avendo vissuto intensamente il periodo in cui gli è stato dato di vivere e di operare, hanno tratto il massimo da quello che le circostanze loro offrivano. Una storia da frequentare e da ripudiare, una tradizione da conoscere anche se poi la si abbandona, un desiderio di fare cose nuove e un modo di sentire la necessità del comporre sollecitato da due grandi forze e due grandi sentimenti, che sono abbastanza tipici di questo compositore come di quelli che hanno vissuto questa stessa epoca. Due virtù: il grande senso di libertà e un grande senso di comunità".

La motivazione di Ivan Fedele

Il Direttore ha letto poi la motivazione del premio: "Steve Reich è il rappresentante carismatico di un modo nuovo e originale di intendere la musica, accolto con entusiasmo da un vastissimo pubblico, e che tanta influenza ha esercitato sulle giovani generazioni, non solo americane. Il suo linguaggio, fibrillante di una pulsazione ritmica di forte impatto emozionale, si è via via arricchito, attraverso lo sperimentalismo colto e raffinato, di istanze provenienti da diverse tradizioni musicali, che hanno ispirato composizioni considerate ormai classici della contemporaneità".

Steve Reich e il minimalismo

Si è tanto discusso durante questi giorni d'avvio alla Biennale Musica, del senso di quello che è comunemente chiamato minimalismo, forse termine riduttivo, anche a detta dello stesso Reich ai nostri microfoni, soprattutto se rapportato all'intera sua produzione. E così, Paolo Baratta, chiosa: "Non mi sento a mio agio con l'attribuzione di minimalismo, che nel campo delle arti visive significa con pochi mezzi realizzare opere astratte, ad un lavoro musicale che è realizzare opere accessibili ma con mezzi molto complessi e sofisticati. Perché il minimalismo di Reich nasconde una ricerca sui modi, sui mezzi, pari a quella che i musicisti europei svilupparono all'inizio del secolo e che furono per altro molto ben conosciuti da Reich e dalla sua generazione".

L'intervista a Steve Reich

Nella magnifica intervista concessaci da Reich abbiamo potuto approfondire una serie di temi scottanti della sua poetica. Fondamentale è di certo la presa di distanza da Schoenber e dai suoi seguaci, che per il Maestro americano sono solo una forma di dissoluzione del romanticismo tedesco. Di qui, poi, a professarsi un testimone della "restaurazione" più che della "rivoluzione", il passo è breve. Oltre che sulle sue passioni musicali giovanili, sui suoi riferimenti colti e popolari, Reich si è soffermato sull'amicizia con Michael Nyman e, su nostra richiesta, ha commentato i tre suoi brani che sono stati eseguiti in Biennale e dei quali troverete nel video delle clip filmate, contrappuntate dal commento del compositore.

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