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Stefano Crupi racconta “A ogni santo la sua candela”

Dopo l’ottimo esordio con “Cazzimma” che ha venduto più di 15 mila copie, Stefano Crupi torna con il suo secondo romanzo “A ogni santo al sua candela”, edito da Mondadori. Lo abbiamo invitato nella redazione napoletana di Fanpage.it per farci raccontare la genesi del nuovo libro ambientato, come il precedente, tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli.
A cura di Andrea Esposito
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Dopo l’esordio di “Cazzimma” che ha venduto 15 mila copie, Stefano Crupi, trentenne autore casertano, torna con il suo secondo romanzo dal titolo “A ogni santo al sua candela”, edito da Mondadori. Lo abbiamo invitato in redazione per farci raccontare la genesi del nuovo libro ambientato ancora una volta tra i vicoli dei Quartieri Spagnoli.

“A ogni santo la sua candela” racconta la storia di Ernesto, un giovane ventiquattrenne napoletano disposto a tutto pur di farsi strada nel mondo del lavoro, una storia in cui la voglia di prevaricazione e di sopraffazione supera ogni immaginazione. Co-protagonista del romanzo è la madre di Ernesto, Maristella, una donna senza scrupoli che lo aiuterà nella sua inarrestabile ascesa. Sullo sfondo una città, Napoli, metafora di un intero Paese, in cui la corruzione e l’arrivismo sono l’unica risorsa per farsi strada in una società malata dove non esiste più nessun principio etico e morale.

A differenza del primo romanzo, “Cazzimma”, in cui il protagonista Sisto desidera compiere la sua ascesa nel mondo della malavita dei Quartieri Spagnoli, qui Ernesto fa di tutto per emanciparsi dalla sue origini, mirando molto più in alto. Una storia implacabile che ci offre un ritratto di una società in disfacimento in cui sembra impossibile ogni riscatto sociale: “La Napoli che ho descritto – ci racconta Crupi – è l’Italia di oggi, una nazione che non riesce a scrollarsi di dosso il suo passato, recente e meno recente. Su fondamenta marce è difficile costruire qualcosa di solido”.

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Lo spunto del romanzo ha evidentemente degli echi autobiografici, “Mi sono rifatto alla mia esperienza personale – prosegue Crupi – anch’io a contatto con il mondo del lavoro ero sorpreso di come tutto fosse intriso di squallore e ipocrisia, di quanto l’arrivismo potesse corrompere ogni relazione, di come la mediocrità fosse contagiosa”.

Un altro elemento che emerge nel nuovo romanzo di Crupi è la frattura generazionale tra coloro che hanno il posto fisso, garantito, e tutti quelli che sono arrivati dopo e che difficilmente riusciranno mai ad avere un lavoro stabile: “C’è più di una generazione in Italia che finge di non rendersi conto di ciò che accade ai giovani e, ormai, meno giovani come noi e che resta aggrappata alle proprie piccole certezze e meschinità”.

Abbiamo infine chiesto allo scrittore casertano cosa ne pensasse del recente caso di acquisizione da parte della Mondadori del gruppo Rizzoli, diventando un mega gruppo editoriale ribattezzo da alcuni “Mondazzoli”: “Da cittadino e da utente – ci ha risposto Crupi – non credo che un monopolio sia una soluzione ottimale e possa garantire maggiore offerta e pluralità. Dall’altra parte come autore che ha appena pubblicato il suo secondo romanzo con Mondadori posso dire di aver trovato sempre grande libertà in Mondadori e mi ritengo molto fortunato anche perché il mio primo romanzo, su cui la casa editrice ha scommesso molto, è stato molto premiato dai lettori”.

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