Star Comics, da Dragon Ball a Demon Sleyer: “Fare manga non è un hobby, ora l’hanno scoperto tutti”
Dragon Ball è storia del fumetto e anime italiano, così come One Piece, primo fumetto a raggiungere il numero 100 in Italia, mentre in questi anni domina Demon Slayer che questa settimana torna al primo posto nella classifica dei libri più venduti in Italia. A fare da filo conduttore tra questi manga c'è Star Comics, la casa editrice perugina, diretta da Claudia Bovini, che ha fatto la storia del genere in Italia, portando nel nostro Paese Detective Conan – che festeggia il numero 100 (secondo dopo One Piece, appunto) -, Ranma ½, Lupin III, Ken il guerriero, My Hero Academy e Kaiju No. 8, tra gli altri. Benché il fenomeno sia enorme fin dagli anni '90, in questi ultimi anni sembra che ci sia stata una espansione enorme ma, come ci spiega la stessa Bovini, lo percepiamo soprattutto perché, visto che il manga è entrato anche nella grande distribuzione, adesso possiamo anche rilevarne i numeri, cosa impossibile quando era soprattutto nel circuito delle fumetterie. E resta comunque un numero minore rispetto alle vendite reali, dal momento che le vendite delle fumetterie non sono rilevate nel conteggio delle classifiche. Abbiamo chiesto a Bovini di raccontarci i cambiamenti rispetto agli anni '90, l'esplosione mediatica di questi anni, della storia della Star Comics e del perché decisero di rispettare la forma originale da destra a sinistra.
Come sono stati questi 35 anni di attività nel mondo del fumetto?
Sono stati intensi, in questi giorni riflettevamo sullo stupore per questa enorme crescita del manga. In realtà da chi la vive da tutti questi anni è uno stupore relativo perché noi questo tipo di esperienza l'abbiamo vissuta in passato, negli anni '90 il mercato dei manga non esisteva e in qualche modo Star Comics ha contribuito a costruirlo. Abbiamo dato il calcio d'inizio, all'epoca cominciammo dalle fumetterie e la situazione era sovrapponibile a quella di oggi: un mercato che non esiste e improvvisamente si apre e comincia a macinare numeri. Oggi questa situazione la viviamo con le librerie di varia che finora non avevamo mai aperto le loro porte al manga.
Come mai, secondo lei?
Perché era considerato un oggetto non adatto al circuito: aveva un prezzo troppo basso, le pagine in bianco e nero disegnate al contrario e soprattutto era composto da tantissimi volumi. Quando tentammo un primo approccio con le librerie partivamo da serie composte da 30-50 volumi e il problema spazio era oggettivo.
Però adesso lo hanno trovato, no?
Esatto, sembrava che non ci fosse poi è stato costruito, quindi alla fine, volendo, lo spazio si trova.
Pandemia, chiusura delle fumetterie, grande distribuzione: a cosa si deve in particolare questo interesse ritrovato?
Si è creato un circolo virtuoso, perché i numeri che si facevano e si fanno in fumetteria sono più alti di quelli che si generano in libreria ma non c'è alcun mezzo di rilevamento. In libreria vengono generati numeri molto interessanti, che portano i volumi in classifica e accendono i riflettori sul fumetto e sul manga in particolare, innescando questo circolo, quindi la stampa comincia a parlarne e sembra che sia nato un fenomeno che c'era già.
Perché i numeri, come detto, ci sono già da anni…
Esatto, però giustamente non sono stati mai rilevati, è la prima volta che succede che si possano rilevare i numeri in maniera concreta, quindi è chiaro che il fenomeno, oggi, acquista importanza.
E questo cosa cambia, da editore, rispetto agli anni 90/2000?
Dal nostro punto di vista è una grande gratificazione perché viene ampiamente riconosciuto il lavoro che abbiamo svolto. Finalmente è chiaro che fare i fumetti non è un passatempo ma è un lavoro vero e può generare importanti soddisfazioni anche per l'economia della casa editrice. È molto bello sentire tantissimi altri editori che fino a ora non avevano mai toccato l'oggetto manga che sono interessati a sviluppare nuovi settori indirizzati in questa direzione.
Avete fatto enorme lavoro di scouting portando in Italia i manga più famosi, avete voi gli unici due numeri 100, giusto?
Sì, ora c'è quello di Detective Conan, che stiamo presentando al Salone del Libro e poi abbiamo avuto il grande onore di poter festeggiare il volume 100 di One Piece che è coinciso anche con l'attribuzione del premio alla carriera, al Comicon, al maestro Eiichirō Oda.
Quali sono stati i primi manga che hanno portato alla vostra esplosione?
Ce n'è uno in particolare: Dragon Ball. È bellissima la coincidenza per cui sia questo il momento di grande crescita da parte di Star Comics visto che coincide nuovamente con l'uscita di un nuovo Dragon Ball (il primo numero di Dragon Ball – Ultimate Edition, ndr). Ogni volta che succede qualcosa a questo manga succede qualcosa di bello anche a noi, è sempre stato il nostro portafortuna, ha cambiato le nostre sorti.
Il mondo manga è legato anche a quello degli anime, che era già florido a cavallo tra '80 e '90 ma in questi ultimi anni ha avuto un'altra impennata.
In passato c'erano gli anime ma si parlava di tv generaliste, palinsesti difficili da gestire, poi quelli dedicati agli anime giapponesi sono stati sostituiti da nuove produzione americane, come i Simpson o i Griffin, che hanno avuto un momento importante di crescita in Italia. All'epoca si lasciò un po' andare il settore orientale, poi durante la pandemia c'è stato un boost enorme dato dalle piattaforme che non avevano a disposizione i film – perché di nuovi non ce n'erano – e hanno ripiegato sugli anime, trovando un bacino d'utenza che era prontissimo a ricevere, innescando questo fenomeno di crescita.
Cosa hanno portato i manga all'interno della cultura italiana e occidentale, in generale?
La cultura orientale per gli italiani è sempre stata qualcosa di piacevole da scoprire, oggi c'è una voglia fortissima di imparare la lingua, per esempio. Noi riceviamo tantissimi curriculum di persone che studiano lingua giapponese e coreana. La voglia di leggere manga ha spinto i giovani a guardare verso l'Oriente.
Quanto margine di crescita culturale c'è ancora?
C'è un pubblico nuovo, si è creata una fascia poco esperta, quindi il potenziale di crescita è ancora alto, poi a un certo punto si arriverà a una stabilità, come è accaduto in passato, però c'è ancora molta strada da fare.
Quali sono i tuoi manga preferiti?
Dragon Ball prima di tutti, poi io sono super innamorata di Video Girl Ai, il manga shōnen che ha aperto la via della lettura dei manga alle ragazze perché è stato il primo manga non femminile che ha portato il pubblico femminile in fumetteria. L'abbiamo riproposto qualche anno fa e penso sia uno dei manga più belli che abbia mai letto e in più ho avuto anche l'occasione di conoscere l'autore, Masakazu Katsura, che è venuto in Italia a trovarci, un'esperienza completa per me.
Quali sono quelli più amati, in generale, invece?
C'è stata una grande riscoperta dei classici da parte del pubblico giovane. Prendi Rocky Joe, ad esempio, è bastato che alcuni influencer ne parlassero ed è esplosa una mania assoluta; pensa che all'epoca non era disponibile quindi c'è voluto tempo per ristamparlo, c'erano tantissime richieste. Tra i nuovi titoli, KAIJU No. 8 è il manga rivelazione di quest'anno, sta macinando numeri incredibili e anche noi ci siamo impegnati tantissimo per far sì che avvenisse e far percepire l'importanza, e poi Demon Slayer che è un fenomeno di costume, neanche più ascrivibile a un semplice fumetto. Però è bello che ci sia una grande riscoperta dei classici, ci chiedono tante cose del passato e noi ci impegniamo pian piano a rimetterli in catalogo.
Hai citato Demon Slayer che questa settimana è tornato al primo posto in classifica…
Sì, Demon Slayer è primo in classifica, abbiamo avuto questa bellissima notizia in concomitanza col Salone.
Qual è la posizione della stampa e del mondo culturale verso un fenomeno vissuto sempre come una cosa da ragazzi?
Vedo che c'è tantissimo interesse, dobbiamo imparare a dialogare, perché parlare di fumetto giapponese non è semplice, ci vuole un po' di alfabetizzazione, che si facciano più chiacchiere con gli editori e si capisca anche il modo giusto per approcciarsi con quelli giapponesi che sono un pochino restii a concedere pagine per la lettura.
Tra l'altro, a proposito di editori giapponesi, voi siete quelli che hanno portato il manga alla sua forma di lettura iniziale, da destra a sinistra. Come venne l'intuizione?
Lo facemmo con Dragon Ball. C'era una richiesta specifica da parte degli editori giapponesi che i manga fossero pubblicati nella forma originale, si era ormai passata la fase iniziale, si pubblicava sempre più materiale e in più per Shūeisha (editore giapponese del manga, ndr) era già un titolo importante quindi concedere la possibilità di pubblicarlo ribaltato era qualcosa di strano per loro.
C'è un grosso problema che affligge l'editoria, ovvero la mancanza della carta, voi come state affrontando il problema?
Noi abbiamo una tipografia interna, quindi in qualche modo riusciamo a gestire un po' meglio i flussi di carta. La nostra tipografia è Grafiche Bovini ma lavoriamo anche con altre quattro tipografie e cerchiamo di barcamenarci anche cercando di contenere le tirature, cosa che può sembrare assurda in un momento in cui forse dovremmo espanderci sempre di più, però cerchiamo di fare in modo che le riserve di carta che abbiamo a disposizione possano essere usate soprattutto per le uscite regolari e per cercare di accontentare anche le ristampe.
Ridurre le tirature può essere anche una strategia di marketing per il collezionismo?
Per quanto ci riguarda cerchiamo di puntare alla massa, ci sono edizioni riservate ai collezionisti ma per noi il fumetto è qualcosa di popolare per questo puntiamo ad accontentare un po' tutti.