Il termine ‘sprezzatura' è un derivato di ‘sprezzare', ossia del non tenere in alcun conto, del considerare di nessun valore, indegno. Un verbo molto forte, ruvido, e in effetti ‘sprezzatura' può anche e naturalmente significare l'essere sprezzante (la sprezzatura di certi clienti è abominevole; una sprezzatura aggressiva nasconde una certa fragilità). Ma il significato che qui ci interessa è speciale.
Definiamola così: la sprezzatura è l'atteggiamento studiatissimo, voluto e ricercato di piena disinvoltura, di naturale spontaneità, fino alla trascuratezza, volto a ostentare un'abilità e una sicurezza assoluta, che non richiede alcuno sforzo. A coniare questa ‘sprezzatura' è Baldassarre Castiglione, nel suo trattato ‘Il cortegiano', scritto fra il 1513 e il 1524. Nel libro I, cap. XXVI, leggiamo:
Per dir forse una nova parola, [occorre] usar in ogni cosa una certa sprezzatura, che nasconda l’arte, [come se si agisse] […] senza fatica e quasi senza pensarvi. Da questo credo io che derivi assai la grazia: perché delle cose rare e ben fatte ognun sa la difficultà, onde in esse la facilità genera grandissima maraviglia; e per lo contrario il sforzare e, come si dice, tirar per i capegli dà somma disgrazia e fa estimar poco ogni cosa, per grande ch’ella si sia.
Insomma: grande lavoro dietro a un'abilità, ma ostentazione di nessuno sforzo, di una spontaneità immediata, naturale.
Facendo qualche esempio, è sprezzatura quella dell'amica che "Figurati, non tocco una chitarra elettrica da anni…" e poi infila l'assolo di Stairway to Heaven senza nemmeno tirarsi su le maniche; l'amico casanova ammalia tutte con la sprezzatura di una mise fascinosamente trasandata (ma ci ha messo due ore a vestirsi e pettinarsi); con una notevole sprezzatura l'amico forzuto solleva sacchi di sabbia da venticinque chili come fossero filoni di pane; e l'amico calciatore quando vede un pallone lo calcia oltre l'orizzonte con rilassata sprezzatura. Inoltre la sprezzatura può anche essere ciò che manifesta questo atteggiamento: il disocrso dello chef è pieno di sprezzature fascinose sul suo successo.
Non a caso l'idea di sprezzatura nasce in riferimento alla corte e al cortigiano: la sprezzatura è maniera. Forse è sempre una vanteria, ma completamente implicita, che non sbandiera alcun orgoglio, che con cortesia, modestia e civile ipocrisia ha in sprezzo (appunto) ogni sforzo. E per questo è una parola gagliardissima: descrive un atteggiamento quotidiano e arcinoto che è lungo e complesso descrivere con altre parole.
E ha avuto una sorte curiosa: per quanto sia un atteggiamento che possiamo riconoscere in tanti campi e situazioni, in quello della moda ha avuto un successo globale, molto superiore a quello nazionale. Fra marchi d'imprese e blog e riviste di moda e life style internazionali è percepita come parola portatrice di un concetto intraducibile e, peraltro, italianissimo. Infatti come italiani abbiamo la nomea d'avere un buongusto intuitivo, la spontaneità della bella figura, uno stile connaturato, che non richiede calcolo.
Dopotutto, il fatto che consideriamo così poco il termine ‘sprezzatura', non è esso stesso sprezzatura?